Scuola, «bocciata» la Lombardia di Raffaella SilipoAndrea Manzella

Scuola, «bocciata» la Lombardia Botta e risposta ministro-presidente. Intanto passa al Senato l'elezione diretta dei presidenti di Regione Scuola, «bocciata» la Lombardia Palazzo Chigi: «Incostituzionali i buoni» Raffaella Silipo Roma-Regioni, uno pari. Due gli avvenimenti di ieri che riguardano il decentramento e rimettono in discussione i rapporti tra maggioranza e opposizione. Primo, la definitiva approvazione al Senato del ddl costituzionale sull'elezione diretta dei presidenti delle Regioni, a turno unico senza'ballottaggio né possibilità di ribaltoni. Secondo, la bocciatura da parte del governo, della legge della Regione Lombardia sulla parità scolastica, bocciatura che ha nuovamente fatto sabre la tensione tra centrosinistra e Polo, dopo il clima quasi idilliaco con cui si era giunti al si sul presidenzialismo regionale. Cucila della Lombardia è la seconda legge regionale sulla parità scolastica rinviata per «illegittimità costituzionale», dopo quella dell'Emilia Romagna, bocciata prima dell'estate e poi promossa dopo alcune variazioni. Anche questa volta il nocciolo del problema è nel principio per cui il diritto allo studio è di competenza regionale e la politica generale dell'istruzione è di competenza dello Stato. Lo stabilire, come fa la legge lombarda, contributi sotto forma di «buoni scuola» agli studenti delle private per sostenere i costi dell'istruzione, come in generale tutto ciò che riguarda le spese, è «politica generale» e non «assistenza», dice Palazzo Chigi. «Il testo della legge - specifica il comunicato del governo - viola anche il principio di uguaglianza. La Regione non può, infatti, prevedere buoni solo per le private e non per le pubbliche, è un'ingiustificata disparità di trattamento. La legge, inoltre, non detta alcun principio relativo ai criteri per erogare i buoni ed è dunque di scarsa applicabilità». Ora la legge rinviata dal governo tornerà al Consiglio regionale, che potrà riapprovarla con modifiche o con il medesimo testo. Il presidente della Lombardia Roberto Formigoni non l'ha presa bene: «E' un'altra, intollerabile prevaricazione del governo nei nostri confronti, un vero terrorismo istituzionale, per ànpedire alla giunta del Polo di portare a compimento il programma per cui ha ricevuto il mandato degli elettori. Prima sulla sanità, ora sulla scuola, il governo veste i panni dell'avversario politi¬ co. Solo politica infatti, e la bocciatura del "buono", anche se nascosta dietro altisonanti motivazioni giuridico-costituzionali». A dargli manforte, naturalmente, tutto il Polo. «Siamo molto allarmati per le decisioni che il governo assume anche quando le Regioni si attivano per garantire forme liberali di garanzia dei servizi pubblici - dice Valentina Aprea (Fi) -. E' la prova provata che le leggi Bassanini non trasferiscono funzioni alle Regioni, ma operano al massimo un decentramento amministrativo. Una logica statalista e centralista». «Una decisione gravissima, ideològica, destituita nel merito di ogni fondamento - rincara Riccardo Pecìrizzi (An) - che deve far riflettere: la parità scolastica approvata dal Senato e una truffa pericolosissima che varrà come legge quadra per il diritto allo studio privando le Regioni della loro autonomia legislativa». Oggi a Milano, al convegno «Scuola italiana, libro di testo, omologazione culturale» ci sarà Fini in persona, e non è difficile immaginare il tenore del suo intervento. Anche perchè il convegno è nato sulla spinta dell'indignazione per la «faziosità» dei libri dei licei, sottoposti all'«egemonia di sinistra». Nel diffusissimo Camera-Fabietti, accusa per esempio il centrodestra, Togliatti è «un sagace innovatore» mentre Berlusconi è capace solo di «esasperare le tensioni politiche» e la sua discesa in campo è un modo per metterei «al riparo dagli avvisi di garanzia». Aile critiche del Polo replica con fermezza il ministro della Pubblica Istruzione Berlinguer: «Quella leggi1 è un attentato alla Costituzione dice senza mezzi termini - per cui l'istruzione è competenza dello Stato e non delle Regioni: non si può quindi fare una legge che riguarda i costi. Inoltre si parla di "bonus": un'idea devastante per la scuola italiana che, per il 95%, è pubblica. Mette a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro, rischiando di intaccare ii patrimonio culturale principale del Paese, gli insegnanti». A fianco del ministro il sindacato Cgil scuola nazionale, per cui ciucila lombarda è una provocazione: «Scelte inqualificabili ■ dice il segretario Enrico Panini - la cui vera nat ura è di aperta sfida polit ica e propagandistica». Una sfida che maggioranza e opposizione avranno ben presto modo di consumare in campo aperto: il 3 dicembre infatti, avverte Berlinguer, «inizia in aula la discussione sulla legge per la parità scolastica» Difficile aspet tarsi un'atmosfera di concordia. Formigoni: «Questo è terrorismo istituzionale». Berlinguer replica «Voi attentate alla Costituzione» Il presidente della Lombardia Roberto Formigoni Oggi Fini a Milano parla di istruzione e faziosità dei libri E il 3 dicembre inizia in aula l'esame della legge sulla parità i a » I costituzionalista Andrea Manzella. In basso il presidente Carlo Azeglio Ciampi

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