«Crisi un minuto dopo la Finanziaria»

«Crisi un minuto dopo la Finanziaria» .--~:~ • — ■■ ■"■ :-.—r——r-r-r —rr—~rr~?~--~- —— —rr," ■'■ —~~ .._ _ . LE DIFFICOLTA' OILLAWIAGGIOI^NZA ANCHE MASTELI^Sl <^LUr4EA» AL SENATORE «Crisi un minuto dopo la Finanziaria» // Trifoglio: siamo pronti ù ritirare i ministti Guido Tiberga ROMA AGARI il Natale lo passa, ma alla Befana non ci arriIva di sicuro. E se la crisi non la apre lui, può star tranquillo che ci pensiamo noi...». I fedelissimi di Francesco Cossiga, poco dopo il «verticino» di Palazzo Giustiniani tra il loro leader e gli altri petali del Trifoglio, la mettono giù così, senza troppi giri di parole. «Il centro-sinistra non può ridursi a un partito unico, magari dominato dai Ds, Così, le elezioni si perdono di sicuro. - aggiunge Enrico Boselli -. Subito dopo la Finanziaria il premier deve aprire la crisi: una crisi vera, "normale". Allora noi socialisti decideremo che cosa fare: star dentro al governo, appoggiarlo da fuori, o uscirne del tutto». Giorgio La Malfa, tornando di corsa al Consiglio nazionale del Pri, è ancora più netto: «Il tempo di votare la Finanziaria - annuncia - e il Trifoglio ritira i ministri. Ma lo avete sentito il discorso del premier? Con Prodi l'Ulivo aveva tre anime: quella socialista, quella cattolica e quella democratico-liberale incarnata da Ciampi. Adesso c'è solo lui- D'Alema, D'Alema, D'Alema...». Agli uomini del Trifoglio, l'intervento al Senato del presidente del Consiglio è andato di traverso: e ora, inevitabilmente, i tempi della frattura si stringono. «Con il suo linguaggio e i suoi argomenti recita un comunicato diffuso in serata, «D'Alema ha sospinto ancor più ai margini, se non addirittura fuori dalla coalizione» le forze che non si riconoscono nell'Ulivo. «Il discorso non ci è piaciuto per niente», spiega Angelo Sanza, cossighiano di ferro. Né d'altra parte poteva piacere al Trifoglio quella frase in cui il premier prima ribadiva la natura dell'alleanza di centrosinistra: «strategica, di lungo periodo, destinata a confrontarsi con il centrodestra». Per poi aggiungere lapidario che «questa, oggi, è l'unica visione rimasta in campo». Un epitaffio che sembra voler seppellire per sempre il «trattino» che ancora separa i due volti dell'alleanza: mandando su tutte le furie i centristi che abitano lontano da Piazza del Gesù. D'Alema, attacca Sanza, «fa come il gambero: prima annuncia la crisi, poi ci ripensa e si rimangia tutto. La verità? Il Trifoglio crea troppi problemi al Ppi. I popolari, oggi, non sono in grado di reggere una crisi formale: non se la possono permettere...». La Malfa - che oggi chiederà al consiglio del Pri il via libera a un congresso straordinario che cancelli la «pregiudiziale» contro Forza Italia - si dice «sorpreso» dall'uscita di D'Alema. Ma di sorprendente, almeno per Cossiga, sembra esserci davvero poco. La sua dichiarazione di guerra a D'Alema, l'ex capo dello Slato ce l'ha pronta fin dalla prima mattina: «La crisi si può fare in due modi - sorride beffardo alla commemorazione di Cesare Merzagora -. Ci si può dimettere, oppure ci si può mettere a letto con una colica renale o di fegato. Mi auguro che vada al Quirinale, mi dispiacerebbe vederlo soffire...». All'ingresso di D'Alema a Palazzo Madama, Cossiga si alza e va via. E, tanto per evitare gli equivoci intorno al suo gesto, al cronista che gli telefona a casa aggiunge una spiegazione beffarda: «Ascol¬ tare D'Alema? Preferisco la musica... Ho messo su la Cossiga compilation: una raccolta preparala per me dalla mia radio preferita. Sente? Onesta è una canzone di Paul Williams. Poi ci sono altri veni uno brani: le dichiarazioni del presidente del Consiglio me le leggerò dopo...». In realtà, prima ancora che D'Alema finisca il suo intervento, dal telefono di Cossiga partono le convocazioni por il vertice serale a Palazzo Giustiniani, cui arriveranno puntuali Boselli, La Malfa, Folloni e Scognamiglio. Assente giustificato - e perfettamente «allineato» con gli altri - il ministro socialista Piazza, impegnato fuori città. In serata, mentre Cossiga riceveva l'ex leader dei Verdi Luigi Manconi, alla linea della crisi «un minuto dopo» la Finanziaria ribadita da Sanza si univa pure Clemen¬ te Mastella: «La finanziaria è un obbligo morale per il Paese - dice il segretario dell'Udeur -, Dopo però, senza il chiarimento dello forze della coalizione, sperando in un atto di revisione che non può essere unilaterale e deve superare le polemiche tra ulivisti e non di questi giorni, l'apertura della crisi [lotrà intraprendere qualsiasi itinerario...». Da alcuni giorni, confidano i ben informati, Mastella teneva d'occhio i movimenti di Cossi ga: «Voi pensate di tenere D'Alema per le orecchie con il vostro trifoglio da diciotto voti - aveva ripetuto in un paio di telefonate a Boselli -. Ma ci sono anch'io che ne ho diciannove. Che vogliamo lare? Continuando così ci si là soltanto del male. E non dimenticate che il Polo, semmai, intende aprire il dialogo con noi dell'Udeur. Non certo con Cossiga, che di suo non ha neppure un voto...». «Il premier ci sta spingendo fuori dalla coalizione Ormai l'unica anima del centrosinistra è quella diessina» Pp

Luoghi citati: Roma, Sanza