«E' una catastrofe con troppi misteri» di Maurizio Molinari

«E' una catastrofe con troppi misteri» «E' una catastrofe con troppi misteri» Prudenza all'Onu ma non si esclude l'abbattimento Maurizio Molinari ROMA La notizia della scomparsa dai radar macedoni dell'Atr-42 denominato «Kosovo Air» è arrivata al quartier generale dèi Programma alimentare mondiale (Pam) nel complesso Parco de Medici quasi all'ora di pranzo. I funzionari dell'Onu più alti in grado presenti sono stati subito riuniti dal direttore esecutivo Catherine Bertini a porte chiuse, tenendo un canale aperto di collegamento solo con l'ufficio di Pristina, capoluogo del Kosovo, e con il Palazzo di Vetro a New York. Si è imposta quasi immediatamente all'ordine del giorno la difficoltà di capire cosa effettivamente fosse successo nella mattinata: dell'aereo decollato regolarmente dall'aeroporto di Ciampino alle 9.10 non c'era più traccia, era letteralmente .scomparso, all'improvviso, anche dagli • schermi ' radar del comando aereo Nato di Vicenza. Da Pristina non arrivavano né conferme né smentite, un lungo silenzio agghiacciante. A complicare le cose c'era il fatto che sui cieli di Kosovo, Albania e Macedonia non c'era uno solo ma due Atr-42 (entrambi noleggiati dal Pam) e per un'ora ha regnato la più totale confusione: le informazioni sull'aereo scomparso e su quello regolarmente atterrato in Albania si sono sovrapposte disordina¬ tamente fino a quando, alle 18,27, Catherine Bertini chiariva finalmente che l'Atr-42 noleggiato dalla «SiFly» era precipitato e che nulla si sapeva sulla sorte delle 24 persone che erano a bordo. Il giallo su quanto avvenuto all'aereo-taxi dell'Onu non trovava una soluzione. Anzi è proprio a quel momento che sono iniziati ad affiorare i primi dubbi. Alberto Carrotta, capo della società di Ancona «SiFly» che aveva in affitto il velivolo, descrive così gli ultimi momenti prima della caduta: «Non è stato lanciato nessun tipo di allarme may-day, non c'è stata nessuna richiesta di atter¬ raggio di emergenza da parte dei piloti, non vi erano gravi difficoltà atmosferische, si trattava di un aereo revisionato da poco e comandato da un pilota con 18 mila ore di volo alle spalle ed un copilota con 12 mila ore di esperienza: un aereo così non può sparire nel nulla mentre vola a 700 metri di altezza». Carrotta sospetta insomma l'abbattimento dell'aereo sui cieli della zona del Kosovo a Nord-Est di Pristina controllata dalle forze francesi della Nato ed infestata da miliziani serbi come anche albanesi. Una delle regioni più infuocate del Kosovo poco distante da Koso¬ vo Mitrovica dove le forze Nato si sono trovate più volte fra i due fuochi delle opposte fazioni. L'alto rappresentante dell'Onu in Italia, Staffan De Mistura, si limita a sottolineare che «le condizioni del tempo erano buone» e che «nell'ultimo contatto con gli operatori di volo macedoni tutto era stato regolare». Se dovesse trattarsi di un abbattimento per il Pam non sarebbe la primavolta. E' lo stesso De Mistura a ricordare che nel corso di quest'anno «per ben due volte sono stati abbattuti in Angola i velivoli che portavano cibo ai civili». Nessuno pronuncia la parola «abbattimento» né il termine «esplosione» ma nei corridoi degli uffici dell'Onu a Roma se ne parla insistentemente. L'assenza di una versione ufficiale dei fatti da parte delle Nazioni Unite fino a notte fonda - a ben 12 ore dalla scomparsa dai radar - favorisce le speculazioni. Inoltre del velivolo stesso non c'è traccia: da Pristina continuano solo a ripetere che è precipitato in una zona delimitata ad oltre venti chilometri a Nord del capoluogo del Kosovo, in un'area di campi minati dove l'arrivo del buio ostacola il lavoro di ricerca da parte degli elicotteri francesi e tedeschi delle forze Nato. La formula adoperata dai funzionari Onu a Roma è sempre la stessa: «Ogni ipotesi resta valida*. Dunque nulla si può escludere né un malore del pilota, né un guasto tecnico, né l'esplosione a bordo, né l'abbattimento da parte di terzi. A provare di persona la pericolosità dei cieli del Kosovo era stato lo scorso agosto l'aereo italiano che trasportava da Belgrado a Pristina la delegazione guidata dal sottosegretario agli Esteri, Umberto Ranieri. Il tentativo di un volo diretto fallì al confine fra Serbia e Kosovo per il veto al sorvolo opposto dalle autorità militari della Nato per «motivi di sicurezza» ed il contro-veto di Belgrado al sorvolo del Montenegro obbligò il velivolo ad un lungo volo sui cieli dell'Ungheria, deirAustriaj.d-11'Adriatico e dell'Alliania prima di poter atterrare a destinazione. Un ulteriore elemento di dubbio sul già intrico giallo dell'AI__42 è giunto dalla Comunità di Sant'Egidio che, con il suo portavoce Mario Marazzit i, ha rivelato che l'aereo caduto avrebbe dovuto riportare oggi in Italia il leader kosovaro Ibraliini Rugova, atteso a Genova da una tavola rotonda sulla pace nei Balcani. Oggi la Fao elegge il suo nuovo segretario generale ma il principale pensiero di tutti i delegati e funzionari delle agenzie Onu di Roma sarà ancora il giallo dell'«Atr-42». L'Atr-42, aereo biturboelica realizzato dall'italiana Alenia e dalla francese Aerospatiale, è stato concepito per voli regionali. Ha avuto successo commerciale in tutto il mondo, ma ci sono state polemiche per il suo comportamento in condizioni di ghiaccio: tra gli incidenti gravi, la sciagura del 15 ottobre 1987 a Como con 37 vittime. Nel luglio 1997 un Atr della Air Litoral era uscito di pista a Firenze per errore del pilota. L'Atr-42 è lungo 22,7 metri con un'apertura alare di 24,6. È destinato a collegamenti di oltre 1500 chilometri, può volare a 8500 metri di quota a velocità di crociera di quasi 500 chilometri, utilizzando piste di soli mille metri.

Persone citate: Alberto Carrotta, Carrotta, Catherine Bertini, De Mistura, Mario Marazzit, Medici, Rugova, Staffan De Mistura, Umberto Ranieri