La bandiera bianca sventola a Gudermes

La bandiera bianca sventola a Gudermes La seconda città cecena strangolata da due settimane di assedio. Per la prima volta Mosca ammette «errori» nella guerra La bandiera bianca sventola a Gudermes II Consiglio degli anziani concorda la capitolazione ai russi Anna Zalesova M0£ÙA Gudermes, la seconda città cecena, sta per arrendersi all'esercito russo. Ieri la capitolazione è stata concordata dal comando militare e dal consiglio degli anziani della città, che ha deciso così di salvare suoi abitanti dagli incessanti bombardamenti dell'aviazione federale. Gli anziani - che nel Caucaso godono di un ruolo eccezionalmente grande - hanno anche permesso alle truppe russe di compiere la «zacistka», il rastrellamento della città per stanare circa un migliaio di guerriglieri islamisti ancora nascosti. Sarà il primo grande centro che i russi riusciranno ad occupare dopo 6 settimane di guerra. Gudermes è da due settimane stretta in un semicerchio di assedio, senza riscaldamento né gas, che i militari hanno promesso di riaccendere. Ma è tutta la Cecenia a trovarsi nelle stesse condizioni, e la resa non è stata dettata solo da queste. Gudermes da tempo cerca autonomia rispetto agli islamisti e al governo centrale. Oltre agli anziani il potere viene detenuto dal muftì locale, considerato un moderato rispetto ai fondamentalisti, e in aperto contrasto con Grozny. Nonostante la resa, Gudermes ieri è stata di nuovo bombardata dall'aviazione russa, come le altre città cecene. Nelle ultime 24 ore sono stati compiuti 70 raid aerei sul territorio ceceno, e testimoni oculari hanno raccontato che i russi hanno bombardato il mercato di Mesker-Yurt, facendo 8 morti e almeno 60 feriti. Bombe sono cadute anche nel centro di Grozny. Mosca è fermamente intenzionata ad andare avanti. Il generale Shamanov, comandante del fronte ceceno, ieri ha di nuovo minacciato le dimissioni - insieme con altri comandanti - nel caso i politici decidano di intromettersi e fermare la guerra per avviare un negoziato. norie Il vertice russo comunque appare spaccato, anche se le «colombe» sono chiaramente in minoranza. Ieri per la prima volta un dirigente russo - il primo viceresponsabile dell'Amministrazione presidenziale Igor Shabdrasulov ha ammesso «errori tragici» commessi dai russi in Cecenia. «Proviamo dolore per questi errori ha dichiarato - e ne assumiamo tutta la responsabilità». Ma i «falchi», appoggiati dal 60 per cento dei russi che sostengono l'azione militare in Cecenia, per ora prendono il sopravvento. Ieri Mosca ha rifiutato per l'ennesima volta un'offerta di mediazione nei negoziati proveniente dall'Osce. Anzi, i russi hanno proibito agli inviati Osce di visitare la Cecenia per stabilire la reale portata del danno alla popolazione. «Conosciamo - ha commentato il capo della missione, Kim Traavik - la posizione di Mosca, secondo la quale la situazione nel Caucaso è un affare interno russo e non prevede alcuna partecipazione della comunità intemazionale». Una soluzione con la quale Traavik non è d'accordo: secondo lui, la situazione dei 200 mila profughi dalla Cecenia è «grave» e richiede un intervento immediato della comunità mondiale. La missione dell'Osce ha visitato l'inguscezia, dove sono raccolti i profughi, e ha riscontrato una situazione da catastrofe umanitaria: vivono accampati in tende con 15 gradi sotto zero, manca l'acqua potabile, i viveri e i soccorsi medici. Interventi che non fanno che esasperare gli umori antioccidentali in una Russia irritata per quella che considera un'ingerenza nei suoi affari interni. Ieri Mosca ha reagito in maniera violentissima alla notizia che Ilias Akhmadov, «ministro degli Esteri» della non riconosciuta Cecenia indipendente, abbia visitato la Francia: e l'ambasciatore francese a Mosca, Hubert Colin de Verdière, è stato convocato al ministero degli Esteri russo per ricevere una nota di protesta. 11 viceministro Alexandr Avdeev ha ammonito Parigi che sta «giocando con il terrorismo» e che questo gesto può «avere un effetto negativo» sui rapporti tra i due Paesi. Il ministro degli Esteri francese Hubert Vedrine ha replicato che Akhmadov «naturalmente poteva venire in Francia e gli abbiamo detto che sarebbe stato ricevuto e ascoltato». E la settimana prossima il dirigente ceceno è atteso a Praga. Una colonna di carri armati russi passa il confine tra Cecenia e Inguscezia, dove la situazione dei profughi si fa sempre più tragica

Persone citate: Akhmadov, Alexandr Avdeev, Anna Zalesova, Hubert Colin, Hubert Vedrine, Igor Shabdrasulov, Ilias Akhmadov, Kim Traavik, Shamanov, Traavik