Si salvano Tipo e Testarossa di Michele Fenu
Si salvano Tipo e Testarossa Si salvano Tipo e Testarossa Nessun problema anche senza catalizzatore Michele Fenu TORINO Il terrore corre sul filo degli ottani. E la gente si interroga: senza Super andrò a piedi? In realtà, proroghe o no, il pericolo è limitato, di certo non riguarda tutte le vetture prive di catalizzatore, cioè prodotte prima del 1° gennaio 1992, data in cui è scattato l'obbligo per le Case di costruire solo auto ecologiche, a benzina verde, senza piombo: carburante indispensabile per non deteriorare la marmitta catalitica. Su circa 15 milioni di veicoli non catalizzati, quelli maggiormente a rischio sono, più o meno, un milione e 700 mila. Tutti gli altri possono adoperare la «verde», i quasi dieci milioni prodotti tra il 1987 e il 1989 senza alcun problema, quelli realizzati tra l'84 e i'87 - 3,8 milioni - con qualche accorgimento chimico o tecnico. Vogliamo fare qualche esempio tra le vetture prive di catalizzatore che possono usare tranquillamente la benzina verde? Ecco le Alfa 33 o 164 prodotte dal '90, la Ferrari Testarossa, le Fiat Spider Europa 2000 come le Croma 1600-2000, la 127 (non con il motore 1050), la Uno 1500, le Tipo 1100, 1400 e 1600, la Panda (750, 900 e 1000), la Ford Fiesta 1.0 (dall' 1/8/1986 addirittura), la Lancia Thema 2000, le Mercedes 190 o 23C E (dal 1985), la Vw Golf 1800. C'è da dire che alcune Case hanno adeguato i motori delle loro vetture, magari non di tutte, prima dei tempi previsti ed è quindi consigliabile, in ogni caso, rivolgersi direttamente al costruttore per avere le informazioni desiderate sul modello che si ha. Gli accorgimenti chimici o tecnici. E qui occorre una breve spiegazione. Il piombo aveva una sua ragion d'essere: è un ottimo antidetonante (permette cioè di far funzionare motori molto compressi senza «picchiare in testa») ed è un buon lubrificante, favorendo lo scorrimento degli steli delle valvole nelle loro sedi ed evitando il cosiddetto «grippaggio». Il problema si risolve miscelando con il pieno di «verde» speciali additivi disponibili sul mercato: esercitano una azione protettiva analoga a quella del piombo. E, del resto, già sono in commercio benzine senza piombo che li hanno dall'origine. Altra soluzione, magari senza rinunciare all'additivo, è di compiere piccoli interventi di messa a punto. Come ritardare l'anticipo dell'accensione, cioè l'istante in cui le candele scoccano la scintilla che deve provocare lo scoppio della miscela aria-benzina nella camera di combustione: ciò per evitare che il motore «picchi in testa» (a lungo andare si può bucare un pistone). Chiaro che. bisognerà accontentarsi di prestazioni meno brillanti. E' un'operazione che ogni meccanico è in grado di compiere in pochi minuti. Resta il milione e 700 mila auto nate prima dell'84. Qui il rischio è reale, o perché hanno motori sportivi, molto «compressi» e ad alte prestazioni, o perché si tratta di modelli veramente vecchi (gli interventi dovrebbero essere radica¬ li e quindi costosi) per non dire antichi. Ma, secondo i tecnici inglesi della federazione dei club storici, queste vetture conservano una «memoria del piombo» che consentirebbe loro, facendo ogni tanto un «pieno» di Super, di continuare a operare. Non dimentichiamo che, secondo le direttive europee, ogni Paese potrà continuare a vendere una quantità di benzina con piombo pari allo 0,5% del totale distribuito. Come dire, da noi, circa 150 milioni di litri. Ma il discorsa è un altro: auto storiche a parte, le altre rappresentano un pericolo per inquinamento e sicurezza. Comunque, anche in tale caso, conviene rivolgersi ai costruttori. E sperare. li ministro per l'Industria Bersani
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