La rivoluzione dà la scossa di Maria Giulia Minetti

La rivoluzione dà la scossa Milano, una iniziativa dell'Enel La rivoluzione dà la scossa Maria Giulia Minetti MILANO DOPO un po' anche l'ingegner Antonio Corrado, segretario generale dell'Associazione elettroni I ca italiana, ha capilo che bisognava chiedere una tregua a Giove Tonante e ha fatto chiuderel'interruttore. Fine della tempesta di lampi e saette che accoglie i visitatori all'entrata della mostra La rivoluzione elettrica, promossa dall'Enel e inaugurata l'altro giorno alla Triennale di Milano (chiuderà il 9 gennaio 2000), presenti il ministro della Pubblica istruzione Luigi Berlinguer e il presidente dell'Enel Chicco Testa. «Mostra interattiva pensata soprattutto per i giovani», come hanno sottolineato tutti gli interventi, e dunque vivace, capace di coinvolgere «anche emotivamente», e se pensavate clic un'esposizione storico-didattica sull'avventura dell'elettricità dagli antichi greci ai nostri giorni potesse riservare soltanto emozioni fredde, di tipo intellettuale, il temporalono all'ingresso è li a ricordarvi che i fenomeni elettrici possono ancora dare delle belle scosse al sistema nervoso, anche se i fulmini non vi cascano addosso. Nata nell'ambito del programma «Cultura e industria» dell'Enel, che si propone di aprire al pubblico gli archivi storici della società (quelli delle aziende elettriche acquisiti nel 19G3 al momento della nazionalizzazione e quelli dei primi dieci anni di vita dell'ente, «un complesso archivistico enorme, secondo solo, per mole, agli archivi di Stato», ha chiosato nell'introduzione il professor Valerio Castronovo), la mostra s'è opportunamente inaugurata nell'anno del bicentenario voltiano Alessandro Vol a con un occhio alla scuola più che agli specialisti. «Perché - ha detto il curatore Giuseppe Paletta - la portata della rivoluzione elettrica è percepibile da chi è nato più di mezzo secoìo fa, ma i giovani non se ne rendono conto, danno per scontato perfino il computer. Il percorso della mostra dovrebbe consentir loro un approccio più razionale all'ambiente in cui vivono». E' proprio dai cambiamenti più recenti che arrivano le vere sorprese dell'esposizione, per i giovani, certo, ma anche per quegli adulti nati più'di mezzo secolo fa che non si sono accorti dei progressi dell'informatica (figlia ultima dell'elettronica) finché qualcuno gli ha portato via dalle scrivanie la macchina per scrivere e l'ha sostituita coi pc. A passare attraverso i salotti settecenteschi riprodotti su pannelli, a giocare con le ■ macchinette che allora davano scossene elettrizzanti alle signore tanto nudaci da sottoporsi all'esperimento (lo possono fare anche i visitatori), a rimirare le Iacee imparruccate o baffute dei Faraday e degli Ampere, degli Ohm e degli Hertz,a guardare - e sperimentare - la pila di Volta si ha, paradossalmente, un'impressione di familiarità. Ma davanti alla calcolatrice elettrònica CRC 102A, per gli amici «il Dadda», par di guardare uno sconosciuto reperto paleolitico, appena riportato alla luce. E invece e il primo computer arrivato in un'università italiana, il Politecnico di Milano, nel 1954, e il nome gli deriva dal professor Luigi Dadda, che all'epoca volò a Los Angeles «per prendere conoscenza ilei funzionamento della macchina, prodotta da The National Cash Register Co.». Alessandro Volta

Persone citate: Alessandro Vol, Alessandro Volta, Antonio Corrado, Chicco Testa, Dadda, Giuseppe Paletta, Hertz, Luigi Berlinguer, Luigi Dadda, Valerio Castronovo

Luoghi citati: Los Angeles, Milano