«Assassine, restituitemi Nadia» di Pierangelo Sapegno

«Assassine, restituitemi Nadia» .-^mim^NglO FRA LE IMPUTATE PERM^RÌMA VÒLTA-DAVANTI ALIA CORTE «Assassine, restituitemi Nadia» In aula l'urlo della madre alle due amiche killer reportage Pierangelo Sapegno invialo a FOGGIA Mariena ha gli occhi aperti, solo quando aprono la porta per farla entrare. Li abbassa sotto le raffiche dei fotografi. Stampa e tv sono venti mesi che aspettano. Ma quando arrivano, le dive sbagliate della cronaca nera sembrano solo due bimbe spaurite. Vengono da Castelluccio dei Sauri, un paese che è come Twin Peaks, dove tutti si guardano dalla finestra. Anna Maria usciva solo con la luce del sole, come ha ricordato Francesco, un suo fidanzato, «e alla sera stava anche lei alla finestra». Ogni domenica andava al cimitero con papà. Si sono affacciati tutti quand'è passata una macchina nell'unica strada: buttano gli occhi in mezzo al vento che porta la polvere fino giù al cimitero, in fondo alla via. Anna Maria e Mariena hanno confessato di aver ucciso la loro amica. Oggi c'era Twin Peaks anche nell'aula di Tribunale. Sulla sinistra tutte le compagne di scuola di Mariena, Anna Maria e Nadia. Sugli scranni di destra, entrando, c'era il paese attorno alla famiglia della vittima, Nadia Roccia. Mariena Sica è entrata in aula dalla cella numero tre alle 9 e 40, scortata dagli agenti di custodia. L'hanno infilata ncllagabbia. Uno sguardo di bambina che colpisce il cuore. Ha una giacca celeste chiara, calzoni neri, scarpe nere alla moda con la punta quadrata, una camicia bianca sbottonata sul collo. Si siede, infila le mani fra le ginocchia, china la testa. Ci sono le telecamere come gli occhi di un mostro infilati fra le sbarre. Ci sono gli scatti delle macchine fotografiche che hanno il ritmo di un'ossessione. L'aula è ancora abbastanza vuota. Stanno tutti attaccati al cancello della gabbia, si spingono scrutandola. Abbiamo provato vergogna pure per noi. Siamo qui a guardare. La sua faccia spaventata: «Non possono smettere?» I clic martellanti delle macchine fotografiche. Gli occhi freddi delle telecamere. Una guardia deve averla sentita: «Le danno fastidio?» Lei parla tenendo sempre la testa bassa: «Abbastanza». Li fanno allontanare. Mariena ha paura di guardare. Gli sguardi che si incrociano sono rubati. Li abbassa subito come colta a peccare. Adesso entra Anna Maria Botticelli, l'altra imputata. Di nuovo uno choc. È un'altra bambina, con i ricci biondi sulla testa e fin sulle spalle, stretti inutilmente da un nastro bianco. Ha una giaccavento marrone, un maglione rosso, calzoni scuri. Ma è la faccia, la sua faccia con gli occhi pesti di sonno e di dolore che colpisce. Gli occhi sono chiari, dovevano essere belli e gelidi. Lei non li abbassa: li tiene fermi nel vuoto davanti a sé. Passa accanto alla gabbia dove c'è Mariena, ma non si scambiano nemmeno uno sguardo, come se non esistessero. Anna Maria sembra una bimba piena di terrore. Non ha dormito tutta la notte. Prima di entrare, ha confidato al suo avvocato Gianluca Ursitti: «So già che in questo processo prenderò delle botte soltanto io. Sono rassegnata». Negli spalti sulla destra dell'ingresso, è arrivato anche Twin Peaks. C'è Roccliina Roccia, la mamma di Nadia. Inizia urlando solo contro di lei: «Assassina!» Suo figlio cerca di fermarla, le tappa la bocca. Lei si divincola: «Assassine! Aveva solo 18 anni e me l'hanno ammazzata. Non le perdonerò mai». La spingono per portarla via. «Basta, adesso sto calma: non dico più nulla». Si allontana, si ferma: «Voglio Nadia. Io la voglio, Nadia. È morta, me l'hanno uccisa. Assassine, lasciatemi sfogare». Un brigadiere: «Se lo fa ancora, sono costretto a farla uscire». Lei: «No, mi calmo. Adesso mi calmo. Penso a Nadia che è morta e l'assassina è lì. Era un'amica. Mi hanno tolto un fiore, dovevo sfogarmi. Assassina!». Il brigadiere si avvicina di nuovo, la prende per le braccia. Lei: «Sto calma, va bene, va bene». Anna Maria Botticelli è seduta vicino al suo avvocato. Guarda sempre nel vuoto davanti a sé. Mariena ora 6 lì, a neanche cinque metri. Tiene gli occhi bassi. Mariena e Anna Maria sono due ragazze che hanno confessato di aver ucciso la loro amica, Nadia Roccia. Non hanno mai spiegato perché l'hanno fatto. E nessuno l'ha mai capito. «Io non ricordo bene le cose che facevo», ha detto Mariena. «Ricordo solo i rumori». Il respiro della vittima. E il suo respiro. Una sedia che cadeva. Le sue urla. Anna Maria: «Mariena gridava: mi strappa i capelli, aiuto, mi strappa i capelli». Mariena stava soffocando Nadia con le dita. Quando Nadia cedette, lasciò anche la presa. Adesso è difficile spiegare come si possa provare tanta pietà. L'unica risposta è che nonostante tutto, nonostante le confessioni, nonostante le prove, noi non ci crediamo. Sarà sbagliato, o sarà stupido. Non riusciamo a credere che possa appartenere al mondo delle donne un delitto come questo, senza movente. Oggi è la prima volta che le due imputate appaiono nell'aula del processo, anche davanti alle telecamere. Dovevano essere interrogate. Hanno rifiutato di deporre. L'udienza è durata poco più di un'ora: in tutto questo tempo, Mariena e Anna Maria non si sono mai guardate in faccia. Mariena dice al suo avvocato Raul Pellegrini di aver capito «d'essere sprofondata in un abisso nel quale mi ha precipitalo quella là». Nell'arena dell'aula di Corte d'Assise, affoga nell'ultimo tranello della sua disperazione: ormai è uno strumento nel cinico gioco delle parti che le ha affidato la commedia dol processo. Cala la tosta sulle sue scarpe e non la rialza più. Anna Maria ha gli occhi perduti. Trema persino. Si piega verso il suo avvocato, lo sguardo sempre assento: «Ma quando finisco?» Ursitti: «Stai calma. Finisce subito». Lei: «Non no posso più. È una tortura». Lui: «Tranquilla. Ti dico che finisce subito». In carcere a Trani, vive in una colla da sola. Ha fatto amicizia con un'educatrice che ha 50 anni, e le parla camminando nel cortile fino alle otto e mezzo di sera, quando anche a Twin Poaks ci si chiudo in casa a spiare il mondo dalla finestra. Non guarda la televisione, non leggo più, non studia più. L'educatrice: «Dovi pensare al tuo futuro, non puoi fare cosi. È l'unica cosa che ti rosta, il tuo futuro». Perché Mariena e Anna Maria non sono più conio noi: non hanno un presento. Anna Maria le ha risposto che non ce la fa. «Non riesco a concentrarmi, non ho più voglia di far niente. Sto male». Ha dolori alle gambe e alle braccia. Ogni tanto non cammina più. 1 medici dicono che è una malattia nervosa. Mariena, invoco, ha dato il primo esame di economia e commercio: ha proso 24. Non sa più niente di Anna Maria, (ili psichiatri hanno detto che «è una persona molto intelligente, sopra la media». Purtroppo, non serve a niente nella vita. È qui in un'arena che fissa le sue scarpe. Ha il naso arrossato come se avesse il raffreddore. Siamo venuti a guardare queste due figlie di Twin Peaks o abbiamo sentito Anna Maria che diceva: «Non ce la faccio più a stare qua dentro». Le compagne lo puntavano in silenzio. La mamma di Nadia urlava di nuovo «assassine» mentre le portavano via. A che servo la nostra pietà? Mariena: «I flash dei fotografi mi danno abbastanza fastidio, non possono farli smettere?» Anna Maria: «Da questa udienza prenderò le botte soltanto io» | Sopra la mamma di Nadia Roccia, la ragazza uccisa In aula si è più volte rivolta con la parola «Assassina» a Anna Maria Botticelli. A sinistra: le due ragazze. In basso: la vittima

Luoghi citati: Alia, Castelluccio Dei Sauri, Foggia, Trani