Tirana, se ne va il «proconsole» di Maurizio Molinari
Tirana, se ne va il «proconsole» Dopo le polemiche, la decisione presa da D'Aléma e dal capo del governo albanese in visita a Roma Tirana, se ne va il «proconsole» // consigliere italiano del primo ministro Maurizio Molinari ROMA Torna in patria il «consigliere italiano» della presidenza del Consiglio albanese. Il neo-premier di Tirana, Ilir Meta, e il presidente del consiglio, Massimo D'Alema, hanno discusso ieri a Palazzo Chigi come ristrutturare i rapporti bilaterali, e il primo passo è stata la parola fine sulla missione di Antonio Napoli, già segretario regionale dei Ds in Campania diventato alcuni mesi fa il braccio destro del deposto premier albanese Pandeli Majko grazie a uno scambio di lettere ufficiali fra i due Paesi. La notizia della fine del mandato di Antonio Napoli è stata confermata da diverse fonti diplomatiche al termine dei colloqui di Palazzo Chigi. Da alcuno settimane l'operato di Napoli era stato contestato dalla Commissione Esteri del Senato il cui presidente, Gian Giacomo Migone, aveva rivelato il suo coinvolgimento in «trattative con Tirana parallele a quelle diplomatiche istituzionali» che avevano portato alla ridefizione di un accordo bilaterale del valore di 70 miliardi di lire lo scorso settembre. Le novità sul riassetto della presenza italiana in Albania saranno rese note oggi dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Marco Minniti, durante un'audizione prevista proprio davanti alla Commissione Esteri del Senato. La prima visita all'estero di Ilir Meta è stata segnata dal confronto sulla richiesta albanese di liberalizzare la concessione dei visti di ingresso. Davanti alle obiezioni italiane a un'apertura totale dei confini, Meta si è accontentato di «un importante primo passo verso la legalizzazione dell'emigrazione verso l'Italia» giunto con il sì di D'Alema alla richiesta di aprire un consolato a Valona con l'obiettivo di velocizzare la concessione dei visti. Sempre a tal fine sarà rafforzato il consolato italiano a Tirana. «Vogliamo gestire nel modo più semplice l'emigrazio- ne legale», ha confermato D'Alema. Meta ha assicurato che il consolato a Valona sarà inaugurato «entro Natale», ma D'Alema non è stato altrettanto chiaro sui tempi previsti. Per quanto riguarda il numero dei visti destinati agli schipetari, D'Alema è stato prudente: «Il decreto sui flussi ne prevede seimila, vedremo se nel corso del tempo questo numero sarà sufficiente». Sulla alla criminalità organizzata e ai traffici di uomini e stupefacenti entrambi i Paesi si sono impegnati a lavorare per preparare l'accordo sulla sicurezza dell'Adria tico e dello .Jonio che sarà discusso all'apposita Conferenza che si terrà in marzo ad Ancona fra tutti i Palisi rivieraschi. L'altra richiesta avanzata all'Italia da Mota - che ha incontra to anche i ministri degli Esteri Lamberto Dini o dell'Interno Rosa Russo Jervolino - è stata quella di un piano di aiuti straordinario per lo sviluppo economi- co della regione meridionale di Valona, tradizionale roccaforte politica del partito socialista e principale base dogli scafisti che trasportano i clandestini verso le coste pugliesi. «Bisogna favorire lo sviluppo per fermare l'emigrazione clandestina, la repressione da sola non è sufficiente», ha dotto Meta. D'Alema ha mostrato disponibilità od attenzione per il «piano-Valona», specificando però che non saranno stanziali nuovi fondi a tal fine ma si attingerà ai finanziamenti europei e ai 400 miliardi di lire già inseriti nella logge sul sostegno ai progetti per la ricostruzio ne dei Balcani. «1 soldi non mancheranno se i progetti di sviluppo saranno validi», ha sottolineato il presidente del Consiglio. Fuori da Palazzo Chigi Mota si è imbattuto in un albanese impegnato come operaio noi lavori di restauro: «Lei è qui con un permesso regolare?» è stata la domanda rivolta dal premier. Affermativa la risposta. Ilir Meta chiede (e ottiene) l'apertura di un nostro consolato a Valona per agevolare l'emigrazione, ma non l'abolizione dei visti li primo ministro di Tirana Ilir Meta stringe la mano a un immigrato albanese in una via di Roma
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