Un tedesco in testa per il dopo Camdessus di Andrea Di Robilant

Un tedesco in testa per il dopo Camdessus La Francia non scende in campo, gli inglesi giocano la carta di Andrew Crockett della Banca per i Regolamenti Un tedesco in testa per il dopo Camdessus Raccoglie consensi Koch-Weser, in corsa anche Draghi Andrea di Robilant corrispondente da WASHINGTON E' partita la corsa per la poltrona di Michel Camdessus alla guida del Fondo monetario, e il candidato tedesco allunga subito il passo sugli altri concorrenti. Ma la gara è ancora aperta, dicono gli allibratori di questa grande competizione planetaria. E non è da escludere che in assenza di un rapido accordo, possa spuntarla anche un candidato italiano. A 24 ore dall'annuncio di Camdessus, che ha deciso di lasciare il Fondo a febbraio dopo averlo guidato per oltre dodici anni in tempi anche burrascosi, il vice ministro delle Finanze tedesco Caio Koch-Weser, ha subito preso la testa del plotone. L'altro candidato tedesco, il capo della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bersi Horst Koehler, si è tirato fuori della corsa. La Francia aveva, fino a ieri, un candidato forte: Jean Claude Trichet, governatore della Banque de France. Ma il Fondo è stato a guida francese per trent'anni e molti pensano che per la Francia sia venuta l'ora di passar la mano. Trichet, che dovrebbe succedere all'olandese Wim Duisenberg alla guida della Banca centrale europea, ha detto ieri di non essere candidato. Fonti dell'Fmi dicono che il governo francese ha premuto su Camdessus perché non se ne andasse con oltre due anni di anticipo sulla fine del suo mandato. Ma il direttore generale meditava da tempo di dimettersi. E durante uno sfogo con i giornalismi poco dopo l'annuncio delle dimissioni, si è lamentato del costante fuoco incrociato che ha dovuto subire. Attaccato dal Congresso repubblicano, è stato anche criticato in Europa «dove mi considerano un dannato neo-liberal americano». Dei candidati britannici quello più forte appare Andrew Crockett, capo della banca per i Regolamenti Internazionali. In calo, il vice governatore della Bank of England Mervyn King, un economista molto rispettato ma con doti umane non proprio spiccate. Il Giappone, che pure è la seconda economia mondiale, non ha proposto candidati. E poi c'è Mario Draghi, direttore generale del Tesoro con una rete di contatti e appoggi molto estesa sia in Europa che qui negli Stati Uniti. «Noi lo vedremmo molto bene alla guida del Fondo», confermano al Tesoro. Il suo handicap principale si chiama Romano Prodi: la recente nomina di un italiano alla guida dlla Commissione europea riduce le chances di Draghi, almeno in questo prima fase della corsa. Per tradizione la nomina del direttore generale del Fondo tocca agli europei (la nomina del capo della Banca mondiale agli americani). «E la verità è che se i tedeschi premono per ottenere la guida del Fondo sarà difficile negargliela», dicono negli ambienti dell'Fmi. E i tedeschi, da parte loro, non hanno certo nascosto le loro ambizioni. «Dopo il lungo periodo dei francesi, ora tocca a un tedesco», ha detto senza alcuna perifrasi il vice presidente della Bundesbank, Juergen Stark. Per questo Caio Koch-Weser, 55 anni, nato in Brasile da esuli ebrei emigrati per sfuggire al Nazismo, è partito subito in testa nella corsa per succedere a Camdessus. Anzi, finora la sua rimane l'unica candidatura semi-ufficiale. E' molto conosciuto negli ambienti della finanza internazionale. E' di casa a Washington avendo lavorato per 25 anni alla Banca mondiale. Ed ha presieduto diverse riu- nioni del G7 da quando è diventato il numero due alle Finanze tedesche. Nessuno mette in dubbio la sua competenza tecnica. Semmai, gli si imputa una scarsa creatività, «una mancanza di visione», come ci hanno detto ieri fonti del Tesoro americano - che pur senza nominare il direttore generale del Fondo ne sarà comunque il principale interlocutore. Insomma, la debolezza di Koch-Weser è il fatto di essere un grande «tecnico» noi momento in cui molti ritengono che l'influenza del Fondo sia or¬ mai tale nel mondo da richiedere la guida di un «politico» di alto profilo. Questa è anche la convinzione del ministro degli Esteri Lamberto Dini, che sarebbe certamente un candidato forte, ma che ieri ha confermato di non essere in corsa. «Il mio dovere primario - ha detto - è di continuare ad adempiere al mio incarico nel governo e al mandato affidatomi dagli elettori, che è e resta quello di sostenere la maggioranza di centro-sinistra». Ma non è un mistero che la guida del Fondo sarebbe una ma¬ niera per Dini di concludere in bellezza la sua carriera intemazionale, E' un'istituzione che conosce molto bene, avendoci lavorato per molti anni, e per la quale ha molto affetto. «Se avessi dieci anni di meno...», avrebbe detto ad alcuni amici. Ma in realtà sono soprattutto i suoi «nemici», i cossighiani che vogliono rafforzare la loro mano nel governo e sottrargli il dicastero degli Estori, che in queste ore alimentano le voci di una possibile candidatura Dini in un intreccio di calcoli molto all'italiana. Il governo di Parigi ha fatto pressioni per convincere il direttore a restare Lamberto Dini si chiama fuori «Il mio impegno è da ministro ma con dieci anni di meno...» 25.000 10.000 5000 f| GLI AZIONISTI PI WASHINGTON (IN MILIONI Dì DIRITTI SPECIALI Dì PRELIEVO SUL TOTALE DELLE QUOTE DETENUTE DAI SOCI) milioni di SDR y sì QUARANTUNO ANNI DI INVESTIMENTI (I PRINCIPALI UTILIZZATORI DEI FINANZIAMENTI DEL FMI DAL 1947 AL 1998) Caio Koch-Weser, segretario di Stato tedesco alle Finanze, è in pole position nella corsa alla direzione del Fondo Monetario Internazionale