«Più poteri alla Banca Mondiale» di Ugo Bertone

«Più poteri alla Banca Mondiale» FUTURI f NUOVI ASSETTI «Più poteri alla Banca Mondiale» Stiglitz: serve un Fmi maggiormente specializzato intervista Ugo Bertone MILANO SE lei fosse un cittadino russo, libero di investire dove vuol»;, incuorerebbe i suoi quattrini a Wall Street, in pieno boom o nella Morsa di Mosca? La piena libertà di movimento dei capitali è una delle cause della crisi russa...». Parla così Joseph Stiglitz, cui l'università Bocconi e la C'ò'mit hanno affidato l'edizione '99 delle «Lezioni Raffaele Mattioli». K il suo non è soltanto il parere di un economista autorevole, cui si dove l'avvio dello ricerche suH'«cconomia dell'informazione», ovvero di una delle «tosto d'uovo» piti autorevoli dello staff economico della Casa Bianca. Stiglitz, infatti, è anche vicepresidente e capo economista della Banca Mondiale, una posizione da cui non ha mai risparmiato bordato da sinistra contro il Fondo Monetario, colpevole di aver imposto alle; economie asiatiche alti tassi di interessi; («si doveva fare l'esatto opposto...») e di non affrontato il problema di «controllare i flussi di capitali a breve per evitare l'instabilità». Como giudica l'uscita di scena di Michel Camdessus? «Mi scusi, ma non è il caso che io commenti questa vicenda» Al di là dogli aspetti personali, il cambio della guardia al Fondo Monetario, potrebbe segnare un cambio delle strategie... «Il dibattito sulle istituzioni internazionali è fonte di grandi discussioni negli Usa. C'è da chiedersi se abbia senso che tutti si occupino di tutto, invece di puntare ad una maggiore specializzazione. La Banca Mondiale,ad esempio,potrebbe concentrarsi sul problema della povertà e dello sviluppo. Il Fondo, al contrario, dovrebbe rivolgere la sua attenzione al tema delle crisi di liquidità o degli equilibri macrocconomici». Meglio la terapia della Malaysia, contestata a suo tempo dal Fondo Monetario o la libera circolazione dei capitali, predicata dal Fondo e seguita a Mosca? «In Malaysia i controlli sui movimenti dei capitali si sono rivelati efficaci. L'imposta sull'uscita dei capitali a breve lin consentito di ridurre t tassi di interesse». In Russia invece... «Il vero problema ò stata la politica delle privatizzazioni che ha liberato risorse finanziarie ingenti che si sono indirizzate oltre frontiera, in assenza di controlli. In Cina si ò seguita una via diversa, e i capitali dei cinesi sono stati convogliati nell'economia cinese, dreando nuove opportunità Certo, non è facile controllare i movimenti dei capitali, anche se in Russia, forse, era possibile. La prima voce dell'export di Mosca ò rappresentata dal petrolio, una voce più controllabile di altri sotto il profilo della quantità e dei flussi finanziari. Ma non ci ha provato nessuno». Ma che cos'altro non ha funzionato nella Terapia per la Russia? «Non dimentichiamo che si tratta di un caso molto, molto complicato. Vede, noi dobbiamo sempre partire dalla premessa che i quattrini prestati vadano al servizio dello sviluppo di un Paese» E pare che stavolta non sia andata così... «Non mancano esempi in materia. E' già capitato che si verifichi una fuga di capitali o i fondi finiscano in corruzione. Nel caso russo, la situazione è complicata dal fatto che i fondi servivano a ripagare debiti contratti in precedenza. E questo ha creato una situazione difficile, riducendo i margini di manovra delle istituzioni finanziarie. Voi conoscete il detto americano? Se devi molti soldi ad uha banca, in realtà sei tu che la controlli. Il banchiere, infatti, ò costretto a prestarti nuovi quattrini, altrimenti tu rischi di dover cancellare i tuoi crediti». Joseph Stiglitz, vicepresidente e capo economista della Banca Mondiale

Persone citate: Joseph Stiglitz, Michel Camdessus, Raffaele Mattioli, Stiglitz

Luoghi citati: Cina, Como, Milano, Mosca, Russia, Usa