Regioni, il polo litiga sui candidati di Fabio Martini

Regioni, il polo litiga sui candidati Regioni, il polo litiga sui candidati E ora punta all'abbinamento con le politiche Fabio Martini ROMA E' l'ora della siesta e sulla plancia del Transatlantico fa la sua apparizione un Francesco Storace trasfigurato nel look: «Guardatelo - dice Domenico Gramazio rivolto ad altri deputati - prima era gonfio, dopo due scalini già ansimava e ora invece è dimagrito di 25 chili, veste un bellissimo gessato blu ed è pronto a correre per diventare presidente della Regione Lazio!» Ed è proprio attorno al destino dell'onorevole Storace - quintessenza della destra più verace e diretta - che ieri pomeriggio si sono divisi Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini, riuniti in un lunghissimo vertice destinato a decidere i candidati del centrodestra alle presidenze regionali in vista delle elezioni della primavera 2000. Dopo quasi quattro ore di chiacchiere e di discussioni anche aspre, il summit si è chiuso con un nulla di fatto sulle Regionali, ma con una importante decisione tattica: nelle prossime settimane il Polo spingerà l'acceleratore delle elezioni anticipate, «ma cercando di abbinarle alle Regionali - ha sostenuto Berlusconi durante il vertice - perché dobbiamo stare attenti ad evitare un pericolo: che il centro-sinistra abbia un discreto risultato alle Regionali in primavera e poi punti a fare le Politiche in giugno...». La piena intesa sulla possibile abbinata Regionali-Politiche è un piccolo evento per un Polo da anni diviso su tattica e strategia e minato dalla diffidenza che ormai divide i tre capi. Tanto più che in questi giorni il Cavaliere è su di giri: «Alla manifestazione di Roma sul Muro di Berlino raccontava ai suoi - dovevano venire mille persone e ce n'erano quattromila, è la dimostrazione che Forza Italia ha il vento in poppa...». Ma è pur vero che il nulla di fatto sulle presidenze regionali conferma che il braccio di ferro tra Berlusconi e Fini non si allenta, anzi rischia di diventare endemico. Il vertice di ieri in casa Berlusconi era annunciato come risolutivo, al punto che mentre i capi erano riuniti nell'appartamento del "dottore", veniva data per certa una conferenza stampa congiunta. Ma la discussione si è rivelata più complicata del previsto, l'incontro con i cronisti è saltato e alla fine del summit Fini e Casini sono apparsi più laconici che mai. In realtà le candidature da assegnare non erano molte. Scontata la ricandidatura dei presidenti uscenti delle grandi regioni del Nord (Ghigo in Piemente, Formigoni in Lombardia, Galan in Veneto), poco ricercate e sostanzialmente varate le candidature nelle due regioni rosse date per perse (Altero Matteoli di An in Toscana, Gabriele Cane in Emilia), il vero contenzioso ha riguardato le tre regioni più popolose nelle quali si vota in primavera: Campania, Lazio e Puglia. E gran fervore c'è stata nella discussione sul candidato che Gianfranco Fini ha sostenuto con più forza il presidente della Commissione di Vigilanza Rai France¬ sco Storace. Emblema più caratteristico del self-made man di origine missina, in An capofila della corposa destra sociale e dunque spina nel fianco per Fini, Storace non piace al Cavaliere: «Anche nel Lazio dobbiamo pensare ai voti dei moderati...», ha detto Berlusconi nel corso del vertice, in questo spalleggiato da Casini. E il Cavaliere ha nobilitato il suo no con un ragionamento politico: «Guardate che non ci conviene decidere subito, ci possiamo permettere di aspettare ancora un po' anche perché c'è un gran movimento al centro. E non credo sia la cosa migliore presentare un pacchetto già chiuso a Pannella, agli ex leghisti, ai popolari in libera uscita, a D'Antoni...». Nella riunione sono circolati anche alcuni sondaggi che darebbero Storace perdente nel testa a testa con Badaloni, ma tutte queste obiezioni non hanno scoraggiato Fini e l'arringa del presidente di An per il momento ha scoraggiato i detrattori di Storace dal pronunciare un no definitivo. Un'altra grana è quella della Campania e della Puglia, dove i presidenti uscenti sono entrambi di An: «Se ricandidiamo gli uscenti nel Nord - ha detto Fini non capisco perché dovremmo dire a Rastrelli e a Distaso di farsi da parte...». Berlusconi ha obiettato che in Puglia il suo Raffaele Fitto si presenta con più chances e che in Campania vede bene «una candidatura di Antonio Martusciello». Morale della favola: vertice chiuso con un nulla di fatto. Ma Berlusconi che ieri mattina si era incontrato con Giorgio Fossa e Cesare Romiti, confidandosi con i suoi si è detto convinto che «se An insiste su Storace e Rastrelli, ci adegueremo, ma andremo e andranno incontro a due sconfitte...». Come dire: Fini, se proprio vuole, si prende Lazio e Campania, ma rischia di perdere, mentre Forza Italia si prende la Puglia. Che, come diceva Pinuccio Tatarella a Berlusconi, «è per me quel che per te è Mediaset». Doveva essere il summit risolutivo e invece si è confermata la tensione nel centrodestra 11 contenzioso più duro sul Sud