«Bravi, così salvate i grandi corrotti» di Aldo Cazzullo

«Bravi, così salvate i grandi corrotti» «Bravi, così salvate i grandi corrotti» La Giustizia spacca l'Asinelio, solo tre votano sì Aldo Cazzullo ROMA Elio Veltri, (ex) dipietrista: «Vogliono devastare i processi di Tangentopoli, salvare i grandi corrotti, ridurre la Costituzione a un regolamento di condominio. Ho votato no». Gianni Rivera, sottosegretario alla Difesa: «E' una riforma equa e necessaria. Ho votato sì». Rino Piscitello, capogruppo alla Camera: «Condivido il principio, non la formulazione. Mi sono astenuto». Su 21 deputati dell'Asinelio, tre si sono espressi contro le norme sul giusto processo («Con me - assicura Veltri - c'erano Renato Cambursano e Giuseppe Gambale: altri due eroi»), tre hanno votato a favore (oltre a Rivera, il ministro per le Riforme istituzionali-Antonio Maccanico e l'avvocato tarantino Rocco Maggi), undici si sono astenuti, quattro assentati. Non proprio una dimostrazione di compattezza. «La disciplina di partito non è nel nostro codice genetico - smussa Piscitello -. La maggior parte di noi, verificato che l'astensione non va¬ nificasse il quorum, ha voluto mandare al resto della maggioranza un invito alla prudenza, segnalare che appesantendo una norma costituzionale con l'inserimento del nuovo 513 si è commesso un errore, e che c'è il rischio che qualcuno possa approfittarne». «Qualcuno? Sappiamo benissimo chi ne approfitterà: gli imputati eccellenti di Tangentopoli», replica Veltri. Ed evidenzia che, tra i Democratici, la spaccatura sul nuovo inquadramento costituzionale del processo penale si è aperta davvero. «A D'Alema l'ho detto, dopo la votazione - va all'attacco Veltri -: non mi piace la maggioranza bulgara che si è formata a Montecitorio per distruggere i processi. E non mi piace nulla di questa riforma. Non il titolo: cosa vuol dire "giusto processo"? Che quelli celebrati finora sono ingiusti? Non le conseguenze: prescrizioni a catena, pene non scontate, procedimenti inceppati. Non la formulazione: perché così la Carta costituzionale diventa una circolare arnrninistrativa». In aida un altro deputato del¬ l'Asinelio, Francesco Monaco, ha chiesto al Guardasigilli «la garanzia che un decreto o una legge salvino i processi già conclusi». L'ha avuta? «Privatamente, sì; Diliberto mi ha mandato un biglietto racconta Monaco -. Pubblicamente, no. E questo, nel momento in cui Forza Italia sollecita una valanga di ricorsi contro le condanne per corruzione, ci preoccupa». Il che non ha impedito al prodiano Maggi di votare sì: «Nel paese del Gattopardo, ogni occasione per introdurre un vero cambiamento va colta. Questa riforma servirà a spazzare via dal nostro ordinamento ogni retaggio del sistema inquisitorio. Ne trarranno vantaggio i grandi imputati di Tangentopoli? Pazienza. La legge non si occupa di casi particolari. La vecchia impostazione, che faceva del pm il dominus e il tutore del processo, non era più accettabile. Ora tocca alle nuove norme sul giudice monocratico. Ed è tempo pure di recepire le risoluzioni del Parlamento europeo, e introdune la separazione delle carriere». Sì anche da Gianni Rivera: «1 ricorsi annunciati, i processi interminabili? Colpa del sistema attuale, non certo della riforma». Quanto a Di Pietro, l'unica esternazione di giornata è un attacco a D'Alema. Ma non sulla giustizia. «Dissi chiaramente - accusa - che avrei sostenuto questo governo soltanto sulla base di chiari impegni. Uno dei quali era porre fine al conflitto di interessi di Silvio Berlusconi. D'Alema non interviene perché il suo è un governo che mette insieme il diavolo e l'acqua santa, nato da un accordo parlamentare e non dal voto dei cittadini». ti senatore Antonio Di Pietro attacca D'Alema: «Non affronta il conflitto di interessi perchè non può farlo»

Luoghi citati: Monaco, Roma