Da Ariosto a Zamotto il piacere di leggere di Lorenzo Mondo

Da Ariosto a Zamotto il piacere di leggere UH fcll&GA&i Da Ariosto a Zamotto il piacere di leggere Lorenzo Mondo IMeridiani compiono trent'anni. La Mondadori celebra la più prestigiosa, universale collana di classici con un volume illustrato e colorato che si intitola appunto / Meridiani 1969-1999 ed ha per sottotitolo Iài lettura da Alio sto a Zumano: gli estremi alfabetici degli autori finora ospitali in questo Olimpo della letteratura. E' un libro messo insieme da Vincenzo Campo con un lavoro di certosina e arguta intelligenza. Considerando che in romanzi, poesie, racconti si registra un gran numero di biblioteche, di libri amati, carezzati o bistrattati, ha estratto dalle pagine di ogni abitatore dei Meridiani un riferimento alla lettura. E di ogni scrittore offre, a l'ondo pagina, una rapida silhouette, si tratti di un autoritratto o di un profilo steso da mano amica. Da queste scaglie iridescenti affiora la trama filogenetica che unisce letteratura a letteratura, libro a libro, scrittore a scrittore; emerge una nobile e varia accolla che si pronuncia sulla letteratura, sulle sue delizie e frustrazioni, sui suoi onori e sconfitte, suoi suoi rapporti ineludibili e contrastati con la vita. Bontempelli, ad esempio, racconta di Manzoni che, visitando il borgo di Pescarenico, si mette a discorrere con uh contadino. Quell'uomo sa lutto sulla casa di Lucia Mondella ma ignora l'esistenza dei Promessi sposi e dello stesso Manzoni: «Sarebbe andato in collera contro chiunque gli avesse detto che le avventure di Renzo e Lucia erano invenzioni». Non potrebbe essere espressa in modo più pedagogico la capacità della letteratura di «inventare» la vita, di restituire potenziati i suggerimenti della realtà. Più inquietante, percorsa da brividi metafìsici, la persuasione di Borges che il Libro non abbia ne principio né fine: «Menino vanto altri delle pagine che hanno scritto- il mio orgoglio sta in quelle che ho lette». Non siamo lontani, radicalismo a parte, da im passo di Emilio Cecchi che immagina di possedere una biblioteca smisurata in cui «sembrasse di sentire il fruscio di una foresta di milioni di pagine, il ronzio di tutte le voci del mondò»'. Melville si assume il compito di difendere l'innocenza del libro, la vanita di ogni condanna o censura: «Quelli che si lasciano turbare dai libri non sapranno certo resistere ai fatti. I fatti, non i libri, occorrerebbe proibire». Il solo forse a manifestare empietà nei confronti del libro è Marinetti: lo proclama uno strumento passatista, «destinato a scomparire come le cattedrali». La negazione di questo esuberante poligrafo suona tuttavia finta, giullaresca, sembra piuttosto prefigurare i pericoli corsi dalla scrittura nell'estrema modernità. Tocca al nichilismo di Caproni la sofferta delusione per una impresa risultata impossibile: «Buttate pure via ogni opera in versi e in prosa.Nessuno è mai riuscito a dire cos'è, nella sua essenza, una rosa». Un libro, questo Meridiano dei Meridiani, da sfogliare e gustare come una specie di breviario laico. Una sommessa sfida della letteratura, sulle soglie del nuovo millennio, a difesa della dignità dell'uomo, della sua sete di conoscenza che passa anche attraverso la misteriosa alchimia delle parole. I Meridiani 1969-1999 La lettura da Ariosto a Zanzotto a cura di Vincenzo Campo Mondadori 378 pagine 40.000 lire