L'ultima rivoluzione di re Mohammed
L'ultima rivoluzione di re Mohammed Licenziato Basri, il Rasputin del Marocco L'ultima rivoluzione di re Mohammed Domenico Quirico SUA Onnipotenza è arrivato a Palazzo a Marrakech, pimtuale, impenetrabile, come sempre. Come mille altre volte in questi ultimi 25 anni quando Sua Maestà Hassan II, la Luce dei Credenti, il discendente del Profeta, voleva parlargli in forma ufficiale e non sceglieva il campo da golf. Ma questa volta ad attenderlo non c'era il suo antico padrone ma un giovane re. Driss Basri, l'ombra del sovrano, il vero padrone del Marocco, il tessitore di mille trame, l'uomo che aveva spezzato senza batter ciglio le rivolte popolari di Fes e di Casablanca, un odiato Rasputin di Palazzo, sapeva cosa il giovane Mohammed VI stava per comunicargli. Dal 30 luglio, giorno dell'ascesa al trono, tutto il Marocco era un solo formicolante mugghio: questa volta l'impossibile accadrà, l'uomo che solo pochi mesi fa aveva cambiato i prefetti senza nemmeno usare la cortesia di avvertire il primo ministro riformatore era arrivato all'ultimo capitolo della carriera di cortigiano. Basri sapeva che il momento temuto in questi 25 anni era arrivato. Cosa c'era di più vero della frase che soleva sempre ripetere come un amuleto: «Il mio destino è nelle mani del re»? Il giovane Mohammed, ambizioso e impaziente, doveva uccidere il suo servo-padrone per sentirsi veramente onnipotente, solo quando l'ombra del padre fosse dissolta poteva cominciare davvero a regnare. Come Luigi XIV, che iniziò ad essere il Sole soltanto quando cacciò l'onnipotente Colbert. «La ringrazio per i servizi che ha reso al trono alauita». Le parole del re cadevano pesanti come pietre. «Oggi ho nominato al suo posto come ministro di Stato e dell'Interno il mio capo di gabinetto Fuad Ali al-Himma». L'udienza era finita. E cominciava così, tra inchini, splendori ili corte, languide cerimoniosità, la rivoluzione. Basri è un poliziotto, un ex commissario che ha scalato passo dopo passo tutta l'erta montagna che Hassan aveva posto a difesa della sua sicurezza. Ossessionato dalle congiure, sfuggito per due volte agli agguati di due fedelissimi traditori, il re aveva trovato in lui il suo doppio. «Tutti i potenti hanno un giardino segreto», rispondeva a chi gli ricordava la repressione, le violenze del potere. Basri era il guardiano impenetrabile cii quel giardino. Che si trattasse della ribellione nell'ex Sahara spagnolo o di una delicatissima scelta economica, Basri preferiva affrontare il problema convocando i collaboratori sul green del campo da golf. Perche i servi adottano le abitudini del signore e padrone e cercano di assomigliargli in ogni cosa. 11 suo mondo in fondo non era la politica moderna, con i partiti, i congressi, le ideologie. Il suo Marocco era quello eterno e immobile del «makhzen», il grande sistema di clan, famiglie e lavori, congiure. Ma Basri era indispensabile non soltanto perché era fedele. Come tutti i gran ciambellani delle favole assumeva su di sè, volontariamente, il peso dell'odio, la rabbia dei sudditi. Lui, solo lui era il colpevole di tutte i mali del Paese, della povertà, della repressione poliziesca, della corruzione. Deviate così le correnti del malumore popolare costrette a scavarsi un altro letto, il re, tenuto all'oscuro dal suo malvagio ministro, poteva restare immacolato e amatissimo. Tutti in Marocco conoscono una barzelletta: un giorno Bush telefona al re per chiedergli aiuto, deve battere Clinton alle Presidenziali. Hassan gli manda come consigliere il fedele Basri. Dopo poche settimane telefona chiedendogli l'esito della missione: «Tutto a posto, Maestà: siete stato eletto presidente degli Stati Uniti». Il potente ministro degli Interni marocchino Driss Basii (nella foto a fianco al giovane re Mohammed VI) al potere per 7S anni è stato licenziato dal nuovo sovrano deciso a cambiare il Paese puntando sulle riforme
Persone citate: Bush, Clinton, Colbert, Driss, Luigi Xiv, Mohammed Domenico Quirico, Mohammed Vi, Profeta
Luoghi citati: Fes, Marocco, Stati Uniti
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