Camdessus ha deciso: lascio il Fondo Monetario di Andrea Di Robilant

Camdessus ha deciso: lascio il Fondo Monetario Camdessus ha deciso: lascio il Fondo Monetario Se ne va dopo dodici anni «per ragioni personali» Andrea di Robilant corrispondente da WASHINGTON Dopo (lodici anni alla guida del Fondo monetario, Michel Camdessus all'improvviso se ne va. Stanco delle critiche e degli attacchi quotidiani, ha annunciato ieri che lascerà l'incarico entro la metà di febbraio, con oltre due anni di anticipo sulla fine del mandato, dando cosi una brusca accelerata alla corsa per la sua successione. «Cari amici, questo e il momento giusto», ha detto ai dirigenti del l'ondo, «le prospettive dell'economia mondiale promettono un andamento favorevole, lì' dunque mio dovere suggerirvi di approfittare di questo circostanze per sceglierti il mio, successore.» Sulle dimissioni del (.Cenno Camdessus, nominato per la terza volta nel 1997 ad un mandato di cinque anni, in realta si chiacchèrava da tempo nella capitalo statunitense. «Ogni anno tornava dalla sua vacanza di sei settimane in Francia borbotta rido che era ora di lasciare il posto a qualcun altro», ricorda un alto funzionario del Tesoro americano, «li ogni anno l'autunno d Washington, con le sue splendide foglie, lo convincevano a rimanere un pò più a lungo», Ieri la lettera al Consiglio dei Governatóri che ufficializza la sua decisione. «E' arrivato per me il momento di chiedervi di esonerarmi dalle mie responsabilità di direttore generale - ha scritto Camdessus -, Ragioni personali, che non avevo nemmeno voluto ascoltare, soprattutto fintanto che ci trovavamo nel pieno della crisi asiatica, mi hanno indotto a questa scelta che non credevo sarebbe stata cosi difficili.' da compierò», Negli ultimi due anni, prima con la crisi finanziaria in Asia poi con l'esplosione dello scandalo batti-zzato «Russia gate», le critiche dei suoi nemici si erano falle più pesanti. «Non voleva lasciarli il limone nel bel mezzo della bufera», dicono fonti americane. «Ma ora che le cose si sono un pò calmate sente che è tempo di andarsene. E a questo punto meglio prima che dopo». Nel 1997, quando scoppiò la crisi finanziaria in Thailandia che poi si estesi; fragorosamente a tutte le «tigri» asiatiche, Camdessus venne attaccato dalla destra repubblicana perché, d'accordo con l'Amministrazione Clinton, stava regalando soldi a economie corrotto. Ma venne anche criticato «da sinistra», e in particolare dagli uomini della istituzione sorella, la Banca mondiale, perché imponeva piani troppo austeri, che rischiavano di affondare quei Paesi nel momento della maggiore difficoltà anziché salvarli. Ma Camdessus ha tenuto la barra ferma con il pieno sostegno di Washington. Gli Stati Uniti, socio dominante del Fondo monetario, sono ancora in grado di imporre la linea a tutti i partner. E al di là delle divergenze minori, Camdessus ha sempre mantenuto buo¬ ni rapporti con l'amministrazione del presidente Clinton. In compenso, dicono i suoi critici, non si è mai dato molto da fare per crearsi una «constituency» - un base di sostegno nel Congresso americano, al contrario di Jamos Wolfensohn, il presidente ciclici Ranca mondiale, che si è sempre premurato di «massaggiare» i politici americani e che oggi gode di maggior appoggio. Chiesta debolezza di Michel Camdessus è emersa vistosamente alla fine dell'estate, quando si ò venuto a sapere che una larga parto dei fondi erogati alla Russia daH'Fmi finivano su conti all'estero controllati da esponenti della nuova nomenklatura russa. In poche ore Camdessus 6 diventato il capro espiatorio numero uno del Russiagate. E gli attacchi sono continuati. Proprio in questi giorni la Banca europea per la ricostru¬ zione e lo sviluppo ha pubblicato un rapporto nel quale stigmatizza la politica delle privatizzazioni rapide e selvagge nei Paesi dell'Est. E siccome questa è stata la politica del Fondo monetario verso la Russia, alcuni hanno letto il rapporto della Hors anche in chiave anti-Fmi, «A questo punto», dice una fonte europea alla Banca Mondiale, «conviene a tutti che se ne vada, a cominciare da lui. E' anche un modo per facilitare la scelta del suo successore». Per tradizione la guida del Fondo monetario viene assegnata ad un europeo. E la Francia ha sempre avuto una sorta di «droit de regard» sull'incarico. Ma adesso la Germania preme forte, con due candidati: il vice ministro delle Finanze Caio Koch-Weser, che vanta una lunga esperienza alla Banca mondiale, e Horst Koeler, il capo della Bere. «Sarà difficile negare l'incarico ai tedeschi, se lo chiederanno con insistenza», dice una fonte del Tesoro americano. Anche perché il candidato francese, il governatore della Banque de France Jean Claude Trichet, dovrebbe diventare il prossimo governatore della Banca europea. I britannici hanno subito messo in pista tre candidati: Andrew Crockett, capo della Bank for International Settlements, Mervyn King, vice governatore della Bank of England, e Nigel Wicks, un alto funzionario della Treasury. E nella rosa dei possibili successsori a Camdessus c'è anche Mario Draghi, direttore generale del Tesoro, ma si parla anche di Lamberto Dini; che non viene dato come favoritissimo, almeno in questo momento. «A noi piace Draghi», dicono al Tesoro americano. «Ma se i tedeschi insistono sarà difficile dire di no». In alto da sinistra, il ministro degli Esteri Lamberto Dini e il presidente della Banca Mondiale James Wolfenslion A destra, l'assemblea del Fmi Gli inglesi hanno messo in campò tre candidati Ma gli americani: «Se Berlino insiste non si potrà dire no» Sull'abbandono pesano i riflessi dello scandalo dei finanziamenti a Mosca. Già partita la corsa alla poltrona del francese