La mia eresia ecologista

La mia eresia ecologista Per la salvezza del pianeta, pronti a allearci con il diavolo La mia eresia ecologista Giorgio Celli Giorgio Celli SANCTA simplicitas, sono sicuro che esclamerete leggendo le cose che sto per scrivere! Ma o sono sempre stato un po' utopista, e un po sognatore, e l'ingenuità non no mai considerata un peccato mortale. Nell'introduzione di un libro sulla disastrosa ecologia dell' Urss, che avevo scelto e tradotto per l'Edagricole, congetturando se il movimento Verde potesse o no trasformarsi in partito caldeggiavo l'idea che, se sì, dovesse essere contraddistinto, come si dice, e si abusa oggi, da una sua peculiare trasversalità. Reputavo che l'esigenza della conservazione ambientale, e la tutela della qualità della vita, per noi e per le future generazioni, fosse una faccenda di tutti, dal comunista più ortodosso al libera- Ole più idrofobo. Buon Dio, caddi in un tiro incrociato di confutazioni, e venni considerato, anche se non più di primo pelo, un ragazzaccio che improvvisava, dando prova di impudicizia politica, nel senso che mettevo in mostra tutte le vergogne del mio dilettantismo. Da allora molte cose sono cambiate, il partito verde è nato, e si è consolidato, anche se di recente non sta attraversando nel nostro paese un momento troppo felice, il muro di Herlino è andato in polvere, e la Nato ha reso sempre più trasparente la sua intenzione di f;ir sì che gli Stati Uniti diventino i gendarmi, o per meglio dire i castigamatti, del mondo. Di tutte le rovine ideologiche, solo quella verde mi sembra sia sopravvissuta, e malgrado molte peripezie si presenta in buona salute, e la giudico, in Europa se non in Italia, in ascesa di credibilità, con l'ausilio della diossina. Forse perché, come ho già detto prima, salvare il pianeta dalla catastrofe, e la specie umana da un progressivo avvelenamento, sono propositi che dovrebbero essere condivisi da tutti gli uomini di buona volontà, che sono chiamati all'appello, e non mi importa, alla fin fine, su quale mo- dello politico siano pronti a spergiurare. Gridate alleresia? Macché, la difesa della natura e dell ambiente è una faccenda di tutti, e per tutti, e corno l'anima, che secondo Tertulliano è naturaliter cristiana, così l'ecologista ò naturaliter democratico. Per lo meno quanto basta per credere che l'unione fa la forza, e che la forza, se salva la natura, non può' essere che benefica. Qualcuno si è offeso a morte quando, una volta, ho affermato che Darre, il ministro dell'Agricoltura del Terzo Reich, è stato un ecologista ante litteram, non solo perché amava i cani o perché fosse vegetariano come Hitler, ma perché si era preso molto a cuore il destino dei parchi naturali, la tutela della fauna selvatica e cosi via. Capisco che si tratta di un rospo verde duro da ingoiare, anche per me, ve lo assicuro. Ma si tratta di un discorso da prendere con un po' di umorismo! Il buon nazista è una specie di dimostrazione per assurdo, come quelle che fanno i matematici. Però vi sono esempi più recenti che suffragano la congettura di una trasversalità sempre latente del pensiero verde, che bisognerebbe porta¬ re neUagorà, al fine che venga rimessa in causa. È in atto, come ben sapete, un dibattito di grande risonanza popolare sugli Ogm, organismi geneticamente modificati. Si veda quello che è accaduto in Francia, dove nel maggio del 1997 venne proibita la coltura in pieno campo del mais transgenico, per abolire il divieto nel novembre dello stesso anno! Ci credereste? La proibizione era stata emanata da Corinne Lepage, ministro dell'Ambiente di un governo di destra, quello di Alain Juppé, mentre il permesso concesso successivamente era opera di Dominique Vojnet, ministro dell'Ambiente di un governo di sinistra, quello di Lionel Jospin. Tra l'altro, particolare non trascurabile, la signora Vojnet era il portavoce dei Verdi francesi! Insomma, penso, con le parole di un celebre blues, che non tutti quelli che dicono «cielo, cielo» ci andranno, e che non è sempre vero l'assunto di un'ecologia a sinistra e mai a destra. Perlomeno nei fatti e non nelle chiacchiere. Che cosa si può concludere? Per esempio: se è vero che la preoccupazione di far sopravvivere la natura, e lei con noi, si rivela una necessità sempre più ecumenica, la trasversalità, attraverso le mille conversioni sulle vie di Damasco dell'ecologia, dovrebbe finire col "toccare" tutti, dando vita a un solo partito verde. Beh, ho confessato di essere un po' utopico, ma non varcherò il confine della fantapolitica, avvalorando questa ipotesi. Altro scenario: il partito verde potrebbe, al contrario, sparire come taie, mettendo in atto una diaspora degli uomini di buona volontà sopraevocati all'interno degli altri partiti, ben disposti, per lo meno si spera, ad accogliere i profughi, facendo tesoro delle idee di cui sono portatori. Esiste una terza via: che la casa verde, ero tentato di scrivere la chiesa, non venga smantellata, ma diventi la custode dell'ortodossia, e dei sacri testi, inviando i suoi apostoli per le aule parlamentari, a far proseliti. Pronti ad accogliere tutte le proposte che mirino a salvare questo nostro pianeta, alleandosi perfino con il diavolo, quando serva. Siete inorriditi? C'è di peggio in politica: essere disposti a tutte le complicità non per salvare il mondo, ma la poltrona. O Giorgio Celli

Persone citate: Alain Juppé, Corinne Lepage, Dominique Vojnet, Giorgio Celli, Hitler, Lionel Jospin

Luoghi citati: Europa, Francia, Italia, Stati Uniti, Urss