Aspettare il boia 24 anni? Va bene di Andrea Di Robilant
Aspettare il boia 24 anni? Va bene La dura sentenza mentre all'Onu si dibatte la moratoria Aspettare il boia 24 anni? Va bene La Corte Suprema Usa boccia due ricorsi Andrea di Robilant corrispondente da WASHINGTON Alle Nazioni Unite la battaglia sulla moratoria della pena di morte entra nella stretta finale, ma negli Stati Uniti non c'è alcuna eco di questa discussione. Anzi, proprio ieri la Corte Suprema ha emesso una nuova decisione che sembra confermare la sua rigidità su questo tema. Due condannati a morte, Carey Dean Moore nel Nebraska e Askari Abdullah Muhammad in Florida, avevano chiesto la sospensione della loro esecuzione dopo aver trascorso rispettivamente 19 e 24 anni nel braccio della morte. I decenni trascorsi in quell'attesa terribile - questa la loro tesierano il frutto di un accanimento inumano nei loro confronti. Ma i giudici supremi, con un voto di 8 a 1, hanno negato loro perfino il diritto di presentare le loro argomentazioni alla Corte. Il giudice Stephen Breyer, l'unico ad aver dissentito, ha scritto: «Quando un ritardo misurato in decenni rifette l'incapacità dello Stato di ottemperare alla Costituzione, la tesi secondo cui il tempo ha reso l'esecuzione inumana è particolarmente forte». Niente da fare. Il giudice Clarence Thomas, parlando per il resto dei giudici, ha risposto con un'ironia che di solito è assente dalle opinioni della Corte: «Non mi risulta alcuna tradizione, alcun precedente in base al quale un imputato faccia ricorso a tutta la panoplia dei ricorsi permessi e poi si lamenti perché l'esecuzione è stata rimandata negli anni». Ma l'ottavo emendamento della Costituzione americana, ricordano i giuristi, vieta «una pena crudele e insolita». E l'avvocato di Muhammad insiste: «Mettere a morte una persona dopo averla tenuta per decenni nell'incertezza agonizzante e nell'isolamento riservato ai condannati che stanno per morire è senz'altro una pena inumana, degradante e un affronto alla dignità fondamentale dell'uomo». Nel frattempo alle Nazioni Unite l'Unione europea prosegue la difficile battaglia per far passare la moratoria sulla pena di morte - battaglia che si è rivelata molto più ardua e insidiosa di quel che gli europei avevano previsto. Molti Paesi sfavorevoli alla proposta non solo contestano l'idea stessa della moratoria, ma accusano gli europei di voler impone i loro valori sul resto del mondo. Insomma, una campagna per i diritti umani rischia adesso di trasformarsi in una guerra culturale. Fino a pochi giorni fa il partito favorevole alla moratoria, guida¬ to da Germania e Italia, era ancora in minoranza. L'ambasciatore Francesco Paolo Fulci insiste che «è assolutamente impossibile per l'Europa fare marcia indietro», ma gli europei sembrano disposti ad accettare alcuni emendamenti da parte degli anti-abolizionisti per evitare una sconfitta umiliante. Gli Stati Uniti rimangono fuori dalla mischia. Ma una vittoria della posizione europea, anche annacquata da alcuni emendamenti, verrebbe sicuramente criticata dal senato americano. Dice James Lindsey, esperto di Onu al Brookings Institute: «E' certo che la destra americana non si lascerebbe sfuggire l'occasione di dare addosso alle Nazioni Unite sostenendo che una moratoria della pena di morte conferma la tendenza dell'Orni a erodere la sovranità degli Stati Uniti». Sempre in tema di pena di morte, una notizia dalla Florida: un sondaggio del «Miami Herald» ha rivelato che il 58 per cento della popolazione è contrario all'uso della sedia elettrica e preferirebbe l'iniezione letale per mettere a morte i condannati. La sedia elettrica in uso in Florida funziona così male che la Corte suprema sta decidendo se metterla al bando definitivamente. La Florida è uno doi quattro Stati che hanno ancora la sedia elettrica. Gli altri sono la Georgia, l'Alabama e il Nebraska.
Persone citate: Abdullah Muhammad, Carey Dean Moore, Clarence Thomas, Francesco Paolo Fulci, James Lindsey, Stephen Breyer
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