Il Papa ricorda la caduta del Muro di Marco Tosatti

Il Papa ricorda la caduta del Muro Il Papa ricorda la caduta del Muro «Sono lieto difesteggiarlo qui in Georgia» Marco Tosatti inviato a TBILISI Giovanni Paolo li lascia l'India e sulla strada di casa si l'erma ventiquattrore a Tbilisi. Incontra due vecchi amici, il patriarca Ilia II e il presidente Eduard Shevardnadze, e celebra u modo suo i dieci anni dal crollo del Muro: realizzando un vecchio sogno, visitare un Paese a maggioranza ortodossa dentro i confini dall'ex Urss. Finora non gli era riuscito, complice l'arcigno atteggiamento di Mosca, il cui patriarca ancora adesso esclude la possibilità di una visita del pontefice nella «Terza Roma»; ma Wojtyla incassa questa piccola vittoria in attesa di giorni migliori. E' stanco, il Papa; a Tbilisi dove soffia un vento gelido in un cielo grigio di nubi pesanti il cappotto non basta a tenerlo caldo, gli mettono sulle spalle la pesante mantella rossa, e sembra volersi rannicchiare dentro. Non incontra i giornalisti sull'aereo, ed è la prima volta in molti anni, e si limita ad un saluto, non casuale: «Sono lieto di arrivare in Georgia nella ricorrenza di un giorno significativo, cioè alla vigilia del decimo anniversario della caduta del Muro di Berlino, caduta che incoraggia a gettare ponti fra popoli, nazioni, religioni e cult un;». Giovanni Paolo II - si è saputo ieri segui alla tv dieci anni fa ciò che accadeva in Germania; e un partico¬ lare lo colpì moltissimo, le persone che uscivano dalle chiese recando in mano candele accese, e sciamavano così per le strade. Una data importante, anche personalmente. E nel discorso all'aeroporto si abbandona alle metafore, citando la Bibbia: anche se «alcune nubi incombono ancora sulla Georgia che cerca di ricostruirsi materialmente e spiritualmente, l'inverno è passato, è cessata la pioggia, se n'è andata». Shevardnadze è stato il ministro degli Esteri della pere- strojka al tempo di Gorbaciov, prima di tornare nella sua terra natale e ha rivestito un ruolo fondamentale nell'invitare Giovarmi Paolo II. «Domani ricorrerà il decimo anniversario della caduta del Muro di Berlino - lo ha elogiato il Pontefice risultato di circostanze straordinarie in cui lei, signor Presidente, ha svolto personalmente un ruolo sostanziale, evento che ha simbolicamente aperto una nuova era per molti Paesi. Un'ideologia atea aveva cercato invano di indebolire o perfino eliminare da questa terra la fede religiosa del suo popolo. I seguaci di tutte le religioni hanno sofferto per una grave ostilità. Oggi dobbiamo ammirarla e ringraziarla per la testimonianza della sua perseveranza». Shevardnaze non è stato da meno, in quello che indubbiamente rappresenta un momento alto per il suo piccolo Paese pieno di problemi. Mentre il pontefice scendeva la scaletta il Presidente e il patriarca facevano a gara nel cedersi la precedenza dell' abbraccio all'illustre ospite. Infine il primo abbraccio è stato per il politico; «questo è un giorno storico, speriamo dalla visita del Papa un revival di spiritualità e fede. Non abbiamo mai smesso, anche nel perìodo del totalitarismo, di credere in Dio e di essere cristiani». Più tardi ha aggiunto di sperare che «la visita contribuisca a rafforzare la pace nel Caucaso». Su questo argomento il Papa e il patriarca hanno firmato un appello comune, dicendo fra l'altro che «oggi questa regione fronteggia una situazione grave. Abkhazia, Nagorno-Karabackh e il Nord del Caucaso costituiscono una minaccia alla pace mondiale e chiedono un'azione decisiva da parte dell'umanità. Il terrorismo è diventato una nuova reale minaccia alla pace nel mondo, è importante quindi che la sovranità, l'integrità territoriale e la sicurez za dei Paesi siano garantite». Ma un grande calore politico ha fatto da contrappeso a una certa freddezza da parte della Chiesa ortodossa. Almeno un terzo dei membri del sacro smodo, in polemica verso Roma, hanno disertato l'incontro e un comunicato ricorda ai fedeli ortodossi che è proibito partecipare alla messa che Giovanni Paolo II celebra oggi a Tbilisi. Non solo: nel suo discorso il patriarca non ha parlato di ecumenismo, a differenza del Pontefice, ma si è lamentato perché dall'«estero vengono sette e nuove religioni, che dietro la copertura degù aiuti umanitari fanno proseliti smo e cercano conversioni». E' que sta una accusa che gli ortodossi «duri» rivolgono ai cattolici. Un po' di freddezza dunque, cui non è estranea la dichiarata ostilità del patriarcato di Mosca alla visita. Wojtyla appare molto stanco Shevardnadze lo abbraccia. Freddezza da parte del patriarca ortodosso Giovanni Paolo II all'arrivo a Tbilisi, capitale della Georgia, accolto dal presidente Eduard Shevardnadze e dal patriarca della Chiesa ortodossa 111.! Il