L'Ulivo convince gli eurosodoiisti di Antonella Rampino

L'Ulivo convince gli eurosodoiisti Il premier a Parigi con Jospin, Blair e Schroeder rilancia il modello italiano di alleanze: la sinistra è solo una parte L'Ulivo convince gli eurosodoiisti D'Alema: l'Internazionale apra agli Usa Antonella Rampino inviala a PARIGI E alla fino, proprio nel giornt giusto, proprio allo scoccare de genetliaco della caduta del Muro, quello vero, quello di Berlino, audio nella platea ecumenica e variegata dell'Internazionale Socialista si sgretola, se non proprio una pareti.', almeno un tramezzo. E' Massime) D'Alema a dirlo con pragmatica chiarezza: «Dobbiamo dialogare tutti, non solo alcuni di noi, con i Democratici americani», li' davvero la caduta di un localo, altro Muro nella sinistra: perché sarà anche vom che la frase è pronunciata guardando al «congrosso» dei socialisti europei a Firenze, di qui a pochi giorni, nel quale Clinton, invitato, arriverà con un seguito di 1)00 tra osservatori o parlamentari. Ma, finora, la parola «socialismi! negli Stati Uniti era davvero impronunciabile, essendo in quella cultura considerata alla stregua dell'aggettivo «sovietico» o «stalinista». È l'Internazionale, negli Usa, è sempre slata infatti un tabù. Il socialismo dunque ha ieri rivendicato il proprio lignaggio con Jospin, guardato al futuro strizzando con Blair l'occhio al turbocapitalismo, si è aggiornato faticosamente come la socialdemocrazia di Gerani Schroeder, ina ha comunque cambiato faccia. L'Internazionale di oggi, nata antica da una costola della Seconda, o diramazione lunga di un intricato albero genealogico, ha una bella svolta. Cheporta appunto, so si osserva l'orizzonte lungo, dritta dritta ad inglobare i Democratici di Clinton e Gore, con i quali «tutti i socialisti», e dunque non solo Tony Blair, devono aprire un dialogo. D'Alema parla dal podio, nel primo pomeriggio, quando Schroeder è già partito per Berlino, sempre a causa del decennale: «Il Muro che è caduto dieci anni fa rischiava di travolgere con il comunismo anche tutta la sinistre e i suoi valori, ma oggi sappiamo che quella sfida l'abbiamo vinta, l'Internazionale ha saputo allargarsi, e siamo adesso una sinistra viva e plurale che affonda la sua tradizione nella storia del secolo che si chiudo, ma dotata1 della forza dei valori, dello risorso in grado di proiettarla noi nuovo millennio». L'esperienza e il nuovo cammino che l'Internazionale va prendendo - perché anche D'Alema parla dei diritti umani, della difesa dei deboli, dello pari opportunità come strumento contro le diseguaglianze - si intreccia con l'esempio dell'Ulivo, «liei quale abbiamo unito in una sola coalizioni; forze democratiche con storio e tradizioni diverse, noi quale abbiamo realizzato, ciascuno mantenendo la propria identità, obiettivi o ideali comuni, mettendoli al servizio del rinnovamento e del progresso dell'Italia». Il presidente, e attuale leader di ciucila coalizione, afferma che ossa è «sempre più stabile». liti evidentemente, anche con il Trifoglio che pure si mette di traverso, quello che parla a Parigi, dove ieri ho pure incontrato Barak, il premier che si potrebbe definire corno il Prodi d'Israele, è un D'Alema ulivista convinto. Lo dico, dietro le quinte, nell'intervista a un canale francese, e alla tivù italiana: «Il socialismo è importante, ma non basta. Occorre dialogare con le altre esperienze democratiche, nell'Ulivo la sinistra è una parto ma non tutto, la diversità per un'alleanza è una forza». Anche perché, soprattutto in Italia, «la sinistra da sola non vince». E poi, l'unità non è unanimismo, e nell'Internazionale Socialista come nell'Ulivo - che in effetti, a ben vedere, sono forse altrettanto variegati al loro interno- «occorre discutere, dialogare». Occoito senso della misura anche di fronte alla globalizzazione, anche per quel che riguarda i diversi modelli di Welfare che sono nei differenti Paesi guida dell'Internazionale, insomma anche davanti alle forzi; centrifughe nello leadership europee, che oscillano nell'arco compreso tra la sinistra plurale di Jospin, e quella neoliberale di Blair. L'idea di D'Alema, che; fino a martedì, giorno della «staffetta» con Veltroni, dell'Internazionale è vicepresidente, è che «la sfida della sinistra moderna è fare in modo che i valori attorno ai quali si unifica la politica mondiale siano quelli della sinistra democratica». Poi, «ciascuno sceglierà le soluzioni che ritiene più idonee ai problemi posti dalla globalizzazione». Così pure por il riformando Stato sociale, ricordando «che in Africa, nel Terzo Mondo, esso non è mai esistito, e occorre invece gettarne le basi». Insomma un progetto di politica progressista, globalizzata e flessibile per l'Internazionale. E, forse, anche per l'autunnale Ulivo italiano. «Bisogna dialogare conte esperienze democratiche Da soli non possiamo rivincere le elezioni» «Lo Stato sociale va riformato, anche per gettare le basi nel Terzo mondo dove sinora non è mai esistito» Sopra: D'Alema con Felipe Gonzalez all'Intemazionale socialista. Qui accanto: Uonel Jospin con Gerhard Schroeder Sotto: Tony Blair con il nuovo presidente argentino Fernando de la Rua