Ottocento giorni alla morte della lira di Francesco Manacorda

Ottocento giorni alla morte della lira Ottocento giorni alla morte della lira Bruxelles ha deciso: fuori corso dal 1° marzo2002 Francesco Manacorda corrispondente da BRUXELLES L'ultima occasione per spendere qualche lira sarà la mezzanotte di giovedì 28 febbraio 2002. Poi, allo scoccare del primo minuto del 1 * marzo, come per incantesimo, la lira cesserà di avere corso legale nei confini italiani e al suo posto varrà solo l'euro. I ministri dell'Economia e delle Finanze europei hanno infatti deciso ieri di ridurre il periodo di doppia circolazione, quello in cui si potranno utilizzare sia le valute nazionali sia la moneta comune dopo che questa verrà introdotta il 1° gennaio 2002: da sei mesi a un tempo più corto, variabile a seconda del Paese da quattro settimane a due mesi. E' stata proprio una nuova posizione dell'Italia a permettere che ieri i Quindici trovassero un accordo su questo punto, sottoscrivendo una dichiarazione che non è vincolante, ma che esprime un orientamento comune. Ancora a settembre il nostro governo aveva chiesto più tempo - per l'esattezza dodici settimane - per poter mettere in circolazione biglietti e monete in euro. Adesso, dopo aver esaminato a fondo la situazione, l'Italia è convinta di potercela fare in due mesi. Il periodo di doppia circolazione è del resto considerato da molti esperti a rischio: la convivenza di valute nazionali ed euro rischia di confondere i cittadini. Lo teme anche il ministro del Tesoro Amato: «Penso al giorno in cui darò a un negoziante diecimila lire e riceverò il resto in euro, o viceversa: potrò affidarmi solo al suo buoncuore! Sarà un periodo di grande confusione per tutti noi». Per questo, secondo Amato, aver ridotto il periodo di doppia circolazione è una buona cosa: «Obbligherà tutti noi a concentrarci disperatamente, come si fa il primo giorno in un Paese straniero, quando si cerca di capire i prezzi locali». Il documento approvato dai ministri dei Quindici stabilisce una sorta di tabella di marcia per la diffusione fisica dell'euro. Dopo l'introduzione delle monete e banconote in valuta comune, il 1 " gennaio 2002, «gli Stati membri faranno di tutto per assicurare che l'essenziale delle operazioni in contanti possa essere realizzata in euro nel giro di quindici giorni». Poi. passato un periodo che al massimo - come nel caso dell'Italia - sarà di due mesi, solo l'euro avrà corso legale. Ma questo non vuol dire che le lire, o le altre valute della zona euro, che si avranno in tasca il 1 ' marzo siano da buttare. Ogni Paese deciderà infatti per quanto tempo - anni o probabilmente anche decenni - dopo la fine della doppia circolazione si potranno cambiare agli sportelli delle banche o presso la Manca centralo i biglietti in valuta nazionale. E sebbene sarà impossibile usarlo prima dell'inizio del 2002, l'euro farà la sua comparsa anche con qualche anticipo. «Sarà utile che le società finanziarie e certi altri gruppi, specie le società di trasporto valori e i negozianti al dettaglio, ricevano già biglietti e monete in euro un po' prima del 1° gennaio 2002», dicono i ministri. Allo stesso modo i governi potranno fornire monete e banconote a «gruppi vulnerabili della popolazione», come i ciechi e gli anziani in modo che abbiano qualche giorno di vantaggio per familiarizzare con la nuova valuta. Ma in ogni caso la distribuzione degli «eurokit» non potrà avvenire prima del 15 dicembre 2001. Se la moneta unica si avvicina a passi da gigante, l'Europa frena invece su un altro aspetto essenziale del coordinamentio economico: quello fiscale. All'Ecofin di ieri non si è sbloccato il braccio di ferro che da mesi contrappone al Gran Bretagna agli altri quattordici membri dell'Unione europea. La maggioranza degli Stati vorrebbe che a dicembre fosse applicato un pacchetto fiscale che tra l'altro introduce per la prima volta un tratta mento comune per i redditi da risparmio dei cittadini Ue che risiedono in un altro Paese europeo. Ma a questa armonizzazione si oppone ferocemnte Londra, che vuole sottrarre alle regolo comuni il suo mercato delle obbligazioni. Così ieri, di fronte all'ennesimo rifiuto dei britannici, alla presidenza finlandese dell'Unione non è restato che prendere atto dell'impasse, proporre un nuovo incontro per il 28 novembre e invitare Londra a scendere a più miti consigli. «Se l'accordo dovesse fallire - dice il ministro delle Finanze Vincenzo Visco, convinto che alla fine Londra cederà - ci sarebbero contraccolpi sul processo di integrazione di mercato della Gran Bretagna». Ecofìn, 14 Paesi contro Londra sull'armonizzazione fiscale

Persone citate: Tesoro Amato, Vincenzo Visco