Battiate offre i suoi «Fleurs» e stupisce con effetti normali

 Battiate offre i suoi «Fleurs» e stupisce con effetti normali Battiate offre i suoi «Fleurs» e stupisce con effetti normali UN lettore domanda all'autore di questa rubrica se per caso non soffra di un generalizzato odio per l'universo mondo, e in particolare per ciò che riguarda la musica. E fa notare, il cortese lettore, che ben di rado su queste colonne gli è accaduto di leggere recensioni favorevoli, o almeno non furibonde. Il lettore in parte ci azzecca. A parte i sentimenti dell'autore di questa rubrica nei confronti dell'universo mondo - il quale, diciamo la verità, non fa molto per farsi amare - è vero che è raro incappare in un disco che valga la pena di ascoltare due volte: e dunque, ci sembra doveroso sconsiglia- re geniali però na. e piacer suo re l'acquisto di merci così rapidamente deperibili. Succedono poi fatti strani: ascolti due volte roba che, in linea di principio, saresti portato a considerare del tutto superflua. Esempio: «Fleurs» di Franco Battiato. Capita, prima o poi, che un musicista cada nel trabocchetto dell'album di cover. Di solito è un disastro. Battiato, poi: con i mezzi vocali che si ritrova, pensi, cosa va a immischiarsi con De André («La canzone dell'amore perduto» e «Amore che vieni amore che vai»), con Aznavour ( Ed io tra di voi»), con i Rolling Stones («Ruby Tuesday»), e poi con Brel, Trenet, Endrigo... E ancora ricordi con tormento i lieder di «Come un cammello in una grondaia», punto nefando della storia del pop nazionale. Invece. Invece, ascolti «Fleurs», finisci d'ascoltarlo, vai di replay, lo riascolti. Incredibile, ti piace. Difficile spiegare il perché: non ci trovi riletture geniali, né virtuosismi interpretativi. Però funziona. Lui, Battiato, riesce a stupirti con effetti normali; l'unica alzata d'inge¬ gno è l'uso di un testo di Gesualdo Bufalino per «Que reste-t-il de nos amour» di Trenet, ma non è lì il segreto. Né ci sembrano epocali i due unici brani originali dell'album, «Medievale» e «Invito al viaggio», frutto della solita collaborazione con Sgalambro. E' l'insieme a funzionare. Battiato ha fatto un disco per piacer suo, e si sente. Poiché negli ultimi tempi capita di ascoltare in prevalenza dischi fatti per motivi vari, ma sempre deprecabili - impegni contrattuali, brama di guadagno, megalomania, stupidità - «Fleurs» suscita un'impressione diversa. La stessa impressione che sempre ti prende ascoltando ed irregolari, fuori da ogni logica: per esempio «Club Prive» dei Massimo Volume, «detto» genialmente da Emidio Clementi e suonato alla grande da una delle più atipiche band italiane. Visto che ci sono anche dischi che ci piacciono? Peccato che, di solito, non siano quelli che piacciono al mercato e al marketing. Ma ce ne faremo una ragione. g.ferrarisf» tin.it Non ha riletture geniali né virtuosismi interpretativi: però il disco funziona. Perché l'autore lo ha fatto a piacer suo i Gabriele Ferraris ROCK E DINTORNI