Pleasantville e utopia di Lietta Tornabuoni

Pleasantville e utopia VIDEOCLUB Lietta Tornabuoni Pleasantville e utopia COME Alice di Lewis Carroll che attraversava lo specchio ed entrava in un altro mondo, un radazzo americano e sua sorella attraversano lo schermo televisivo ed entrano nel 1958 a Pleasantville (vuol dire città piacevole), il luogo immaginario dove si svolge il serial televisivo preferito, seguito puntata dopo puntata, conosciuto a memoria. Pleasantville e una specie di immobile Eden in bianco e nero dove non accade mai nulla e tutto ciò che accade ò positivo, carino, stucchevole!: non piove mai, la temperatura massima e minima ò sempre di venticinque gradi, non ci sono rumori molesti, nelle partito cii pallacanestro a ogni lancio corrisponde; un canestro e non esistono vincitori né sconfitti, le strade vanno avanti senza arrivare da nessuna parte, i mariti rientrano alla sera avvisando «tesoro, so- no a casa» e trovano pronti l'aperitivo e la cena, i libri sono composti di pagine bianche e l'arte non è prevista per non turbare nessuno. Ci sono bambini e adolescenti ma il sesso non esiste. Bandiere a stelle e strisce, sorrisi, facce giovani senza trucco, capelli corti, affabili saluti per strada, golfini, gonne larghe, scarpe piatte, famiglie felici, reggipetti a punta: nel film divertente e aggraziato che riflette intorno al non-divenire, alla continuità anziché al progresso, la città artificiale è una parodia della realtà televisiva d'epoca o di sempre che consente di esprimere una nostalgia degli Anni Cineiuanta, immaginati (Dio sa cjuanto arbitrariamente) come un'età dell'innocenza. L'arrivo dei due ragazzi Anni Novanta porta il vento del cambiamento, introduce l'Eros e l'Arte con le loro conseguenze: i ragazzi cominciano a fare l'amore in automobile, i libri senza scrittura diventano «Il giovane Holden», il proprietario della gelateria prende a dipingere quadri, le mogli non sono più obbedienti, appaiono la pioggia e tocchi di colore. Le autorità si allarmano, sulle vetrine dei negozi compaiono cartelli che vietano l'ingresso ai colorati, altri negozi vengono devastati e i libri bruciati, gli innovatori si trovano a venir processati senza diritto di difesa: arriva pure l'intolleranza, presto vinta dalla vitalità, dalla libertà, dal dinamismo. Quando i protagonisti tornano nel loro tempo, hanno almeno una certezza: «La casa giusta, la macchina giusta, la vita giusta non esistono». Il film è buffo da vedere e tecnicamente impeccabile. Le scenografie di Jeannine Opperwall, i costumi di Judianne Makovsky,la fotografia di John Lindley sono perfetti, riescono a ricreare con caramellata efficacia lo stile, falsissimo già nei Cinquanta, della pubblicità, delle sit-com televisive o di certi film d'epoca, prendendone una distanza sufficiente a far capire che non si tratta d'imitazione ma di parodia. La storia di due ragazzi americani che attraversano lo schermo tv e si ritrovano nel luogo immaginario dove si svolge il telefilm più amato e più falso ì Gary Ross PLEASANIVILLE Medusa Home Video. A noleggio COMMEDIA Due scene del film di Gary Ross «Pleasantville»: Toby Maguire (in entrambi a destra) con Reese Witherspoon e William Macy

Persone citate: Gary Ross, Holden, John Lindley, Lewis Carroll, Reese Witherspoon, Toby Maguire, William Macy

Luoghi citati: Pleasantville