Munch

Munch Munch la malinconia del Nord M LTNCH giunge per la prima volta a Firenze da Parigi nell'aprile 1899 accompagnato da «Tulla» Larsen, dalla quale era stato «sedotto», a suo dire, forse proprio a Parigi: «Un giorno, durante una sfrenata festa a base di champagne, spinse oltre la nostra relazione. E posso davvero dire che fu lei a compiere questo passo... Durante tutta la notte avevamo giaciuto assieme, abbracciati. E durante tutta la notte lei era appartenuta a me ed io a lei. Ora però, non osavamo quasi guardarci. Due persone estranee». Nel centenario di quella visita Firenze dedica una mostra a Munch, profonda radice, con Ensor, Van Gogh e Gauguinde, dell'espressionismo. E' una piccola esposizione: si possono vedere «solo» 17 quadri e 18 LA MODESETTIMarco incisioni della Galleria Nazionale di Oslo, ma è un'esposizione raffinata e a largo raggio nella varietà delle scelte e dei temi. In essa un solo quadro, ma capitale, esprime a fondo la poetica esistenziale dell'incomunicabilità d'amore fra uomo e donna. Ceneri e stato dipinto nel 1894, nella serie via via chiamata L'amore e poi // fregio della vira, e il suo primo titolo era Dopo il peccato originale. La natura simbolica che avvolge l'atto scenico, in tutto degno dell'amico Strindberg, è quella cupa e nordicamente stregata del bosco alle spalle e dei massi biancorosati sulla spiaggia di Asgardstrand, che in quel decennio ospita le scene del Fregio della vita. Dietro al «cinereo» enigma organico grigiobruno, forse un tronco d'al- STRA LA MANA Rosei bero rovesciato bruciato con la colonna di fumo che sale, che funge da cornice inferiore e sinistra come nella blasfema coeva Madon■ ria («io vedo sul tuo viso / le migliaia eh generazioni morte e le migliaia di generazioni a venire»), si erge al centro la donna con i tipici occhi folli e sbarrali, le mani sulla testa in atto di disperazione, una perfetta «vamp» del primo cinema muto, discinta con la sottoveste bianca slacciata e il corsetto rosso sangue. L'onda biondo-rossastra mestruale dei lunghissimi capelli serpeggia a sinistra per avvolgere la nuca e la schiena piegata dell'uomo in nero accasciato, senza volto, anch'egli con la mano livida sulla testa: sono gli stessi capelli della coeva donna Vampiro, titolo originario/tmore e dolore, di cui e esposta la LA MOSTRA DELLA SETTIMANA Marco Rosei lilografia-xilografia a colori. L'amico berlinese, il poeta polacco Przybyszewski, così descriveva: «e la donna sarà sempre lì, a mordere fino alla fine dei tempi con mille lingue di serpente, con mille denti avvelenati». Nel cenacolo berlinese di Munch, Strindberg, Przybyzewski, al momento della «scandalosa» mostra di Munch del 1892 presso l'Associazione degli Artisti Berlinesi, rifiutata dopo una settimana, che diede origine alla prima delle Secessioni, la donna vampiro di turno di Mundi e Strindberg era la moglie del polacco, Dagny (sarà assassinata nel 1901 da un allievo del marito), una delle quattro bellissime figlie di Hans Juell, medico della corte norvegese. In mostra è esposto il grande pastello Ritratto di Ragnhild Backstrom Juell, sorella di Dany detta «Ducha», in cui emerge la qualità nuova della mostra di Firenze rispetto alla vasta rassegna di Lugano dell'anno scorso: il respiro, soprattutto psicologico nella costanza della grande avveniristica pittura, della conoscenza di un Mundi meno «strindberghiano» o nicciano, di un ritrattista sognante ma lirico, delicato, compagno di Bonnard e Vuillard, lo stesso che nel 1905 saprà conferire sensuale eleganza al «fauvismo», del tutto alla pari con Matisse, di Donna in camicetta verde. In questo senso, il livore violaceo del mare e della spiaggia sassosa di Asgardstrand nella seconda versione di Malinconia (la prima ò già altre volte circolata in Italia) diventa straordinaria magia erotica - ben altro che romantica in Chiaro di luna del 1895, con il riflesso fallico sul mare tante volte ripetuto dal pittore. «La distesa dell'acqua. Giaceva là immota spezzata soltanto da qualche lunga onda solitaria che volgeva lenta e greve verso la rena così stanca - non arrivava mai. Ora si vedeva la luna grande e gialla - una larga stele d'oro nell'acqua violetta». Parole di Munch frequentatore dei «martedi» di Mallarmé. Oltre che pittore Mundi fu incisore di grande qualità, le opere in mostra aiutano a scoprire il suo talento anche su questo versante. La mostra fiorentina ò frutto di uno scambio, tra Italia e Norvegia. Contemporaneamente all'esposizione di Mundi a Palazzo Pitti infatti, la Galleria Nazionale di Oslo ospita i capolavori della pittura veneziana, da Tiziano a Sebastiano Ricci, provenienti dalla collezione medicea della Galleria Palatina. Edvard Munch Firenze. Sala Bianca di Palazzo Pitti Da martedì a domenica 8,30-18,30 Fino al 13 febbraio 2000 CENT'ANNI FA IL TORMENTATO MAESTRO NORVEGESE APPRODO* A FIRENZE. A PALAZZO Pini LO RICORDANO 17 QUADRI E 18 INCISIONI DELLA GALLERIA NAZIONALE DI OSLO «Ceneri », fu realizzato da Munch nel 1894, il suo primo titolo era «Dopo il peccato originale»