A cena con Stefania Bertola: un lessico famigliare Anni 90 di Mirella Appiotti

A cena con Stefania Bertola: un lessico famigliare Anni 90 A cena con Stefania Bertola: un lessico famigliare Anni 90 RECENSIONE Mirella Appiotti SOLO una cugina potrebbe capirmi» dice a se stessa la quarantenne single Costanza da secoli in attesa che il bellissimo (troppo) fidanzato Alex giocatore di golf smetta di essere sposato con sua moglie e cominci a esserlo con lei. Sì, perché ci sono «dei fili misteriosi che legano le cugine». Come è vero. Soprattutto quando sono parecchie, nella fattispecie cinque e di caleidoscopiche possibilità, un po' luogo di autocoscienza, un po' esercito della salvezza, il tutto in un andirivieni reciproco di case dove il momento supremo si realizza attorno ad una tavola, apparecchiata di volta in volta da tutte come speciale rifugio per una, RECENMiApp IONE la otti quella che al momento deve risolvere «il problema fondamentale della vita». Ironia, autoironia, una leggerezza profondamente malinconica di chi si guarda vivere con lucidità ma anche amore. Ed ecco questo lessico casalingo Anni 90, palcoscenico amenissimo, scintillante di coup de théàtre ma sotto sotto abbastanza crudele, dove accade che gli uomini, pur così determinanti, siano piuttosto idee che persone, illusioni che partner e che il chiacchiericcio tutto al femminile delle protagoniste (non femminista) sia il controcanto di un'esistenza che va avanti, in mezzo a salottini alla Barbie, mio stuolo di zie volonterose, profumo Floris, stage alla scuola di teatro del Piccolo, reciproca quanto puntuta generosità, tra tourniquet non meno crudeli. Così sono Sofia, appena mollata, con figlia ormai quasi madre di sua madre, da un marito di notevolmente grezza sensibilità; Irene con annosa separazione in corso; Bibi, la ricca, ansiogena del clan; Veronica, la «dabbene», l'unica in possesso di un nonnaie matrimonio, la noia rotta dall'arrivo di una bimba forse extracomunitaria; infine Costanza, la narrante, che si riserva, ci mancherebbe, un finale a sorpresa e che è il motore del famigerato negozio-boutique «Carta e cuci», anima del clan e «paradiso delle donne che non hanno tempo, ma che il poco che hanno adorano perderlo» in quella Torino riconoscibilissima, ancora oggi un po' degli artisti e degli intellettuali, tra Borgo Po e i Murazzi. Una perfetta soap? Anche. E nulla di male fosse solo così. Invece no. C'è questa stramba e eccezionale famiglia, di patriarchi e eredi in bilico tra Proust e il «Grande Lebowski»: la lente attraverso la quale Stefania Bertola racconta un pezzo del nostro mondo. Stefania Bertola Ne parliamo a cena Salani, pp. 215. L. 18.000 ROMANZO

Persone citate: Floris, Proust, Salani, Stefania Bertola

Luoghi citati: Borgo Po, Sofia