Questa Repubblica, fondata sull'oblio

Questa Repubblica, fondata sull'oblio Questa Repubblica, fondata sull'oblio Un'antologia di pagine memorabili: come lo show di Mariano Rumor davanti ai giudici di Catanzaro sulla strage di piazza Fontana LI ITALIA? E' una repubblica fondata sul lavoro, recita il primo articolo della nostra Costituzione. L'impressione è che invere sia una Repubblica retta, se non fondata, sull'oblio: e questo per la stupefacente capacità dimostrata sia dal l'aese nella sua interezza che dai suoi diversi settori o dalla stragrande maggioranza dei suoi cittadini non tanto nello scordare ciò che e stato, ma di travestirlo e mimetizzarlo sotto i piii diversi camuffamenti. Quasi facesse parte dei nostri cromosomi collettivi l'essere sempre sulla difensiva rispetto al passato che ci assedia alle spalle, cosi che l'unico modo di l'arci i conti non ò sbrogliarne pazientemente (talvolta anche dolorosamente) i nodi ma prenderne comunque e al più presto le distanze. Anche a costo di dispiegare un immenso e dispendiosissimo lavorio di fabbricazione di verità verosimili ma non vere, di produzione di deformazioni parziali e interessate, di disseminazione di elusioni pilotate con arte consumata. E' dunque all'opera - anche da noi - una centrale dedita con insoluta consapevolezza e vertiginosa abilita alla falsificazione della storia prodotta dai centri di poteri; che reggono il mondo? I teorici della complottologia che sta dilagando sempre più estesamente anche in Internet non avrebbero dubbi a riguardo. D'altra parte, quanto a spararle grossi; sulle sommerse vicende del mondo, su certi siti non si scherza: in quelli di «albinniea» (si, ancora la perfida Albione che emerge, questa volta navigando in Internet.) s'afferma con placida sicurezza che dalla guerra dell'oppio in poi la Casa Reale inglese tira le fila del traffico di droga che avvolge il pianeta. Con ovvia e conseguente ipotesi di incontri al vertice tra la regina Elisabetta, i successori di PabTo Escobar e i portavoce della Triade cinese. Altri siti suggeriscono non solo che Fide! Castro sia, da sempre, un agente; al soldo dei servizi america; ni ma - tesi che qualcuno non condivide - sia anche figlio naturale di Joseph F. Kennedy, e, dunque, fratellastro di quel John F. Kennedy col quale duella mortalmente nei primi Anni Sessanta sino all'attentato di Dallas. Una faida - famigliare a questo punto - che non si sarebbe certamente chiusa con gli spari di quel 22 novembre novembre del 1963 visto che tutte le successive, drammatiche e tragiche traversie del «clan dei Kennedy» avrebbero in Castro, leader cubano ma, anche, osteggiato cadetto di una delle più potenti famiglie d'America, il loro diabolico suggeritore e regista. La rassegna degli scenari scervellati, e tuttavia talvolta creativamen- DALEGGERE R. Canosa Storia dell'epurazione in Italia Baldini & Castoldi Milano 1999. F. Ferrarotti L'Italia tra storia e memoria Donzelli editore, Roma 1997 R. Queneau Una storia modello Fratelli Fabbri editori, Milano 1973 Da visitare: http://wvwv.senato.iVparlam/bicam/ terror/home.htm te geniali, sulle trame segrete che avvolgerebbero il mondo potrebbe continuare a lungo. E tuttavia siti di complottologia dedicati al nostro Paese non se ne trovano e, forse, non ne esistono: a meno che qualcuno - con insinuante perfidia - non sostenga che lo sia il sito della commissione Stragi dove, da dodici anni, una bella assemblea di senatori e deputati discetta sul perché siano rimaste impunite alcune delle più tragiche ferite infette al nostro vivere collettivo. E tuttavia è proprio attingendo aj materiali di questa Commissione Parlamentare, e in particolare ad alcuni verbali delle audizioni dei leader che hanno retto questo Paese per lunghi anni (Andreotti e Cossiga, Forlani e Gui per esempio) si rinvengono alcune pagine degne di figurare in un'antologia sull'arte dell'oblio nella vita pubblica italiana. Niente di paragonabile, ovviamente, al superbo show messo in scena il 16 settembre 1977 davanti ai giudici di Catanzaro, durante il processo per la strage di Piazza Fontana, dall'ex-premier Mariano Rumor: l'esponente doroteo, interrogato su una riunione ministeriale tenuta a Palazzo Chigi sul tema dell'agente Zeta (alias Guido Gian- nettini, allora imputato al processo per la strage) afferma, quasi avesse appaltato ad altri i suoi ricordi, «che si era premurato di consultare i suoi collaboratori per ricevere informazioni certe al riguardo... I suoi collaboratori avevano escluso che una riunione del genere vi fosse stata... onde egli riteneva di poter concludere in conformità alle informazioni raccolte e cioè per l'esclusione della riunione stessa». Messo ulteriormente alle strette afferma «che non serbava alcun ricordo dell'episodio». Quindi, il presidente del Consiglio che all'indomani della strage aveva promesso di dispiegare ogni sforzo per giungere alla verità su Piazza Fontana, esce dall'aula. Il passo incerto. Lo sguardo perplesso di chi non comprende perché dei giudici di Catanzaro stiano interrogando lui, che è di Vicenza, su una strage accaduta, tanti anni prima, in una banca di Milano. Certo che di pezzi memorabili sull'oblio se ne possono rinvenire non solo nella storia repubblicana ma, con altrettanta abbondanza, anche nelle vicende del trascorso Regno d'Italia: tasselli indispensabili sull'italica arte di dimenticare per meglio sopravvivere e dunque galleggiare ovunque spiri il vento. Tali sono le vicende che emergono, per esempio, nel corso della fallimenta¬ re epurazione tentata nel corso del dopoguerra contro coloro che si erano distinti nel lucroso sostegno al regime fascista appena crollato: Romano Canosa, nella ricostruzione che ne ha fatto, offre spaccati di vicende personali, aziendali, corporative e istituzionali «rivisitati» dagli interessati con fantasiosa abilità al fine di dimostrare totale estraneità se non contrapposizione alla dittatura. Andando a ritroso - dalla mancata difesa di Roma del settembre 1943 all'estenuante protrarsi dell'inchiesta sulla disfatta di Caporetto, dagli scandali finanziari sino alle elusioni che proteggono i generalo- ni ignavi responsabili della sconfitta dì Custoza nonostante la prova di coraggio di poche, sacrificatissime divisioni - il materiale per questa antologia non mancherebbe di certo. E pour cause visto che da noi, come sostiene Franco Ferrarotti ne «L'Italia tra storia e memoria» «al contrario di quanto avviene in altri paesi con analogo sviluppo economico, tutto ciò che è ufficiale è inaffidabile, incerto, misterioso, probabilmente falso». In «Una storia modello» Raymond Queneau sostiene che «i popoli felici non hanno storia». Da noi invece, dove la storia non manca, la si dimentica. Fingendo cosi di essere felici. LUOGHI COMUNI Personaggi e memorie dell'Unità d'Italia di Oreste del Buono e Giorgio Boatti (gbodtti@venus.it) Mariano Rumor, presidente del Consiglio ai tempi di piazza Fontana, depone a Catanzaro. All'ndomani della strage aveva promesso ogni sforzo per giungere alla verità