La Bce con tante anime non trova una identità di Alfredo Recanatesi

La Bce con tante anime non trova una identità OLTRE LA LIRA La Bce con tante anime non trova una identità Alfredo Recanatesi NESSUNA banca centrale è mai stata criticata e discussa quanto quella che dal gennaio scorso governa la nuova moneta unica europea. A sua giustificazione va detto subito che nessuna banca centrale si è mai trovata in una situazione istituzionale tanto complessa e disagevole. Ciò nondimeno occorre anche dire che ha commesso errori che hanno ulteriormente peggiorato la sua condiziono con un danno che, nel medio termine, potrebbe essere non lieve. La banca centrale europea ha un ordinamento che riflette la complessità del processo di unificazione monetaria, la reciproca diffidenza tra i Paesi che ne fanno parte, la debolezza delle altre istituzioni comuni. E' una banca centrale che ha a che fare con undici governi (più la commissione di Bruxelles) di undici Paesi nei quali suonano 12 o 13 lingue diverse e che, al di là dell'apparente omogeneità espressa nei parametri di Maastricht e nel rispetto del patto di stabilità, hanno situazioni economiche con profonde disomogeneità persino all'intorno di molti di essi. Di conseguenza ha compiti istituzionali che, dietro la perentorietà del mandato a difendere la stabilità dell'euro, rimangono ambigui perché nella prassi non si sa se e come debbano essere composti con gli indirizzi dei tanti governi e dei tanti Parlamenti, i quali hanno dalla loro la legittimazione di un mandato popolare. Per questo motivo, è una banca centrale nata invisa ai poteri politici perché questi la sentono come una antagonista al di sopra di essi ed affrancata da ogni vincolo imposto dallo scrutinio elettorale. Le audizioni dei vertici della Bce davanti al Parlamento europeo sono dominate da questa latente, ma dura ostilità. Una ostilità che alimenta continue critiche, le quali erodono la credibilità che la Banca centrale sta cercando un po' affannosamente di costruirsi. L'affanno deriva dal fatto che il suo organo deliberante si compone di ben 17 membri, 11 dei quali sono i governatori dei Paesi che condividono la nuova moneta. Undici persone, quindi, che hanno dovuto rinunciare, non sempre di buon grado, ad un potere pressoché monocratico, rafforzato da un prestigio consolidato e talvolta carismatico, per un ruolo inter parcs in un collegio che abbiamo visto alquanto pletorico. Si capisce dunque che non sono persone molto disposto ad annegare ruolo e personalità nella indistinta collegialità del consiglio, che non rinunciano ad una propria visibilità attraverso una propria autonomia di analisi e di proposta, così alimentando deleterie dissonanze che - non è azzardato presumere - determinano farr'aginosità e compromessi nella formazione delle decisioni. In questa già difficile condizione istituzionale ed operativa, la Bce ci ha messo del suo, spinta probabilmente dall'ansia di dare una dimostrazione di tempestività, autonomia ed efficienza che appare ancora assai improbabile. E così, nello scorso aprile giunse in ritardo alla decisione di ridurre i tassi di riferimento per evitare il rischio di deflazione quando già, qua e là per l'Europa, si andava delineando una pur debole ripresa. Ora, poi, ha deciso un aumento senza una oggettiva motivazione so non quella di seguire un umore dei mercati che la stessa banca in precedenza aveva sollecitato. E' probabile che l'aumento sia stato voluto dalla scuola tedesca che impone la strategia sempre seguita in passato dalla Bundesbank di innalzare i tassi nell'imminenza di una stagione contrattuale al fine di condizionarne l'esito. Ma questo, ovviamente, non si può dire; e allora ecco una serie di motivazioni, o paradossali (come la prevenzione di tensioni inflazioniste che potrebbero manifestarsi nientemeno che nel 20011), o che riscrivono i principi dell'economia politica (l'aumento dei tassi non rallenta la ripresa e può servire addirittura a rafforzarla). Fortunatamente corrono tempi nei quali tutto questo non porta gran danno: seppure con discontinuità, l'economia europea si va riprendendo, e malgrado l'aumento deciso la settimana scorsa, i tassi di interesse sono ancora molto bassi. Ma questo non risolve il problema di una banca centrale che non abbia efficienza e credibilità e, ciò nondimeno, sia l'unica istituzione nella quale il procosso di integrazione si è totalmente compiuto. Se la stessa Bce, anziché tentare di accreditarsi per ciò che non può essere, si darà carico di esplicitare i vincoli elio le derivano dalla sua travagliata origine, concorrerà a risolvere l'ambiguità che fin dall'origine grava sulla unione monetaria: o verrà sollecitamente seguita da una più serrata integrazione politica, oppure è destinata ad infrangersi sulle prime serie difficoltà. 1

Luoghi citati: Bruxelles, Europa