Rinasce in azzurro il «muro di Bettino»?
Rinasce in azzurro il «muro di Bettino»? IL PALAZZO Rinasce in azzurro il «muro di Bettino»? Filippo Ceccarelii Di IVAGAZIONI e reminiscenze (ulteriori) sul muro. Ma soprattutto sulle sue ricostruzioni in cartapesta, cartongesso e polistirolo espanso, a beneficio di platee di partito e telecamere di tg. A riprova che tutto, al solito, è più o meno già accaduto. Anche se la memoria è selettiva e più passa il tempo, e più si tende a dimenticare. Erano comunque i primi di marzo dell'anno 1990. «Il muro vero non arriva? — si chiese con aria ribalda Filippo Panseca — E chi se ne frega. Io ve ne faccio cento, di muri di Berlino». Ne bastò uno, in realtà, tre settimane dopo, alla fiera di Rimini: un finto muro stupendo, lungo trenta metri e alto tre. Grigiastro, con le macchie, le screpolature, le scritte spray "Charlie check point", il disegno di topolino e la falce e martello sbarrata. Naturalmente Panseca, che portava i capelli lunghi e la solita camicia rossa, ci piazzò in un angoletto pure un garofano. E giurò che c'era sul serio, quel garofano, sul muro di Berìino. L'aveva ricostruito sulla pase della " documentazióne del «fotografo personale del psi», come veniva chiamato a corte Umberto Cicconi. Foto niente male, peraltro, realizzate ai tempi della rituale visita di Bettino alla porta di Brandcburgo, qualche tempo prima. I lettori dell'Avanti.' avevano potuto vedere un Craxi soddisfatto che scalpellava imbacuccato in un cappottone blu e con un curioso berrettone a visiera: «Bettino Craxi — recitava la didascalia — apre un simbolico varco nel muro di Berlino» eccetera. Ora, cioè ieri, il muro di Berlino, o di Bettino che fosse, fece la sua figura a Rimini per la conferenza programmatica del psi (22/25 marzo 1990). Per tenerlo su Panseca, che non buttava mai niente e riciclava tutto, utilizzò segretamente le colonne del tempio dorico innalzato tre anni prima nello stesso luogo, sempre in onore di Craxi. Per attirare l'attenzione, I semi Pe in realtà, aveva annunciato che a Rimini sarebbero arrivati per ferrovia 30 metri di muro vero, in cemento armato. Era chiaramente una balla, ma di fronte al polistirolo espanso il Resto del Carlino ci rimase male e scrisse di un «muro da Vu' Cumprà». Al che Panseca si offese un po' pure lui: «E che? Quando vanno a vedere l'"Aida" vogliono le piramidi vere?». Anche di finte piramidi, in fondo, s'intendeva, avendone costruita una nella ex fabbrica dell'Ansaldo. Ma il finto muro, ideato, copiato e montato a soli quattro mesi dall'abbattimento del Muro Vero, era davvero fantastico, nonostante la moquette di garofanini. Alla creazione di Panseca Gaio Fratini dedicò un epigramma: «Al primo ciak di "Demolizione"/ Craxi baciò il fatidico mattone./ Oh souvenir del muro sgretolato,/ il più quotato in Borsa, il più quotato!». Ritorno al presente. Con qualche smarrimento si apprende che oggi, al palazzo dei congressi di Roma, Silvio Berlusconi parlerà alla platea di Forza Italia e che per ragioni di anniversario in sala sarà ricostruito — indovina indovinello — il muro di Berlino. Stai a vedere che Filippo Panseca ha colpito ancora. O, se non ha colpito, che si faccia almeno pagare il copyright. A Rimini, in quell'occasione, Berlusconi non venne. «Meglio così» commentò sibillino Bobo Craxi. C'erano invece D'Alema e Veltroni, ospitati sul camper. «Abbiamo parlato di storia e filosofia» disse il primo. «Ci siamo annusati» disse il secondo. Nulla lasciava presagire quel che poi sarebbe accaduto. uoej
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