«Avanti come prima, siamo nel giusto» di Valeria Sacchi

«Avanti come prima, siamo nel giusto» MAURO MEANTI GIUDICA LA SENTENZA «Avanti come prima, siamo nel giusto» // direttore in Italia: non c'è mai stato danno ai clienti intervista A Valeria Sacchi NCHE se il giudice Jackson si era sempre mostrato severo verso di noi, siamo molto delusi delle sue conclusioni. E, pur rispettandone il giudizio, restiamo in totale disaccordo su molte delle sue osservazioni e deduzioni». Mauro Meanti, direttore generale di Microsoft Italia, 450 dipendenti un fatturato che supera i 700 miliardi, non nasconde l'amarezza per la prima sentenza di condanna a Microsoft, anche se aggiunge: «Restiamo ottimisti su come andrà a finire questo processo, convinti di aver agito noli interesse dei clienti». Cosa cambia per voi con questo giudizio? «Nulla, tutto va avanti come pri¬ ma. Nel senso che questa è solo la fine della fase istruttoria, la sentenza vera non si avrà prima di febbraio o marzo del 2000. Qualunque essa sia ci sarà l'appello che durerà fino alla fine del prossimo anno. Poi, forse ma non è sicuro, potrebbe esserci la possibilità di andare davanti alla Corte Suprema. Nel qual caso l'iter durerà per tutto il 2001». Qualcuno ipotizza che alla fine Microsoft venga smembrata, come a suo tempo avvenne per il petrolio e la telefonia. «Oggi non ha senso speculare sui possibili provvedimenti. Che potrebbero essere di natura stutturale ma anche limitarsi a sanzioni economiche o, semplicemente, imporre comportamenti diversi». • Nel frattempo, tuttavia, Microsoft ha già cambiato dei comportamenti «Abbiamo cambiato clausole con¬ trattuali nei contratti di distribuzione del browser, il softwere per navigare in Internet. Tutto qui, poiché siamo convinti di essere nel giusto». Avete disinnescato solo una delle mine? «Nemmeno. Perchè il vero problema non riguarda la parte commerciale, ma la possibilità di innovare e inserire nei prodotti quelle nuove funzionalità che il cliente ci chiede. Se dovesse passare la regola per cui non ci sarà possibile innovare senza prima essere autorizzati, noi dovremmo ogni volta chiedere ad una autorità giudiziaria, magari lo stesso Antitrust, se la nuova funzionalità è legale o meno. E' questo il vero punto». Ma non c'è anche l'accusa di dominio del mercato, e di dannilo alla concorrenza? «Secondo lo Sherman Act il reato non è il monopolio in sè ma l'abuso che precluda alla concorrenza l'ingresso nei mercati e rappresenti un danno per i clienti. La cosa importante per noi è provare che il danno ai clienti non c'è stato, poiché la legislazione non è fatta per difendere il mercato ma i consumatori. Noi siamo dei competitor vigorosi, ma siamo certi di aver agito lealmente nella competizione. Quanto al consumatore, gl i abbiamo dato il prodotto migliore a parità di pezzo». La causa americana contro Bill Gates vi ha danneggiato commercialmente? Avete perso clienti? «No, anche perchè non ci siamo lasciati distrarre da questo processo, ma abbiamo continuato a lavorare come prima. Il bilancio chiuso al giugno scorso vede una crescita del 20/25% del giro d'affari in Italia, che è passato da 560 a 700 miliardi. E nel primo trimestre chiuso a settembre abbiamo avuto un ulteriore aumento significativo di clienti». Negli Stati Uniti ci sono stati contraccolpi? «Nemmeno lì. Basti pensare che, il mese scorso, nella tradizionale ricerca di "Fortune" sulle aziende più ammirate al mondo siamo saliti dal 3" al 2° posto». Dunque nessun titmore di finire tagliati in due? «Tutte le possibilità sono aperte, e qualunque cosa venga decisa dalla giustizia americana l'applicheremo in tutto il mondo. Ma restiamo ottimisti su come andrà a finire». Il 90 per cento dei pc usa Windows

Persone citate: Bill Gates, Mauro Meanti

Luoghi citati: Italia, Microsoft Italia, Stati Uniti