Patto all'americana per i convìventi di Francesca Sforza

Patto all'americana per i convìventi Il contratto allo studio del ministro delle pari Opportunità garantirebbe giuridicamente le coppie di fatto Patto all'americana per i convìventi La Balbo: così finalmente sarebbero tutelati Francesca Sforza Le coppie di fatto sono espressione di solidarietà e responsabilità sociale. Questo il significato dell'intervento del ministro delle pari opportunità Laura Balbo, che ha inaugurato ieri a Pisa un convegno internazionale di due giorni dedicato al tema delle unioni libere. «Ma i diritti di chi sceglie la convivenza - ha detto il ministro - non sono ancora sufficientemente tutelati. Il minimo che si può fare ò riconoscerla». In Italia sono circa un milione le persone che hanno deciso di non sposarsi pur vivendo insieme, nella stessa casa, spesso con dei figli, e il fenomeno, dal 1993 a oggi, ha conosciuto una crescita progressiva. «Lasciamo da parte gli stereotipi - aggiunge Laura Balbo - e cominciamo a interrogarci su complessità e cambiamento, tenendo presente che l'interferenza dello Stato nella vita privata dovrebbe essere minima». Per questo, il suggerimento viene dagli Stati Uniti, maestri nell'indicare strade liberali che non siano completamento libere. Loro lo chiamano «living together agreements»: si tratta di un vero e proprio contratto che stabilisce i confini delle reciproche responsabilità. Sono le parti stesse, una volta che decidono per la convivenza, a definire le questioni pratiche (case, auto, spese, figli, e altre situazioni patrimoniali). E quella loro adesione iniziale ha un valore giuridico che, all'occasione, può essere impugnato. La proposta del «patto di convivenza» e stata formulata da Maria grazia Giammarinaro, capo dell'ufficio legislativo del ministero delle Pari opportunità e dovrebbe riguardare sia le coppie eterosessuali, sia quelle omosessuali. «Perora e solo un'ipotesi di lavoro - ha precisalo Giaminarinaro - ma 6 una soluzione che ha il pregio di risovere problemi pratici e delincare una linea politica del diritto ispirata all'idea dell'autoregolamentazione delle relazioni personali». Per cui si potrebbe decidere in anticipo, ad esempio, che uno dei duo partner ha diritto ad esseri) mantenuto dall'altro nel caso non avesse o lasciasse il lavoro; che le eredità si dividono; che in caso di separazione la casa resta a uno dei due, e via dicendo. Tutti aspetti della vita quotidiana a cui, anche quando ci si sposa, non si pensa, ma che se si è sposati sono di facile soluzione (o comunque giuridicamente risolvibili), mentre se si convive no. Ma il ministro Balbo ha ragione quando dice che il riconosci- mento dello coppie di fatto non passa solo attraverso la legge (le unioni libere non nascono, in fondo, proprio in opposizione ad ogni definizione giuridica?). Si tratta, ha osservato, «di mettere in atto una molteplicità di strumenti e di sollecitare un percorso culturale. Le esperienze degli altri paesi possono dirci molto, ma siamo coscienti che nessuno ha risolto facilmente la questione delle convivenze e che ognuno ci è arrivato in modo diverso». Del resto, come dimostrano le più recenti sentenze della Corte Costituzionale o della Corte di Cassazione (che ha stabilito, ad esempio, il diritto del convivente ad ottenere il risarcimento del danno in caso di morte accidentale del partner), molti aspetti della convivenza non ancora del tutto regolamentati vengono comunque riconosciuti.

Persone citate: Balbo, Giammarinaro, Laura Balbo

Luoghi citati: Italia, Pisa, Stati Uniti