«Il governo spieghi il pasticcio albanese»

«Il governo spieghi il pasticcio albanese» Interrogazione della commissione Esteri sul ruolo di consulenti esterni negli accordi col governo di Tirana «Il governo spieghi il pasticcio albanese» Migone eAndreotti: chiarezza sui «canaliparalleli» ROMA A due settimane dalle prime denunce e da una risposta do governo che continuava a tardare, la commissione Esteri de Senato ha mantenuto la promessa ed è passata dalle parole ai fatti, mettendo nero su bianco lo obiezioni a Palazzo Chigi sulla malagestione degli aiuti all'Albania e sul caos amministrativo che condiziona i rapporti con Tirana. L'interrogazione sottoscritta ieri dal presidenti! della commissione, Gian Giacomo Migone (Ds), dai rappresentanti ilei gruppi politici di maggioranza ed opposizione e dal senatore a vita Giulio Andreotli ò un testo che non sarà facile ignorare. Palazzo Chigi e Farnesina sono chiamate a rispondere davanti alla commissione di Migone su quello che assomiglia ad un autentico pasticcio: l'ambasciata (! la delegazione speciali! diplomatica a Tirana scavalcate nella stipula degli accordi sulla coopcrazione da un consulente italiano dell'ex premier Patullili Majko (Roberto Napoli, ex dirigente Ds campano) con la collaborazione di Giuseppe Scali, numero due del Commissariato straordinario guidato da Franco Angioni, alle diretto dipendenze della presidenza del Consiglio e con un filo diretto con il sottosegretario di Palazzo Chigi, Marco Minniti. Ma non basta: l'interrogazione ha avuto luci! verde perché la commissione Esteri, dopo essere stata rassicurata dal governo sul fatto che tutto sarebbe stato rimesso a posto, si è resa conto che nulla avveniva mentre Scali era addirittura andato a Tirana a cercare i locali per un ufficio ad hoc del commissariato. Migone e la commissione Esteri con lui appaiono determinali ad andare fino in fondo: «Deve essere fatta chiarezza, devono essere ristabilite le condizioni internazionali per sviluppare i rapporti italo-albanese fra Stato e Stato» dice Migone. Ovvero non attraverso i «canali paralleli» di cui si era lamentato a lungo l'ambasciatore uscente a Tirana, Marcello Spatafora, nell'audizione che fece davanti alla commissione Esteri lo scorso 6 ottobre. In quell'occasione Spatafora non ebbe peli sulla lingua: «1 canali paralleli generano confusione», «gli aiuti italiani sembrano una variabile indipendente dalla realtà albanese e sembrano correlati invece ad esigenze di politica interna italiana», «l'affidamento del cornando della missione Nato in Albania ad un generale italiano non è stata gradita a Tirana». Difficile immaginari! giudizi più severi, la cui valutazione e ora nelle mani dol nuovo ambasciatore, Mario Uova, ex consigliere diplomatico e stretto collaboratore di Walter Veltroni. Per sciogliere l'intricata matas¬ sa la commissione Esteri chiede di fare online istituzionale: restituire all'ambasciata le sui; competenze, affiancare la delegazione speciale all'ambasciata, non rinnovare il mandato (in scadenza a dicembre) al Commissariato straordinario di Franco Angioni, assegnare alle persone di D'Alema e Dini la presidenza del comitato interministeriale (e non dunque a Minniti), richiamare da Tirana il «consigliere italiano del premier» visto che Majko se ne è dovuto andare lasciando il posto al sucessore Ilir Meta. Sta ora a Palazzo Chigi e Farnesina rispondere ed è prevedibile che se non lo faranno la pressione (e le rivelazioni) del Parlamento potrebbero aumentare. Sempre ammesso che Franco Angioni accetti senza fare resistenza di terminare l'incarico. Ieri Scali, suo vice, ha mostrato i denti negando gli addebiti sollevati da Migone. Sull'opera del governo in Albania tira aria di tempesta che, questa volta, sembra assai più forte di quella sollevata dai singoli episodi di sperperi e ruberie registrati durante l'Operazione Arcobaleno. [m.mo.) Qui sotto Gian Giacomo Migone A destra il ministro Dini