Cossiga pronto a mini-intese con il Polo

Cossiga pronto a mini-intese con il Polo Su temi come la giustizia il senatore in aula potrebbe votare con l'opposizione Cossiga pronto a mini-intese con il Polo Ultimo avviso per il premier: «Noi siamo stufi» Maria Teresa Meli ROMA «D'Alema ha la sicumera della disperazione». Raccontano che Francesco Cossiga abbia riassunto così, ai suoi, 1 esito dell'incontro con 0 presidente del Consiglio. Probabilmente, l'ex Picconatore ha calcato un po' la mano, ma è vero che il premier vive giornate molto delicate. Non per niente raccontano anche che la frase che affiora più spesso sulle labbra dell'inquilino di palazzo Chigi sia questa: «Non voglio tirare a campare, però non intendo nemmeno tirare le cuoia». Desideri più che legittimi, entrambi, benché sia difficile realizzarli tutti e due. La situazione, all'interno della maggioranza, appare infatti alquanto precaria. Al punto tale che la settimana scorsa D'Alema aveva pregato Luciano Violante di avvertire i capigruppo di Montecitorio che mercoledì 10 novembre sarebbe venuto in aula per un dibattito politico. Poi, visto l'andazzo che avevano preso le sue consultazioni, il premier ha innestato la retromarcia: adducendo come giustificazione gli impegni internazionali (il summit socialista di Parigi), ha fatto slittare l'appuntamento e cambiare il contenuto della discussione. Alla Camera, com'è, del resto, farà il 13, al Senato, interverrà sulla finanziaria. Segno evidente che lo cose vanno maluccio. Del resto, lo scontro politico in seno al centro sinistra non si è placato. Anzi, il clima è peggiorato. Cossiga, ieri, è tornato alla carica, prendendosela con Folena, il quale, la sera prima, al T3, commentando alcune dichiarazioni dell'ex presidente, aveva detto che gli italiani sono stufi di concetti astratti. Naturalmente, il leader del neonato Upr (la nuova "veste" dell'Udr) parla al coordinatore diessino perché il premier intenda. «Siamo noi - ha detto Cossiga - a essere stufi di Folena e del suo compagno Leoni. Siamo stufi di storicizzare tutto: il dossier Mitrokhin, la rete di spionaggio sovietica costituita in Italia negli anni Novanta e i cui procedimenti penali furono stranamente archiviati. Siamo stufi che si debbano storicizzare i quattrini frutto dei traffici più o meno leciti del Pei. Siamo stufi, e l'onorevole D'Alema farebbe molto bene a preoccuparsene». Insomma, Cossiga non demorde, e anche la sua telefonata a Berlusconi è un segnale. Non che l'ex presidente intenda cambiare campo, nient'affatto, piuttosto lancia un avvertimento al premier: con il Polo sono possibili convergenze su alcuni punti, come quello della giustizia, che spaccherebbero la già malridotta maggioranza. Come se non bastasse, anche l'Ulivo2 cammina a fatica. La settimana prossima dovrebbe esserci un vertice ulivista, ma le resistenze dei popolari a buttarsi in un'avventura, dalla quale si tengono fuori sia Cossiga che Boselli, restano tutte. Tant'ò vero che il segretario del Ppi, Pierluigi Castagnetti, in un'intervista al Messaggero, non ha escluso la possiblità di azzerare tutto, di eambiar nome all'Ulivo (che, appunto, ha detto il leader di piazza del Gesù, ò «nome proprio di una cosa che non c'è più»), nel caso in cui il costituendo Trifoglio voglia essere della partita. Un altro problema, e non di poco conto, riguarda i diessini. Veltroni continua a ripetere: o D'Alema o morte. Però, quando si entra nei dettagli, precisa che i voti della Quercia non sono disponibili a unirsi a quelli del Polo, né a sostenere esecutivi tecnici o istituzionali. Ma questo al premier non basta. I voti diessini non devono andare nemmeno a un altro governo di centro sinistra (perché è di quello che si ragiona, nel caso di una caduta dell'attuale premier) e quindi D'Alema vuole un pronunciamento più chiaro anche dal congresso ds. Il ballon d'essai di Amato lanciato da Cossiga (contro cui si e scagliato Mastella) proprio a quello allude: a un cambio di premier, ma non di maggioranza. L'inquilino di palazzo Chigi, a quel punto, preferisce le elezioni. Ora le agita come minaccia nei confronti degli alleati, però, chissà, se la Cassazione desse il via libera al referendum elettorale (la decisione verrà presa entro il 15 dicembre), anche i partiti più piccoli, adesso renitenti alle elezioni, ma ancor più allergici al maggioritario, potrebbero cambiare idea. E allora D'Alema esaudirebbe il primo dei suoi desideri. Quanto al secondo, deciderebbero le urne. Dall'ex capo dello Stato una nuova «minaccia» dopo i contatti con Berlusconi Il leader dell'Udeur Clemente Mastella Ieri si è schierato contro l'ipotesi di un governo-Amato avanzata il giorno prima da Francesco Cossiga A sinistra il presidente del Consiglio D'Alema A destra l'ex Capo dello Stato Cossiga

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