Sfida di Barak allo Shin Bet di Aldo Baquis

Sfida di Barak allo Shin Bet I servizi segreti temevano un attentato. I familiari dell'ex premier assassinato 4 anni fa: continuano a nasconderci la verità Sfida di Barak allo Shin Bet Commemora Robin parlando allafolla Aldo Baquis TEL AVIV Protetto da misure di sicurezza senza precedenti, il premier laburista Ehud Barak ha ricordato ieri la figura di Yitzhak Rabin nel quarto anniversario della sua uccisione da parte di uno zelota di estrema destra, Igal Amir, che voleva bloccare il processo di pace con i palestinesi. «Siamo venuti qua per dire: Basta con la violenza politica» ha detto Barak nel punto dove Rabin fu abbattuto dai proiettili dell'assassino, nel parcheggio posteriore del municipio di Tel Aviv. «Siamo venuti a dire: Malgrado tutto, la pace andrà avanti». Ignorando gli avvertimenti dello Shin Bet, il servizio di sicurezza interno, Barak non si è accontentato che la sua immagine fosse trasmessa a circuito chiuso su un maxi-schermo di fronte al municipio e ha poi voluto arringare di persona la folla dal palco, protetto da un podio anti-proiettile. «Non abbiamo paura di nessuno», ha assicurato. L'anniversario della uccisione di Rabin ha fornito l'occasione ai suoi familiari per manifestare in pubblico - per la prima volta - i dubbi che li divorano circa le numerose anomalie verificatesi subito dopo gli spari, che lasciano supporre che l'assassino - che sconta l'ergastolo - fosse solo una pedina in un ingranaggio più vasto, rimasto nell'ombra. In una serie di interviste i figli di Rabin, Dalia (parlamentare nel partito di centro) e Yuval hanno detto che non si daranno pace fintanto che non avranno ricevuto risposte esaurienti a una lunga serie di interrogativi: in pratica, hanno invocato che sia indetta una nuova commissione di inchiesta incaricata di concludere il lavoro di ricerca iniziato nel 1996 dal giudice Meir Shamgar. In particolare Dalia Rabin-Filosof si chiede come mai gli agenti dello Shin Bet non abbiano freddato Amir subito dopo il primo sparo (esplose tre colpi di Beretta) ma piuttosto abbiano gridato: «E' a salve, è a salve». Si domanda poi a cosa siano dovute forti discrepanze in documenti medici relativi alla morte del padre. In uno di essi si menziona ima ferita al ventre che non poteva essere causata da Amir perchè questi si trovava alle spalle del premier. La figlia di Rabin denuncia quindi il silenzio della stampa («La televisione commerciale preparò un'inchiesta approfondita sugli interrogativi del "caso Rabin", ma non l'ha mai mandata in onda») e si dice sbigottita per aver appreso che uno degli estremisti distintisi nell'invocare la morte del padre nel 1995 era «attivato dallo Shin Bet». Allude ad Avigdor Askin, che una settimana prima dell'attentato condusse di fronte alla casa di Kabin una cerimonia cabalistica (Pulsa de mira) in cui invocò l'intervento di angeli sterminatori che traffiggessero con le loro spade dardeggianti il premier perchè voleva la pace con i palestinesi. Askin agiva per conto dei servizi segreti, rivela Dalia Rabin: «Ma a che scopo?». Ad accrescere la polemiche è giunta la divulgazione, via Internet, di un documento della magistratura, vecchio di tre anni. Da esso si apprende che per proteggere un agente dello Shin Bet infiltratosi nell'estrema destra (Avishay Raviv), fu condannato in suo posto per violenze in luogo pubblico un giovane innocente. Il deputato di adestra Beny Eilon ha chiesto ieri al fgiudice della Corte Suprema, Dorit Beinish, di farsi da parte fintanto che non sia fatta piena luce sul suo molo nella vicenda. II premier israeliano Barak aiuta Dalia Rabin figlia dell'ex primo ministro ucciso ad accendere una candela

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