Elisabetta alla guerra d'Australia

Elisabetta alla guerra d'Australia LE ULTIME VESTIGIA DELL'EX IMPERO Elisabetta alla guerra d'Australia Domani referendum sulla Repubblica, favorita la Regina reportage Giovanni Cerniti inviato aSYDNEY_ FOSSE solo per lei, Sua Maestà In Regina Elisabetta II, sarebbe diverso. «Ma davvero noi vogliamo questo qui?», titola il settimanale «The Bulletin» sul fotomontaggio del Principe Carlo incoronato He, l'espressione più o meno da fesso e il sorriso della cura Camilla che sbuca dalla copertina. Domanda il referendum: volete voi cittadini d'Austi ali.i continuare ad essere sudditi della Corona, sia pure alla lontana? oppure scegliete la repubblica, l'indipendenza dopo 99 anni, e un vostro Presidente da eleggere? Dicono i sondaggi: si, per l'80% la monarchia sa di vecchio, di inutile e cambiare si deve. Diranno forse gli elettori, domani: meglio di no, meglio non rischiale: e poi perché il Presidente verni eletto solo dai parlamentari e non dui cittadini? Eppure il \2 febbraio 1998, quando la Convention Costituenti: ;ivev;i deciso questo referendum, l'addio alla regina sembrava certo. Sondaggio d'allora: 55 contro 42. Sondaggio di un mese fa, 71) coniro 3(1. Sondaggio di l'ine ottobre: 40 a 40 e per i bookmaker di Sydney sarebbe già finita, referendum respinto. Anche perché non busta la maggio¬ ranza dei voti, deve [lassare in almeno quattro dei sei Stati della Federazione Australiana. Precedenti? In un secolo, su 42 referendum ne sono passati appena otto. Il Si è dei repubblicani di Maicom Turnbull e dell'opposizione laburista. Il No e dei monarchici, che qui sono appena il 20%, e dei conservatori al governo. Si chiamano «No Republic», e nella loro campagna elettorale, aggressiva e spregiudicata, aggiungono: «No a questa Repubblica». Con astuzia, nessun riferimento diretto alla monarchia. L'Arp, l'Australian Republican Movement, ammette qualche difficoltà: «Purtroppo - spiega Antony Cocchiaro, 52 anni, medico, segretario dei repubblicani di Adelaide - il nostro Primo Ministro e riuscito a formulare un quesito ambiguo. Noi volevamo un referendum secco, si o no? E invece e venuto fuori un pasticcio e c'è chi non capisce più niente». L'avvocato John Howard, il primo ministro conservatore, è un monarchico che stu coperto. Sarà merito suo se Elisabetta II resterà ancora reginn d'Australia, se nel 2000 potrà inaugurare le Olimpiadi di Sydney, se i repubblicani non passeranno. S'è inventato un quesito all'italiana, contraddittorio e confuso, sufficiente però a spaccare il blocco repubblicano: chi dice no alla Corona vota si ad una forma di repubblica che non pince. Il Presidente, ad esempio, su proposta di un Comitato di Saggi viene eletto solo dai parlamentari e non dai cittadini. Poteri ne ha pochi o nessuno, mentre il Primo Ministro lo può far decadere quando vuole con un decreto. «Un attimo - interviene Cocchiaro - Questo lo vuol far credere la propaganda monarchica. E' falso, non è cosi». Ma cosi, almeno secondo i sondaggi, l'hanno capita i 12 milioni e 300 mila australiani che andranno al voto obbligatorio. Ancora Cocchiaro, italo-australiano di Benevento: «Il Presidente; potrà essere cacciato solo se collimiate reati. Visto com'è la loro campagna? Dicono che cambieremo la bandiera e la Regina verrà tolta dalle nostre monete, Tutte balle». Saranno balle, ma Cocchiaro non è ottimista. Certo, «per 1*80% la Regina è un simbolo inutile». Certo, «il 30% sono immigrati e faticano ad identificarsi nella Corona». Ma è altrettanto vero che John Howard sa toccare le corde giuste del conservatorismo australiano: «Perché cambia- 9 re?». La sede di «No Republic» è all' 11° piano di un grattacielo in Macquerie Street. Cinque stanze tutte blu, come il loro simbolo. David Elliot, 29 anni, capelli biondi e corti, fisico da marine, è lo spiccio direttore della campagna elettorale. Attorno, tra scatoloni di adesivi e computer, si muovono anziane signore e veterani di guerra. Per sette anni capitano nell'esercito, Elliot è uno che dà ordini e si sente vicino alla vittoria. «Penso che vinceremo - e ride - perché l'elettorato è piuttosto confuso. Con un voto si vorrebbero introdurre 69 modifiche nella nostra bella costituzione». Scusi capitano, ma non è che li avete confusi voi? «Noi? Sono loro nel caos, e quando l'elettore se ne accorge sceglie di non cambiare e vota No». Anche la sede dell'Arp è all' 11 ' piano, al 60 di Park Street, stessa zona del centro di Sydney, cinque stanze tutte gialle come il loro simbolo, stessi scatoloni e computer, e però gioventù, allegria, ironia. John Hawker, 38 anni, capelli rossi e lentiggini, dirige la campagna del Sì. Racconta che è appena capitato un fattaccio: «Ci hanno intossicato il sistema di computer e il centralino del telefono! I "Patrioti per la Monarchia" hanno mandato il virus con una e-mail! Stanno proprio esagerando. Che ci troveranno poi in Carlo e Camilla?». Ma anche Hawker lo sa bene: è l'altro aspetto che conta di più, la nuova forma di Repubblica con il Presidente eletto solo dai Parlamentari. Uno come Ted Mack, il repubblicano che potrebbe essere il Pannella d'Australia, ha già detto che voterà no. Il premier Howard, martedì 27 ottobre, ha spiegato che voterà no a questo referendum «inutile», già costato 150 miliardi di lire: il giorno dopo i bookmaker di Sydney hanno chiuso le scommesse, la vittoria del No è data 11 contro 4 e dovrebbe passare solo in due Stati. Andrà così? «Se non passa prevede Franca Arena, 61 anni, genovése, una delle fondatrici del Movimento repubblicano - sarà una tragedia. Ci rideranno dietro...». Non resta che attendere le ultime ore di campagna elettorale in tv. C'è Canale 7 di Rupert Murdoch, repubblicano dichiarato. C'è Canale 9 di Kerry Parker, che potrebbe essere il Berlusconi d'Australia se qui non esistesse la legge sul conflitto d'interessi. I loro giornali sono tutti per il Sì. Basteranno? «La Monarchia non costa niente, il Presidente bisognerebbe pagarlo», dice l'ultimo spot di Elliot. «Siamo grandi, abbiamo raggiunto l'età per la patente e uscire di casa - risponde quello di Hawker -. Scegliamo un Presidente tutto nostro, australiano. Oppure resteremo monarchia fino alla fine del mondo, con Carlo e Camilla. E questo che volete?». E forse finirà così. Per L'80% della popolazione la monarchia è vecchia e inutile, ma pochi vogliono rischiare un «salto nel buio» L'ultimo spot tv dei «conservatori» dice: la Corona non costa nulla, il Presidente dobbiamo pagarlo Il capo dello Stato non avrebbe poteri e sarebbe eletto dal Parlamento Così voteranno no anche molti repubblicani convinti Dimostrazione repubblicana al municipio di Sydney. In basso, i «il prossimo re d'Australia» e «la Monarchia» sono «ricercati» perché «dispersi in azione nel dibattito» sul referendum I 9 3^*? yO<