Il peccato originale della nuova Europa di Barbara Spinelli

Il peccato originale della nuova Europa DIECIANNI DALLA CAPUTA DEL MURO In Germania come altrove non c'è stata l'inappellabile scomunica che ha messo al bando il nazifascismo Il peccato originale della nuova Europa La mancata condanna del totalitarismo comunista inchiesta Barbara Spinelli continua dalla prima inviata a BERLINO E CCO, si sentiva heimatlos: orfana di radici, di riferimenti, di cornice. La sua nuova condizione di spaesata, nella democrazia liberale e capitalista tedesca, era divenuta per l'ex dissidente un insopportabile peso». Di spaesamento, di Heimatlosigkeit, parla in più punti il filosofo Heidegger. E' lo stato d'animo cui è destinato l'individuo isolato: che non ha più patria nella terra che ormai abita sbadatamente, nel Luogo cui non riesce più a dare un nome. Più generalmente, lo Spaesato non ha più patria nell'Essere. E' questo sentimento, secondo Gauck, che spinge molti tedeschi dell'Est a cercare rifugio nell'utopia immacolata, singolarmente impermeabile ai fatti, immune da ogni responsabilità storica, che i postcomunisti tedeschi pretendono di incarnare ancor oggi, a dieci anni dalla caduta del Muro e a dispetto di tanti Libri Neri. Tra l'89 e il '90, a Praga, il filosofo Hajdanek mi disse cose simili: «La psicologia conosce questo stato d'animo. Accade spesso che il prigioniero sia spaventato dall'inedita condizione di libertà e di responsabilità, in cui viene gettato. E piano piano comincia ad avere nostalgia -della prigione; del recinto. Accadrà così ovunque, nelle nazioni ex comuniste: la libertà1 riconquistata procurerà bofferenze e sforzi che faremmo male a occultare». Joachim Gauck aggiunge che tutto questo patire e rimpiangere si poteva conoscere, qerto, ma che non è stato fatto abbastanza per farvi fronte e resistergli con una pedagogia della libertà. «Anche dopo il nazionalil rimpianto, Lsocialismo restò per lungo tempo. Nel 1948, il 57 per cento dei tedeschi continuava a dare un giudizio positivo sul nazismo: l'idea di Hitler era stata buona anche se mal realizzata, ripetevano gli interrogati nei sondaggi. Solo il 16 per cento biasimava il passato in modo netto. Ma progressivamente, i tedeschi furono influenzati dalla barriera di condanna generale, inappellabile, che venne innalzata contro il nazifascismo in Repubblica federale e nel mondo. Furono influenzati da quello che toccò loro ascoltare, rivivere, ammettere, nei processi contro i crimini hitleriani. E' precisamente questa barriera dell'interdetto che non esiste, in connessione con il comunismo. Non osano elevarla le socialdemocrazie, che soprattutto in Germania hanno sempre preferito gli abboccamenti con i dignitari comunisti al dialogo con le opposizioni democratiche dell'Est, negli anni della distensione. Non osano gli storici, che rischiano l'ostracismo appena osano paragonare i due totalitarismi del secolo. C'è una fierezza del peccato in Germania - un Sùndenstolz, è stato detto - che impedisce ai tedeschi di vedere e debellare altri peccati, passati o presenti. «Che per lungo tempo, fino alla guerra della Nato nel Kosovo, ha permesso loro una sorta di astinenza politica, di non intervento nelle ore buie della storia». Amaro, Gauck accenna alla «terribile inefficacia del messaggero», del testimone: è il senso di inefficacia provato da Jan Karski, che «in un altro contesto, nel '42, si incaricò di riferire agli anglo-americani i piani di sterminio degli ebrei che Hitler stava attuando in Polonia. Non gli credettero. Ciò che udirono parve loro inconcepibile. Il medesimo destino sembra incombere sui testimoni dell'esperienza comunista, con la differenza che i Muri non sussistono da tempo e i crimini commessi in nome di quell'esperienza sono conosciuti da tutti». Un attegchesugli onei Balc E' come se l'inefficacia di Karski si perpetuasse all'infinito, nel caso comunista: il messaggero di sciagure, il testimone, non intacca né le fedi, né le utopie, né quelle che tuttora vengono chiamate le buone intenzioni del comunismo. Con questa eredità difficile entriamo nel prossimo millennio: con un atteggiamento non chiaro, sempre emiplegico, sui due totalitarismi del Novecento. Con una confusione mentale che rallenta le nostre vigilanze a cospetto degli orrori che si ripetono e dei Muri non ancora caduti: ieri nei Balcani, oggi in Cecenia. E non è una condizione esclusivamente tedesca. Secondo Gauck, l'insistenza sull'unicità dell'orrore nazista ha radici non veramente approfondite. In lingua tedesca unicità si dice Einmaligkeit: il che vuol dire che l'evento si è prodotto solo una volta, che non può ripetersi. E' una specie di buco nero per eccellenza. E' il punto più basso in assoluto, che la storia possa conoscere e toccare: «E' per questa via che surrettiziamente viene resuscitata l'idea di una storia provvidenziale e messianica, di cui il comunismo resta il depositario. In maniera subdola, il punto assolutamente più basso si trasforma in punto fermo della storia, a partire dal quale è nuovamente possibile immagi- nare una linea diritta, un fine di redenzione sociale e politica. La strana immunità di cui godono gli eredi dei regimi orientali e l'idea comunista, non soltanto nell'ex Germania rossa, ha queste radici pseudoreligiose, o postreligiose. Nasce da questo rifiuto di studiare la natura della minaccia totalitaria nelle diverse forme che essa ha assunto in passato e continua ad assumere nel presente». Ha affermato una volta lo storico Reinhart Kosellek che la storia è scritta in realtà dai vinti, contrariamente a quello che si crede: sono gli sconfitti assai più dei vincitori - che hanno un enorme bisogno di capire quel che è loro accaduto, di giustificare orrori o errori cui hanno consentito. Nel caso del comunismo l'osservazione di Kosellek sembra appropriata, e l'impressionante successo europeo e mondiale del libro di Eric Hobsbawm sul Secolo breve (edito da Rizzoli) lo conferma. Hobsbawm non occulta i Gulag, i crimini comunisti. Ma per lui resta il fatto che «senza i Gulag non sarebbe stata possibile la rapida industrializzazione della Russia, né l'estrazione del nickel dalle regioni artiche». Il costo umano del comunismo è stato insopportabile, «non meno insopportabile della schiavitù». Ma i fini per i quali è stato pagato un sì alto prezzo mantengono in qualche modo la propria nobiltà, e non permettono di parlare di totalitarismo rosso, di pulsioni genocidarie, di esclusione - anche ad opera dei comunisti e non solo dei nazisti - «di una parte dell'umanità dall'umanità ritenuta ideale» (intervista a Robert Maggiori, Liberation, 28-10-99). Il libro di Hobsbawm accenna in sole due righe al patto Hitler-Stalin, tace sul ritardo con cui i comunisti francesi entrarono nella Resistenza, non sembra turbato da quel che è accaduto nella foresta di Katyn, presso Smolensk, nell'aprile '40: il massacro su ordine di Berja e Stalin dell'elite militare della Polonia (4.500 ufficiali, prigionieri dal '39 nei campi russi, freddati con un colpo di pistola alla nuca e senza processo, cui vanno aggiunti 10.500 militari fucilati a Piatichàtki e Twer). Massacro contrabbandato per decenni come crimine nazista, e le cui responsabilità sono state ammesse dai comunisti sovietici solo in era gorbacioviana, nell'aprile '90. Il silenzio degli Alleati occidentali su Katyn è il fondamento - immorale - su cui si basò la spartizione dell'Europa a Yalta. In questi giorni in Germania si discute molto di analoghi eccidi di massa, commessi ai confini orientali della Polonia dalla Nkvd (la successiva Kgb) e attribuiti ancor oggi ai nazisti. Se ne parla a proposito di un'esposizione fotografica sui crimini delle forze armate tedesche, che ha avuto un grandissimo successo ( 860.000 visitatori in 32 città tedesche) ed è stata contestata dalle estreme destre e dalla democrazia cristiana di nvece rattando ell'Est bavarese. L'esposizione si è rivelata educativa ed utile, perche ha chiarito in maniera spettacolare, fruttuosa, il ruolo che ebbero i soldati della Wehrrnacht nella politica di sterminio. Ma anche qui è stato necessario che il Muro cadesse e che gli studiosi orientali potessero farsi sentire in Occidente, perche la verità completa venisse alla luce. E la verità completa è slata raccontata da uno storico polacco, Bohdan Musial: almeno nove fotografie dell'esposizione non ritraggono crimini tedeschi contro l'umanità, ma analoghi elimini commessi dalla Nkvd su online di Berja. A migliaia, nei giorni in cui Hitler iniziò l'invasione della Russia, furono massacrati «elementi ostili al socialismo» e «nemici di classe», prigionieri dell'Urss: ucraini, bielorussi, baltici, polacchi, ebrei, provenienti da cittadine come Tarnopol, Leopoli, Zloezow (oggi Soiotchiv). Czortkow (Musiai, Frankfurter Allyemei ne. 30-10-99). ' Tutto questo tacere e giustificare non è privo di conseguenze, per l'Europa che si è andata ricostruendo dopo l'89. Le deva stazioni prodotte dal comunismo sono state sottovalutate, e ci srtn voluti dieci anni perche gli occidentali capissero il pericolo rosso-bruno che avevano di fronte in Serbia, o le immani difficoltà delle ricostruzioni democratiche. Gli stessi negoziali per l'allargamento dell'Unione sono stati ritardati, lasciati in mano a esperti economici, e solo oggi se ne riconosce l'urgenza politica, strategica. D'altronde si continua a parlare di allargamento (piando l'unica parola legittima sarebbe «riunifìcazione», come per la Germania liberata dal Muro. Si patteggia infine con i paesi dell'Est trattandoli spesso come nazioni inferiori, con comportamenti da coloni, senza rendere omaggio alle resistenze antitotalitarie che hanno alle spalle. Le trattative sul risarcimento dei polacchi trascinati nei campi di lavoro nazisti, per esempio, avvengono direttamente tra Repubblica federale, imprese tedesche, autorità americane. La Polonia, che pure è la prima interessata e sta per entrare a pieno titolo nell'Unione, è scandalosamente tenuta fuori dalle discussioni, nonostante le critiche severe, e risentite, espresse dal suo ministro degli Esteri Geremek. Così, dieci anni dopo la caduta del Muro, il vero lavoro aspetta di esser cominciato. Il lavoro sul passato, affinché la memoria diventi feconda per l'edificazione del presente e non sia solo un regolamento dei conti e un affare di politiche partitiche interne. Il lavoro sull'Europa, cui si chiederà di crescere nel ricordo dei due totalitarismi che hanno snaturato la civiltà del vecchio continente. Il lavoro sull'idea della storia, che non è una nuova linea provvidenziale e diritta che parte da Auschwitz e va verso un mondo migliore, ma è - come sempre - un precipitare in abissi successivi che ogni volta tocca guardare, denunciare, e fronteggiare. Nessun rifugio patrio, nessuna solida cornice, nessun libro confortevole sul secolo che sta finendo è in grado di risparmiare agli europei questo compito incessante. (4. Fine - Le precedenti puntate sono state pubblicate il 24, il 27e il 31 ottobre) Un atteggiamento equivoco che rallenta la vigilanza sugli orrori che si ripetono nei Balcani come in Cecenia E si continua a parlare di allargamento dell'Ue invece che di riunifìcazione, trattando da coloni con i Paesi dell'Est Nel suo libro di enorme successo, «Il secolo breve», Eric Hobsbawm sostiene che senza i gulag la rapida industrializzazione della Russia non sarebbe stata possibile '■>"> X ... ' mmtm Militari della Ddr scrutano il confine tra le due Germanie