«Una rivoluzione necessaria, ma dolorosa» di P. Bat.
«Una rivoluzione necessaria, ma dolorosa» «Una rivoluzione necessaria, ma dolorosa» L'autore: l'opinione pubblica non resistette al fanatismo B RUNO Vespa, dica qualcosa sui suo .«metodo». '«Quale metodo, di grazia?». Insomma, i suoi libri sono farciti di testimonianze inedite. I protagonisti della politica, dell'economia, della magistratura le raccontano sempre particolari sconosciuti, risvolti segreti, considerazioni originali. Come fa a non cedere albi tentazione tipica dei giornalisti di spendere e bruciare subito tutto quello che hanno? «Io raccolgo come una formici)ina. Mi soffermo sui dettagli, chiedo ai miei gentili interlocutori di chiarire un punto, di illuminare un angolo ancora oscuro. Faccio come il cercatore di mine al termine di una battaglia. Arrivo quando gli altri sono andati già via e mi metto alla ricerca delle mine inesplose. Che poi maneggerò con molta cura, consapevole del loro valore. E' vero, i giornalisti tendono a giocarsi quello che hanno tutto e subito. In raccolgo, conservo, uso le testimonianze raccolte nei libri che scrivo magari dopo mesi e mesi. Qualche volta sono stato «bruciato» io perché qualche collega è arrivato sulle mie stesse mine e non ha aspettato prima di farle brillare. Lì per lì la cosa mi addolora. Ma alla lunga l'attesa paga». Leggendo questo suo ultimo libro, Dieci anni che hanno sconvolto l'Italia, si ha l'impressione che lei abbia gerarchizzato di più i fatti raccontati, separando con più nettezza i fatti importanti da quelli decisamente minori. «Spero che la sensazione sia giusta. Per esempio nella ricostruzione di Mani Pulite mi sono accorto di dover maneggiare un materiale che, colto nella sua interezza, non credo sia stato valutato ancora nelle sue giuste dimensioni. Ha scritto Francesco Mi siani in Toga rossa che in quegli anni era possibile attraverso le azioni giudiziarie «stroncare chiunque». La storia di Mani Pulito è la storia di una rivoluzione forse necessaria ma che ha lasciato sul terreno anche carriere distrutte, sofferenze. L'opinione pubblica italiana non è che abbia saputo resistere bene alle tentazioni del fanatismo». Vespa, lei racconta di quando nel 1993, trovandosi a San Giovanni e assistendo a un incontro tra Scalfaro e il Papa all'indomani della notte delle bombe, lei, da poco estromesso dalla direzione del Tgl, mandò sì un servizio ma senza volto perché «in azienda si riteneva che il mio volto fosse impresentabile». «Un dettaglio, per carità, ma rivelatore di un clima. Per sdrammatizzare ricordo di una volta che, qualche anno dopo, peroravo davanti a un collega di "Italia radio", emittente vicina al pds, la causa della Rai e mi chiedevo retoricamente "qualcuno forse ha subito in Rai problemi di natura politica? ". Lui mi rispose: "tu". Confesso: mi commossi», [p. bat.]
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