Il traghetto nascondeva un altro morto
Il traghetto nascondeva un altro morto Atene, forse non è un clandestino. Cominciato il rientro dei passeggeri scampati all'incendio Il traghetto nascondeva un altro morto L'undicesimo cadavere era a bordo di un camion ATENE La stiva dnl traghetto PatrassoAncona incendiatosi lunedi sera nascondeva ancora un cadavere: un altro uomo morto per asfissia è stato trovato ieri mattina su un camion. Non è ancora chiaro se si tratti di un altro clandestino curdo, come i dieci trovati morti martedì mattina nei garages della nave. Pare che quest'ultimo fosse al posto di guida di un camion. E c'è un altro piccolo giallo. Due passaporti greci sono stati trovati vicino ad alcuni dei curdi morti. 1 passaporti sono al vaglio delle autorità greche per scoprire se siano autentici e, quindi, rubati o contraffatti dalle organizzazioni criminali che gestiscono il traffico degli immigrati curdi verso l'Europa. Un documento è intestato a una donna che abita nel quartiere periferico di Vironas, ad Atene, e l'altro ad un uomo residente a Chania, sull'isola di Creta. Ieri è cominciato il rientro dei 307 passeggeri del «Superfast III», imbarcati in serata su una nave diretta ad Ancona. L'arrivo è previsto per oggi alle 14. Un rientro non senza polemiche, per auto e bagagli lasciati sull'imbarcazione incendiata. La società proprietaria del traghetto ha fatto sapere che farà il possibile per far riavere ogni cosa al più presto. Duecento curdi continuano il «sit-in» al porto di Patrasso perchè sia fatta luce sulla morte degli 11 compatrioti e protestano contro i trafficanti che lucrano sul loro disperato bisogno di emigrare. Un esercitoci disperati, provenienti a migliaia ogni anno da Iraq e Turchia con documenti per l'espatrio precari, hanno chiesto l'intervento dell'Alto commissariato dcll'Onu per i rifugiati (Unhcr) per le «condizioni disu¬ mane» in cui sono costretti dalle organizzazioni mafiose che promettono loro di trasportarli fino in Germania o in Svizzera, passando per l'Italia. Alcuni hanno detto di avere sborsato dai 3.000 ai 5.000 dollari (5-9 milioni di lire) per arrivare in Grecia, ma il prezzo per la meta finale è di 10 mila dollari per un viaggio in cui si rischia la vita a ogni passo. La prima tappa è l'arrivo in Grecia con documenti turchi temporanei o falsi attraversando il corso impetuoso del fiume Evros. Ci sono però i campi minati (nei giorni scorsi 6 curdi sono morti e altri 7 sono rimasti gravemente feriti) e In pattuglie di confine. E c'è poi l'imbarco verso l'Italia, a volte dall'Albania con gli scafisti, o nascosti in celle frigorifere o nei doppifondi dei tir, oppure il rischio di deportazione se si tenta l'imbarco «regolare» con documenti falsi. L'approdo è sulle coste della Puglia. Da dove arriva un nuovo allarme. «In Grecia ci sono ottomila iracheni pronti a raggiungere l'Italia. Ce lo hanno raccontato gli immigrati che abbiamo ospitato. Credo che fino ad aprile dovremo fare i conti con un'ondata massiccia». Don Cesare Lodeserto, direttore del centro di accoglienza Regina Pacis di Lecce, racconta che novembre e dicembre sono i mesi propizi per l'esodo. «In prossimità del periodo natalizio, tra la Turchia e la Grecia la vigilanza alla frontiera è minore e si affollano camion che trasportano immigrati. Non a caso oggi il Regina Pacis è zeppo, oltre 600 persone. La gran parte degli arrivi in questo periodo è rappresentato dagli iracheni. Ma in realtà, per ottenere un permesso di soggiorno, si spacciano per iracheni anche libanesi, egiziani, siriani, giordani, palestinesi». [autor.] Dalla curia di Lecce un nuovo allarme: 8 mila iracheni sono pronti a raggiungere le coste pugliesi. I centri di accoglienza sono stracolmi Il traghetto greco sul quale hanno perso la vita 11 clandestini A sinistra, un gruppo di curdi appena sbarcati con i carabinieri
Persone citate: Cesare Lodeserto
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