Kgb, un monsignore tra gli 007 in Vaticano? di Francesco Grignetti

Kgb, un monsignore tra gli 007 in Vaticano? No comment della Santa Sede. E non trova conferme il piano sovietico per eliminare il Papa Kgb, un monsignore tra gli 007 in Vaticano? Dai documenti ceki esce il nome del nunzio a Mosca Francesco Grignetti ROMA Il Vaticano non commenta le rivelazioni su un presunto ruolo del Kgb nell'attentato al Papa. Nessuna parola nemmeno per il caso del vescovo John Bukouvsky, attuale nunzio a Mosca, americano di origine slovacca, che sarebbe stato reclutato dal Kgb e che gli agenti comunisti ceki - è Praga la fonte dell'informazione, raccolta nel 1990 dai nostri servizi segreti - consideravano una protezione per chi di loro si fosse trovato in difficoltà in Italia o in Austria. Ma intanto la documentazione sugli 007 cecoslovacchi, che i servizi segreti italiani hanno accumulato autonomamente dal 1990, è giunta tutta alla commissione Stragi. I parlamentari hanno scoperto così due informative del 1990, una del Cesis e l'altra del Sismi, che riguardano il Pontefice. Entrambe furono inviate al giudice Rosario Priore, che ha indagato sull'attentato contro Karol Wojtyla e sulla cosiddetta «pista bulgara» senza riuscire a trovare prove di un complotto sovietico. Si tratta del cosiddetto «piano Pop» del Kgb per screditare e spiare il papa polacco, che non esclude la sua «eliminazione fisica», e l'operazione «Casaroli» per intercettare le comunicazioni dell'allora segretario di Stato vaticano. E dagli Usa giungono altre carte: sono le relazioni dell'ambasciatore Richard Gardner al Di¬ partimento di Stato, in pieno caso Moro, che lamenta la «disinformazione e le speculazioni dell'Urss». L'ambasciatore scrive: «Se qualcuno non può escludere il coinvolgimento della Cia nel caso Moro, nessimo può negare il ruolo del Kgb». Ma tutta la materia sta diventando sempre più incandescente. Il senatore Giovanni Pellegrino polemizza: «La Cia ha de-secretato solo alcune carte. Ho quindi l'impressione che sia in corso una vasta manovra volta a farci conoscere una mezza verità. E rifletto che alla mezza verità corrisponde una mezza bugia». Unendo carte americane e italiane, più il dossier Mitrokhin e quello che viene dalla Cecoslovacchia, sostengono al contrario i parlamentari di An Enzo Fragalà e Alfredo Mantica di vedere «un mosaico inquietante che ricostruisce il ruolo attivo del Kgb nella storia italiana». Mitrokhin, però, a dire il vero, è un po' una delusione su questo fronte. Nel libro scritto a quattro mani con lo storico Christopher Andrew è scritto a pagina 680 che «non c'è segno, nei documenti esanimati da Mitrokhin, che il Kgb sia coinvolto nell'attentato alla sua vita». Il piano contro il Pontefice, dunque, nelle sue due articolazioni «Pagoda» e «Infezione», sembra restare nel vago. Molto più particolareggiate le informazioni sulle spie di Praga in Vaticano. A giudicare da quanto ricostruisce il Sisde, erano due. S'è detto dell'allora monsignor Bukouvsky, già assistente di monsignor Colasuonno. E poi c'è la signora Irene Trollerova, sposata a tal Marco Torretta, lontano parente del cardinale Casaroli : sarebbe stata lei a sistema- re nella cristalleria del salotto di Casaroli mia statuina, poi sostituita nell'aprile 1989 con una scatola in legno chiaro, con dentro una potentissima microspia. Di fabbricazione sovietica, la «cimice» poteva intercettare ogni parola nel raggio di millecinquecento metri. Il primo a scoprire la microspia fu l'ammiraglio Fulvio Martini, allora direttore del Sismi, nel 1990. Informò Andreotti, il quale diede incarico di avvertire l'interessato. «Le finestre di Casaroli davano sui prati di villa Abamelek, sede dell'ambasciata sovietica. Niente di più facile per clii doveva collegarsi alla microspia», ricordava Martini qualche tempo fa. Questa storia dell'intercettazione nel salotto di Casaroli, però, viene smentita dalla dùetta interessata, la signora Trollerova: «Non ho infilata nessuna microspia in nessuna statuetta. Quando ero nell'appartamento del cardmale, sono sempre rimasta in soggiorno e anche lì ero sempre in compagnia della cugina del cardinale e di tre suore». La storia dei coniugi Torretta sembra fatta apposta per stuzzicare i sospetti del controspionaggio: lui, comunista, va a Praga a lavorare nel 1947 come operaio metalmeccanico e ci resta dieci anni, nel 1963 va di nuovo in Cecoslovacchia, conosce lei che è medico radiologo, si sposano, abbandonano Praga dopo l'occupazione sovietica e tornano a Castelgiovanni (Piacenza), lo stesso paese di Casaroli. Giallo sulla «cimice» nel salotto del card. Casaroli. L'indiziata smentisce: «Non sono mai rimasta sola» Nel dossier Mitrokhin «non c'è segno che i servizi segreti di Mosca siano coinvolti nell'attentato al Papa» Polemico Pellegrino «LaCiahade-secretato solo certe carte, mi pare una manovra per farci conoscere mezza verità»