Il primo giorno nero di Jospin di Enrico Benedetto

Il primo giorno nero di Jospin Strauss-Kahn, lo «zar dell'economia» francese, travolto dalle consulenze fasulle per la mutua studentesca Il primo giorno nero di Jospin Si dimette il ministro dello scandalo Enrico Benedetto corrispondente da PARIGI Meglio un'amputazione che la cancrena. Lionel Jospin non aveva alternative: ma separarsi dal suo braccio destro Dominique Strauss-Kahn, il superministro dell'Economia che uno scandalo finanziario porterà fra pochi giorni dinnanzi ai giudici, gli cuoce in termini politici e ancor più morali. Il premier puntava da sempre sul carisma etico. Ed ecco, all'ottocentottantunesimo giorno, l'eminenza grigia dell'Esecutivo - la cui figura massiccia e il largo sorriso rimano per i francesi con grandeur economica, privatizzazioni vittoriose, stima tra i partner esteri (Berlino e Washington, in particolare) abbandona la nave per un assegno da 603 mila franchi che l'avvocato Strauss-Kahn intascò per consulenze fasulle. «Speriamo di rivederlo fra noi», esclama Jospin all'Assemblée Nationale coprendo fischi e applausi. Certo, una resurrezione non è impossibile qualora i giudici l'assolvano. E il successore Christian Sautter, battezzato «La Carpa» per il leggendario mutismo, gli terrà in caldo la poltrona senza farsi illusioni. Ma la crisi da tangentopoli nel socialismo francese potrebbe non contentarsi di una sola, ancorché celebre, vittima. La Mnef Story - mutua studentesca i cui miliardi pare finanziassero il ps - è una bomba a orologeria. Secondo «Le Parisien», lo stesso premier sarebbe in pericolo attraverso le malversazioni della sua consigliera Marie-France Lavarmi. Watergate in arrivo per l'unico governo europeo di Sinistra con il vento davvero in poppa? Chissà. Nel giorno dei crisantemi, Dominique Strauss-Kahn «lascia un grande vuoto», spiegava ieri un parlamentare ps con humour involontario qualche attimo dopo la notizia, a mezzodì. Nel pomeriggio, Jospin ne ricorda «l'eccezionale qualità» e «un'elevatissima concezione del pubblico dovere». Epitaffio funebre, malgrado il «ci rivedremo un dì» che la gauche intona senza troppo crederci. Chioserà, impietoso, l'anonimo leader della minoranza citato dall'agenzia «France Presse»: «A sentire Jospin, pareva Strauss-Kahn viaggiasse sul volo Egypt Air. Altro che arrivederci! Per i socialisti è l'inizio della fine». Con l'eleganza abituale, Jean-Marie Le Pen sog- giunge: «L'inquilino di Matignon si accorge infine che il Campidoglio non è lontano dalla rupeTarpea». «Dsk» - la Francia abbrevia con disinvoltura i nomi lunghi - giunge alla conferenza stampa mattutina pallido in viso. «Non mi ritengo colpevole, ma anche il minimo sospetto può nuocere al governo. Voilà le mie dimissioni». La terza moglie Anne Sinclair - una Lilli Gruber francese: e Jospin fu testimone di nozze - l'abbraccia mentre i flash crepitano. Solo venerdì scorso erano in vacanza ad Hanoi. Ma lungo il weekend un «pentito» della Mnef fa precipitare la situazione accusando il ministro. Che preso dal panico nel vedere la magistratura indagare sul caso avrebbe falsificato alcuni dossier (in modo grossolano, si direbbe) per cautelarsi. Morale, la Scientifica lo smaschera. E rientrando dalla tournée in Guadalupa, domenica Lionel Jospin si rassegna in extremis a scaricarlo malgrado un'amicizia ventennale. E' persuaso che Chirac stia per aizzargli contro una destra rancorosa e comunque preoccupata di re¬ lativizzare i propri scandali. Non sbagliava. Come scriverà il «Canard enchainé» stamani, l'Eliseo sotterra l'ascia di guerra per interposti politici dell'rpr. Già pregustava lo scontro, l'opposizione. Ma sottraendogli la proda - un «Dsk» ormai fuori gioco - provvisoriamente .Jospin ne rintuzza gli attacchi. In aula difende tre principi: «totale liberta per la Giustizia», «presunzione d'innocenza», e «dimissioni non automatiche quando lo scenario è confuso». Non reintrodurrà quindi l'aurea regola Balladur, che le imponeva ai ministri fin dall'istruttoria, ma apprezza comunque il beau geste offertogli da Dominique Strauss-Kahn. Rimpiangerlo è inevitabile. Orfano di un pilastro, il governo annasperà. Ma la ministra delle 35 ore, Martine Aubry, non deve asciugarsi una furtiva lacrima: lodestestava cordialmente. Per l'unico governo europeo di sinistra con il vento in poppa la vicenda rischia di rivelarsi una bomba a orologeria micidiale 'ht«k fon? BERNARD TAPIE Miliardario, tombeur de femmes. politico, attore presidente di una squadra di calcio (il Marsiglia) e di un partito (i radicali di sinistra. 8 per cento alle europee del 94), Bernard Tapie ha recitato tutti i ruoli, compreso quello dell'accusalo. Simbolo dell'affarismo rampante, nel '92 è ministro dell'Urbanistica nel governo Bérégovoy quando viene indagato per un contenzioso commerciale privato. Si dimette e dichiara: «Se metto i piedi in pngione, ci rimarrò dieci anni». Invece viene assolto ALAIN CARIGNON Nell'83 strappa Grenoble alla sinistra per fame un feudo da cui partire alla conquista della Francia. Dieci anni dopo è ministro della Comunicazione nel governo Balladur. Ma nel 1994 viene accusato di ricettazione e di complicità nell'abuso di beni pubblici: privatizzando l'acquedotto municipale, aveva ottenuto sottobanco dalla Lyonnaise des Eaux sette miliardi sotto forma di favori. Costretto alle dimissioni, fu condannato a cinque anni di carcere e a una multa di 130 milioni GERARD LONGUET Balladuriano di ferro, con trascorsi filolepenisisti, è anche lui ministro (dell'Industria, del Commercio estero e delle Poste e Telecomunicazioni) nei governo Balladur. imbattibile nei calanutare scandali. Infatti nel '94 Longuet è oggetto di un'inchiesta su fondi nen, accordi finanziari sottobanco e tangenti per costruire una sua villa a Saint-Tropez. Nel suo rancoroso esilio politico, moltiplica gli attacchi ai politici e scrive un libro contro un collega ministro che non l'ha salvato. Non è più tornato sulla scena PHILIPPE DECHARTRE Segretario di Stato al ministero del Lavoro nel governo Chaban Delmas. nel I972è indagato per un affaire immobiliare costretto alle dimissioni MICHEL ROUSSIN Fedele capogabinetto di Jacques Chirac. ministro della Cooperazione nel governo Balladur. lascia l'incarico il 12 novembre 1994. due giorni prima di essere indagato per occultamente di fondi pubblici m un affale di false fatture Dominique Strauss-Kahn, uomo dalle molte vite, nel pubblico come nel privato

Luoghi citati: Berlino, Francia, Guadalupa, Hanoi, Parigi, Washington