«Salvati dal fuoco per miracolo» di Francesca Sforza

«Salvati dal fuoco per miracolo» LA PAURA A BORDO NEL RACCONTO DÈI PASSEGGERI «Salvati dal fuoco per miracolo» «Eravamo ancora svegli, è stata la nostra fortuna» testimoni Francesca Sforza ROMA Si 'o l'incendio l'osso scoppiato ^quando eravamo in alio mare, probabilmente non si sarebbe salvato nessuno», racconta uno dei passeggeri italiani cho si trovava a bordo del "Superfast III" la sera in cui ò avvenuto l'incidente, «Eravamo ìi circa dodici miglia dal porto ricorda - quando una nube di fumo insopportabile ha avvolto il bar del traghetto. Non c'è stato panico, almeno non all'inizio. Poi un passeggero tedesco ha avuto paura e ha dotto che voleva una scialuppa di salvataggio per la sua famiglia. In un primo momento il personale di bordo lo ha trattenuto, ma dieci minuti dopo tutto le scialuppe sono stato mosse in maro e ci hanno fatto lasciare il traghetto». Una vera fortuna che a quell'ora tutti i passeggeri fossero svegli, e che il traghetto fosse partito da poco e non a pieno carico, sottolinea un altro passeggero: «abbiamo visto le fiamme uscire da poppa, e molti di noi hanno sentito una serie di esplosioni, probabilmente pneumatici che scoppiavano. 11 fumo ora denso, irrespirabile, e si è diffuso in cintine minuti». L'allarmo tuttavia, non ò stato dato tempestivamente. Secondo uno dei passeggeri, che ha chiesto di restare anonimo fino al suo ritorno in Italia, «sul traghetto non ò risuonata nessuna sirena di quelle previste dal Codice di navigazione internazionale e non è stata data nessuna informazione. Solo il personale di cabina si è prodigato per far uscire i passeggeri sui ponti all'aperto. C'ò voluta mezz'ora di fumo - aggiunge - prima che gli altoparlanti della nave cominciassero a trasmettere in greco, inglese o tedesco un annuncio che "consigliava i signori passeggeri ancora in cabina di uscire sui ponti all'aperto"». Il numero dei morti, dieci, ò stato conformalo dal vice comandante della capitaneria di porto, Ioannis Adam. «No Italians, only Kurds», dicono con l'intenzione di tranquillizzare alla reception dell'Hotel Astir, a Patrasso, dove si trovano attualmente i passeggeri scampati all'incendio (307 in tutto, di cui 22 italiani, e 106 uomini di equipaggio). Non ci sono vittime tra gli italiani, solo curdi. Erano nascosti all'interno di un camion, e non hanno fatto in tempo a fuggire. Sono morti asfissiati, otto uomini o due donne. «La tragedia era inevitabile - commentano i notiziari delle tv greche - Alcuni camionisti, impietositi oppure dietro lauta ricompensa, ne nascondono ogni tanto uno o due sui loro mezzi e 10 guardie del porto di Patrasso, anche con i più sofisticati strumenti (tra cui un sensore di anidride carbonica emessa con 11 respiro) non riescono a controllare! tutti i veicoli in fase d'imbarco». Ma per denunciare le condizioni disumane del traffico di profughi iracheni e turchi di etnia curda, più di 200 manifestanti hanno organizzato un sitin di protesta al porto di Patrasso. Sono curdi anche loro, e chiedono l'intervento dell'Onu per i rifugiati, affinché si faccia luce sulla tragedia che ha colpito, ancora una volta, i loro connazionali in fuga. Se in molti si sono salvati, in tanti hanno perso auto, bagagli, i TUNISI effetti personali. «Qui ci siamo imbarcati e qui dobbiamo avere la restituzione dei nostri automezzi, anche bruciati», hanno detto i camionisti di varie nazionalità a chi li invitava a ripartire con un altro traghetto. Soltanto due passeggeri greci che avevano pochi bagagli hanno ottenuto che i loro biglietti fossero cambiati per quelli di un traghetto della Minoan Lines. Alcuni hanno deciso di ripartire 4 1 & in mattinata. Altri sono ancora a Patrasso, e non si muoveranno finché gli accertamenti non saranno conclusi. «Sul traghetto dice un passeggero anconetano - sono rimaste tutte le nostre cose. Non sappiamo se le auto sono andate distrutte, ma è probabile che di quelle vetture che si trovavano nella parte posteriore del garage non siano rimaste neppure le targhe. Non sappiamo quando potremo rientrare in por.sesso della nostra roba, non abbiamo informazioni di alcun tipo e il rappreseli ; a n te della compagnia, qui con noi, non può esserci di nessun aiuto. Io - conclude l'uomo - posso considerarmi un turista, ma c'è chi lavora e chi a bordo aveva dei beni. Non abbiamo nulla con noi e molti sono rimasti Ietterai mente senza vestiti: ho visto una bambina che è stata portata via seminuda e oggi le hanno dovuto comperare persino le scarpe. Ma visto quello che poteva succedere, è già molto se siamo riusciti a salvarci». «Non c'è stato nessun allarme. Abbiamo sentito le esplosioni, c'era un fumo insopportabile» «Non torniamo finché non ci ridanno le nostre auto, anche se sono tutte bruciate»

Persone citate: Ioannis Adam

Luoghi citati: Italia, Roma, Tunisi