Weekend all' hotel Sittavia dove vige la legge della Ddr di Emanuele Novazio

Weekend all' hotel Sittavia dove vige la legge della Ddr MBM^f\ ANCORA APERTA NELLA COSCIENZA TEDESCA Weekend all' hotel Sittavia dove vige la legge della Ddr reportage Emanuele Novazio inviato a ZITTAU 0 AVANTI alla garitta a strisce nere rosse e gialle con il compasso e la squadra nello stemma com'era la bandiera comunista, un soldato giovanissimo con la divisa delle guardie di frontiera blocca il passaggio. Mentre il miliziano dagli stivali troppo alti e lustri controlla il passaporto, la sbarra resta abbassata: l'ingresso e consentito soltanto quando la fotografia è stata esaminata una prima volta e poi ancora una seconda, e dopo che i dati personali sono stati verificati in un voluminoso elenco di indesiderati, ricercati, sospetti. Con diligenza puntigliosa e cinica: come a un qualsiasi posto di frontiera che fino a dieci anni fa divideva in due l'Kuropa e la Germania. E' un piccolo ma perfido rituale, quello che gli ospiti deH'«Holel Sittavia» di Zittau una cittadina di 30 mila abitanti dove la Sassonia si affaccia alle colline ceche e polacche lontane appena una decina di chilometri - devono subire per entrare nel cortile rettangolare dell'albergo. Un rituale che allevia le procedure autentiche ma non risparmia la memoria: la sollecita e la provoca, anzi, come tutto all'interno dell'edificio ricavato da una scuola militare comunista e trasformato nella «più piccola DDR del mondo, nell'ultimo suo resto», come concede il direttore Guenter Ziemann, un sassone cinquantunenne «cresciuto con il Muro e al riparo del Muro». Perchè proprio questo vuole essere il «Sittavia»: un «corso accelerato di conoscenza storicopolitica» sulla Germania che lo costruì, il Muro. La ricognizione di un passato che in questi giorni di celebrazioni e decennali viene ricordato soprattutto per essere sepolto ma - qualche volta - anche per rivestirsi di malinconie zoppe, rimpianti monchi o nostalgie nervose. Anche per questo, superare la garitta è la più corretta introduzione a un piccolo pellegrinaggio fra le icone di un Paese - la Repubblica Democratica Tedesca - disintegrato dalla storia e privato a forza, lamenta la metà dei suoi ex abitanti, della dignità di una «libera adesione» alla Germania Ovest e al suo benessere, alla sua libertà, alla sua competizione. Ziemann avverte che il suo albergo «non vuole essere un museo», e che la scelta «è dettata prima di tutto da ragioni commerciali»: così com'era il «Sittavia» ricordava troppo le origini militari e non piaceva, la Ddr al contrario è oggetto della curiosità e dell'interesse che conservano gli eventi storici esauriti e senza più repliche, se non di quelle simulate. Ma dietro il richiamo mercantile e la finzione resta il brandello di un confronto. Basta assecondare il secondo rito d'ingresso per ac- corgersi che la simulazione, al «Sittavia», è anche una lezione: prima di ricevere le chiavi della stanza, bisogna compilare sotto la fotografia di Erich Honecker listata a lutto e davanti alla «compagna» Monika Krause, addetta al ricevimento e alla distribuzione delle stanze, lo stesso formulario compilato da generazioni di tedeschi orientali e ospiti stranieri, un foglio sbarrato di verde su un lato per i dati personali, e di rosa sull'altro per la descrizione di valori e beni. Per riceverne in cambio il «passaporto temporaneo» che dà libero accesso all'albergo, e un «acconto valutario obbligatorio e minimo»: cinque marchi orientali (stampati di fresco) contro venti marchi dell'Ovest. Secondo un cambio speculare rispetto al passato, quando quattro marchi dell'Ovest valevano - nella DDR - un marco dell'Est. Soltanto se si ha «denaro orientale», del resto, è possibile mangiare al ristorante e pagare stanze sobrie ma meno sciatte di quelle abituali nel turismo socialista (22 marchi orientali e 50 la singola, 30 marchi la doppia, 7 marchi e 50 i bambini fino a 12 anni). Ancora una volta secondo il rituale del passato, ancora una volta sovrapponendo la simulazione alla me¬ moria: il menu offre soltanto specialità DDR, dal «Brailer», come qui si chiamava l'arrosto con carni del Brandeburgo; alla «Eierflockensuppe», uova sciolte nel brodo di verdura; alla «Solyanka», una zuppa di carne e wurst della quale i tedeschi dell'Est rivendicavano la paternità addirittura in competizione con i russi, maestri in materia. Con la stessa ambizione pedagogica e storica, dal menu sono escluse Coca Cola, Fanta e Sprite, rigorosamente vietate nei bar di regime: al loro posto soltanto Vita-Cola, Fasslimo (limonata arancione alla spina), acqua tonica Margon e succhi di Neugersdorf, bevande rinnegate dopo la Svolta ma ritornate da poco in florido commercio. Un'altra sottile perfidia della storia? «Al Sittavia facciamo provare a voi quel che abbiamo conosciuto noi», risponde il direttore. Per illustrare il marketing dell'impresa, Guenter Ziemann recupera antiche idee di divisione, e non c'è da stupirsi: a 10 anni dalla caduta del Muro è ancora difficile, all'Est, riconoscere la nostalgia dall'amarezza. Si compila il vecchio questionario per gli ospiti stranieri e devi cambiare marchi dell'Ovest con i marchi orientali Per entrare nel cortile bisogna superare i minuziosi controlli di un guardiano con la divisa dei poliziotti di frontiera dell'Est Coca-Cola e Sprite sono vietate, servono solo le bevande prodotte ai tempi di Honecker di cui è ripreso il commercio Due immagini simbolo della Repubblica Democratica tedesca

Persone citate: Erich Honecker, Guenter Ziemann, Honecker, Krause