Il re tartufo sulla tavola delle stars di Mario Baudino

Il re tartufo sulla tavola delle stars UN'ASTA PROFUMATA. L'ESEMPLARE DA RECORD PESA 730 GRAMMI Il re tartufo sulla tavola delle stars Lo chef di Hollywood se lo aggiudica per 12 milioni reportage Mario Baudino invialo a ALBA flB LI.A coni; di Re Tartufo hanaftt no tutti trovato qualcosa, mail JPV,')iu soddisfatto sembrava ieri il grande chef Sirio Maccioni, signore della ristorazione newyorchese, che si teneva ben stretto Ferran Adria, nuova stella catalana dell'internazionale dei ghiottoni. E alla domanda su che cosa lo avesse particolarmente colpito nella sua abituali' gita a Alba, guardava il giovanti collega con espressione veramente golosa e diceva semplicemente: lui. Adria, il cuoco «destrutturatore», dallo nostre parti e notissimo e anche discusso - almeno dopo il trionfale passaggio al Salone del Gusto. Ma per il grandi' salto oltre Oceano, non ce niente da fare, serviva il «pellegrinaggio laico» (definizione di Caribi Petrini) della Fiera del tartufo, diesi è conclusa ieri con un'asta di beneficienza al castello di Grinzane Cavour. ( ilio iutieri di ragguardevolissime dimensioni sono stati battuti da Renato Pozzelo e otto grandi chef di tulio il mondo, che hanno fallo da «padrini». Il ricavato, 37 milioni e 000 mila lire, va alla Comunità di San Patrignano. Adria e Maccioni erano due degli otto, un Gotha internazionale che consente al presidente della Regione, Enzo diligo, di sfoderare lo slogan «Abbiamo globalizzato il tartufo» mentre Gianfranco Bilie, presidente della Confcommercio, annuncia per il 12 del mese il «Giorno del Grande Tartufo bianco» a Manhattan, con tanto di seppellimento di trifola in Central Park e subito dopo ritrovamento in diretta da parte di una cagnetta albese doc. Lo slogan suona anche bene, solo il professor Folco Portinari (critico letterario, gastronomo e forse ghiottone) dissente, e brontola che lui avrebbe un'idea sul debito pubblico: vorrebbe suggerire al ministro Visco di pome una tassa, piccola, sull'uso delle parole «globalizzazione» e «cult ura», e le casse dello Stalo si potrebbero risanare, Va dello che il gioco funzionerebbe anclu.' applicandolo agli intellettuali che parlano di calcio: in lai caso pagherebbe pure Adria, cui lo slattiti) di intellettuale non si può certo negare, visto che la cucina e orinai a lutti gli effetti oltre che una moda anche una conclamata forma di cultura. Perché lo chef catalano sul tartufo ha una ricetta semplice e persino di buon senso, che tiene conio dell'obbiezione ormai quasi ridona alla clandestinità secondo cui una grattai ina di tubero in fondo sa di ben poco. «Certo. 11 problema cleri tartufo è chi; se ne dovrebbe mangiare tanto, ma non si può perché costa caro. Allora iodico, ci sono di li; strade: una é quella di annusare, annusare anche per un'ora, fino a quando il profumo li pervade tutto e si crea quel meraviglioso retrogusto. L'altra è di mangiarselo sul pane. Pane, lardo, (.'tartufo. Megl io ancora se davanti a una partila di calcio in televisione». Maccioni sorride con aria protettiva, e aggiunge: «Lardo di colonnata, pero». Poi tutti zitti perché comincia l'asta. E che asta. Da tempo non si faceva più, l'idea e stata di Urtino Coretto, grande produttore di vini e assessore all'immagine e alla cultura. Otto tartufoni meravigliosi, che hanno riempito la sala del castello di Grinzane d'un pregnantissimo odo re, e offerto di tutto rilievo. Il più «piccolo», si fa per dire, pesava duo otti o dieci grammi; è andato via per 2 milioni e 800 mila lire. 11 più grosso, addirittura 730 grammi, ha spuntato un super-prezzo di 12 milioni e mezzo. Non sono valori di mercato, c'era di mezzo la voglia di ben figurare e di fare opera di bone. Un noto industriale albese ha persino lottato a colpi di rilancio con la moglie, per arrendersi davanti a un'offerta di 4 milioni e 200 mila destinata dalla signora a due tartufi gemelli. Alla line pero, per il più grande e bello, in qualche mexio si è fallo davvero sul serio. Perché del tartufone si e innamorato uno degli chef «padrini» dell'asta, l'americano Wolfgang Puck, che superando ogni dubbbio su eventuali conflitti d'inte¬ resse ha iireso a rilanciare, vincendo alla fine contro Giorgetto Giugiaro, il designer che ha oltretutto creato una bella «scatola per tartufi» proprio per questa occasione. Puck è quel signore che preparare lo cene per gli Oscar nel suo ristorante di lieverly Hills, lo «Spago», e so si mette lui a giocare con le aste vuol dire che lo slogan sulla «globalizzazione» va preso per buono. Il tartufo celebra fasti «globali»; Maccioni appena tornato a casa deve raccontare la fiera alla Cnn e al New York Times, Adria vola verso la grande mela a cavallo di un tubero, Gary Kodlies del «City Rliodes» e Alberico Penati dcH'«Harry's bar» di Londra sono diventati «albesi» pure loro, come Piero Sei vaggio (Los Angeles) o Eckart Widzigmann e Mario Gamba, grandi chef a Monaco di Baviera. Insieme al tubero vanno i vini, e va il nomo di Alba, e una certa idea del buon vivere. «Quella che quest'anno ha portato almeno mezzo milione di turisti alla Fiera - dice lìiiino Cerotto -, e 45 mila visitatori paganti al mercato dei tartufi». Non c'è tassa linguistica che tenga, la «cultura del cibo», con le sue esagerazioni e le sue dolcezze, ha vinto. Manuel Vazquez Montalban, il giallista, scrisse un giorno che, fallito l'assalto al Palazzo d'Inverno, la sinistra aveva ripiegato su quello alle cucine. Ma qui non è questione di destra o sinistra. Quando non bastano le religioni a surrogare le ideologie tramontate, arriva LI cappello da cuoco e quel che da queste parti si chiama il «pùtagé», insomma i fornelli. Se non sono una religione, sono certamente un insieme di riti, il più importante dei quali sta diventando sempre più la consumazione del tartufò, effettuata o sognata, più spesso ancora verbalizzata come rito sociale. «E che male ci sarebbe del resto? - insiste il sùnpatico Adria, che mastica poco italiano - La vie est un rite». In francese suona anche meglio. Mezzo milione di turisti a Alba per la Fiera d'autunno, adesso l'appuntamento è a New York con una giornata dedicata alla trifola bianca a Manhattan La vendita all'incanto diretta da Pozzetto ha fruttato più di 37 milioni che andranno a San Patrignano A sinistra: un momento dell'asta del tartufo bianco che si è tenuta nel castello di Grinzane Cavour e che ha richiamato otto dei più noti chef del mondo. A destra: Ferran Andrià, stella della cucina spagnola