Cossiga allontana l'accordo Ulivo-Trifoglio

Cossiga allontana l'accordo Ulivo-Trifoglio L'ex Capo dello Stato contesta le reazioni alla sentenza Andreotti, domani niente incontro col premier Cossiga allontana l'accordo Ulivo-Trifoglio Attacco ai Ds sulla giustizia: «Alcuni sono giacobini d'accatto» MOLA Un'altra grana per D'Alema: la reazione dei Ds alla sentenza Andreotti non è piaciuta affatto all'ex capo dello Stato l'rancesco Cossiga, per il quale rappresenta un ostacolo all'accordo tra Ulivo e Trifoglio. E salta, ina lo si sapeva dall'altro ieri, anche il previsto incontro di domani fra premier e fondatore dell'Udr. L'ultima frecciata di Cossiga arriva nel tardo pomeriggio: una nota in cui si esprime «grande preoccupazione per l'isterismo e il giustiziammo dei giacobini d'accatto della Direzione dei Ds». Secondo il senatore a vita, «la loro insensata reazione a una sentenza pronunciata con grande equilibrio e coraggio, in piena indipendenza, da un tribunale della Repubblica in un clima di intimidazione politica e giornalistica, può costituire un grande ostacolo a quell'accordo tra le forze politiche del nascente Nuovo Ulivo e quelle che vengono chiamate le forze politiche del Trifoglio». Dunque, D'Ale- ma ne tragga le conseguenze: «E ciò sia per la conferma dell'attuale governo o la costituzione di un nuovo, sia ancor più per la formazione di una coalizione stretta in vista delle prossime elezioni politiche». Perché, sottolinea Cossiga, qualunque «accordo serio» deve abbracciare «una riforma seria dell'ordinamento giudiziario, del codice di procedura penale e la revisione di affrettati provvedimenti verso le forze di polizia». «L'on. D'Alema non può pensare - aggiunge - che siamo in svendita in cambio di una manciata di cariche o di quattro posti nel governo. Tra di noi - conclude - non ci sono personaggi come alcuni dirigenti del Ppi seccati dal fatto che la loro cupidigia di servilismo non sia stata confortata da possibili, ingiuste sentenza di condanna». L'attacco di Cossiga non risparmia neppure la vicenda dei dossier dei servizi dell'Est: «I postcomunisti hanno tutto il diritto a non essere processati per i rapporti tra il Pei, il Pcus e l'Urss - ha spiegato ancora l'ex presidente della Repubblica ma devono smetterla di considerare passati in giudicato i giudizi emessi da loro, o dai loro amici magistrati, sulle forze democratiche della Prima Repubblica. O ancor peggio di riservarsi il diritto o il potere di giudicarci o di farci giudicare ancora». Ma allora tira di nuovo una brutta aria per il governo? Cossiga risponde: «Per ora è un raffreddore. Ma i raffreddori non curati si possono trasformare in bronchiti, e le bronchiti in broncopolmoniti, e le broncopolmoniti trascurate, si sa, portano al cimitero». E' stata una domenica frenetica per Cossiga, che ha anche reso noto di aver inviato un telegramma di solidarietà al presidente dimissionario dell'Anni, Antonio Martone. «Signor magistrato le esprimo la mia solidarietà - si legge nel testo - nel momento in cui Ella viene travolto dalla prepotenza di una ben definita setta politica che agisce, all'interno del corpo nobile e integerrimo della magistratura, che neanche durante il fascismo fu oggetto di tale protervia, con insinuazioni e aggressioni, volte a piegarla a un disegno obliquo di natura politica». E Giuliano Pisapia commenta: «Cossiga pone un problema reale. Purtroppo parte della sinistra sta facendo lo stesso errore che hanno fatto in passato la De e la destra. Ritenevano che ci fossero politici o imprenditori intoccabili, e ciò non era ammissibile. Oggi parte della sinistra ritiene che vi siano Procure o procuratori addirittura non criticabili. Il che è altrettanto inammissibile», [r.i.l L'ex capo dello Stato Francesco Cossiga

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