F@UST un patto con la Fura al Nuovo di Monica Bonetto
F@UST un patto con la Fura al Nuovo F@UST un patto con la Fura al Nuovo u N tempo era la Fura. Spagnoli giovani e ribelli che vivevano sulle rive del fiume Baus e che volevano trovareun nuovo modo di fare Teatro, dando possibilmente un po' di fastidio a ciò che allora si osava ancora definire senza imbarazzo «il sistema». Catalani canaglia si qualificavano, come il loro manifesto, «canalla» per l'appunto, nel quale l'assunto programmatico più forte suonava all'inarca cosi: «Non vogliamo sapere nulla del passato, non impariamo dalle fonti tradizionali». Di fondo la loro ribellione non aveva inventato niente, neppure l'idea del teatro portato fuori dai luoghi consacrati, neppure l'eventospettacolo che avviene tra il pubblico, con gli spettatori di buona o cattiva voglia costretti a far parte del gioco. Ma il loro gioco, proprio per come lo giocavano, era nuovo eccome: per l'impudenza, innanzitutto; perla provocazione spesso ai limiti dell'eccesso, per la vitalità sanguigna,, a tratti persino carnevalesca, per la cattiveria, per l'originalità immaginifica ed evocativa, per l'uso decibel impazziti, di brandelli di macelleria, di liquidi di provenienza incerta, armi improprie per una sfida violenta in territori alle periferie del mondo. La fregatura sta nell'avere successo, nell'avere un seguito sempre più consistente, nel diventare commercialmente interessanti. E tutto viene di conseguenza, senza tradimenti macroscopici, con naturali avvicendamenti interni, nel segno di una plausibile evoluzione artistica: guadagnarsi la ribalta intemazionale come fenomeno teatral-mediterraneo di tendenza, le sovvenzioni sempre più cospicue, le sponsorizzazioni sempre più prestigiose, le partecipazioni ai ricchi festival dell'avanguardia, la realizzazione di lanci pubblicitari per multinazionali come Pepsi e Mercedes. E adesso, direttamente dagli onori del Festival di Salisburgo dove è stato giudicato spettacolo dell'anno, la Fura dels Baus è giunta in Italia con il suo «F(fi>ust version 3.0» proposto a Torino dal cartellone del Teatro Stabile. Sarà al Teatro Nuovo da martedì 2 a domenica 7 novembre. Una libera interpretazione del capolavoro di Goethe, rappresentata in un teatro e con l'azione scenica che si svolge sul palcoscenico: «Sì, tutto in palcoscenico, quasi tradizionalmente - spiegano ironicamente i registi Alex Olle e Carlos Padrissa - perché quando si arriva a dire cose forti e vere al pubblico, bisogna prima farlo sedere». Eccolo, il nuovo spettacolo della Fura, provocatorio, geniale, sconcertante, di grande energia, di straordinaria fattura, scioccante, perverso, vergognoso, astuto, rumoroso, a seconda di quanti spettacoli della Fura avete visto e di quanto siete disposti a farvi stupire, scandalizzare, irretire. Ci saranno maxischermi e computer; Faust naviga su Internet e trova Mefistofele, Margherita è una Lolita che impara l'arte della prostituzione. E su tutto, la potente suggestione dell'impianto visivo, e la studiata invadenza di quello sonoro. E visto che la Fura qui parla molto più del solito, comode didascalie luminose per tutti. Tel 011/517.62.46. Giovedì 4 alle 16, nell'Aula Magna dell'Avogadro di c. S. Maurizio 8 incontro con la compagnia a cura del Teatro delle Forme. Monica Bonetto F@UST un patto con la Fura al Nuovo
Persone citate: Alex Olle, Avogadro, Carlos Padrissa, Faust, Goethe
Luoghi citati: Italia, Salisburgo, Torino
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