Le geometrie del Caos nelle immagini di Koudelka di Rocco Moliterni

Le geometrie del Caos nelle immagini di Koudelka N ITALIA Le geometrie del Caos nelle immagini di Koudelka A Roma la grande retrospettiva del fotografo che raccontò la fine della Primavera di Praga Rocco Moliterni KOUDELKA dice di aver appreso a vedere il teatro come la vita e che, dopo, avrebbe visto la vita come un teatro», si legge sul pannello che accompagna i primi lavori del fotografo ceco, nella grande mostra che gli dedica il Palazzo delle Esposizioni di Roma. Quei primi lavori sono quasi ombre sfocate, raccontano fantasmi di lontani spettacoli , come IJbu Roi o il Gabbiano messi in scena da Otomar Krejoa e dal suo «Teatro dietro la porta». Siamo nella Praga dei primi Anni 60 e Koudelka non è che un giovane ingegnere con una Rolleiflex vecchia. Gira per sale teatrali e feste religiose. Quando la «festa» laica della Primavera di Praga sarà stron¬ cata dai carrarmati russi, sarà li a riprendere la delusione, la rabbia e l'impotenza sui volti dei suoi amici che vedono svanire un sogno. Mostrerà le manifestazioni, le bandiere insaguinate, i palazzi sforacchiati dai proiettili, gli inutili tentativi di dialogare con soldati che parlano un'altra lingua. Quei volti e quelle bandiere faranno clandestinamente il giro del mondo e Koudelka diventerà il «fotografo della Primavera». Perderà casa e patria, girerà come un apolide, dell'esilio farà fonte di ispirazione e realizzerà fior di reportage tra zingari ed emarginati. Diventerà uno dei big della Magnum, la tecnica Irigorosamente in bianco e nerol si affinerà sempre più, fino alla scoperta di apparecchi panoramici che gli permetteranno di sperimentare i grandi formati. E sono questi su cui lavora nell'ultimo periodo, quello di Caos. Nelle sue immagini ci sono ora miniere a cielo aperto e cartelli stradali divelti, strade che si intersecano e aliscafi che sembrano volare sulla spiaggia. Ci sono Beirut e il Galles, la Francia del Nord e la Bosnia, ma c'è soprattutto quel rigore compositivo, quella ricerca di una geometria, di un ordine all'interno del caos e della degradazione che l'assenza o la troppa presenza dell'uomo hanno portato. E proprio a sottolineare la persistenza di traeste geometrie, la ricerca di linee e forme in luoghi distanti, crea trittici dove le guglie del duomo di Milano sono affiancate a una lunga ferita d'una strada praghese e agli spigoli d'una scala a Berlino. Il ciottoli quadrati d'una strada parigina, sono accanto a un albero fasciato di cellophane (diventa quasi una colonna del Bernini dopo il passaggio di Christo) e agli squarci regolari d'un palazzo sventrato a Heirut. E se Koudelka ha imparato con il tempo a vedere il inondo come un teatro, è un teatro che oggi non ha piii attori: non ci sono nelle sue immagini volti di bambini, di uomini odi zingari più o meno felici, ma solo il cupo abbandono di una «terra desolata» o di un fiume su cui galleggia una statua di Lenin fatta a pezzi. Curata da Robert Delpire e accompagnata da un elegante catalogo Molta, la mostra (solo le immagini degli ultimi dieci anni nero) approderà a fine novembre a Palermo e a gennaio a Milano. Josef Koudelka, Caos Roma, Palazzo delle Esposizioni Orario d'apertura 10-21 Chiuso martedì Fino al 22 novembre «Bosnia, 1994» di Josef Koudelka

Persone citate: Bernini, Fino, Josef Koudelka, Koudelka, Lenin, Robert Delpire