Hanoi oggi: una Napoli tra le risaie del Vercellese

Hanoi oggi: una Napoli tra le risaie del Vercellese AVVENTURA NELLA CAPITALE RISVEGLIATA DOPO 30 ANNI DI SONNO Hanoi oggi: una Napoli tra le risaie del Vercellese Il futuro ad Hanoi è fatto di bar eleganti, karaoke e Internet café a ogni passo. Per i giovani dell'alta borghesia, di cellulari, giornali stranieri e master negli Usa. Il vecchio nemico è presente ovunque con tutti i suoi miti e con il benestare del governo REPORTAGE ' Cinzia Dal Maso LA regola è non fermarsi mai, per nessun motivo. Il flusso di biciclette e motorini per le vie della capitale vietnamita è come un fiume in piena. Inarrestabile dalle sette del mattino alle dieci di sera. Tentare un attraversamento pedonale è ben più rischioso che immergersi totalmente nel fiume, magari con una bicicletta, badando bene però di non mettere mai il piede a terra, nemmeno agli incroci. E facendo attenzione alle poche auto, costrette a suonare continuamente il clacson per aprirsi varchi tra la folla dei due ruote. Resta ben poco, tra l'animata allegria delle vie del centro, dell austerità degli anni passati. Sembra proprio che Hanoi si sia improvvisamente svegliata dalla severità e dal torpore di oltre trent'anni di isolamento, per trasformarsi in una città viva, solare e caotica. Quasi una Napoli tra le risaie del Vercellese. Perché tutt'intorno si distende la grande e fertile piana del Fiume Rosso, dove i campi di riso a perdita d'occhio sono interrotti qua e là da orti eleganti e da coloratissimi giardini di fiori. Frutta, verdura e fiori sono i padroni indiscussi degli affollatissimi mercati nel centro della città, un vero piacere per tutti i sensi. Qui si scorgono ancora le donne con il cappello a cono che avanzano celeri sotto l'enorme peso del bilanciere, in una stra¬ ordinaria commistione di equilibrio ed eleganza. I giovanotti fermi agli incroci con le loro roboanti moto-taxi cinesi, che a poco a poco sostituiscono i vecchi cyclo, le guardano con una certa aria di sufficienza. Per loro quello è un passato oramai lontano, come lontana è la guerra. Loro sono nati dopo, la guerra l'hanno conosciuta solo sui libri di storia, e non accettano di portarne ancora il peso sulle spalle. Dopo venticinque anni, vogliono guardare solo avanti, al futuro. Il futuro ad Hanoi è fatto di bar eleganti, karaoke e Internet café a ogni passo, e per i giovani dell'alta borghesia di cellulari, giornali stranieri e Master negli Stati Uniti. Il vecchio nemico è oggi presente ovunque con tutti i suoi miti e con il benestare del governo che, diversamente dai vicini cinesi, ha scelto di accogliere a braccia aperte tutto ciò che può essere utile al progresso del Paese. A cominciare dall'imprenditoria privata, il segno più evidente della nuova ventata di modernità e vera frenesia che sta contagiando un po' tutti. Ognuno si industria come può, in una continua ansia di arricchirsi, e il reddito prò capite della capitale è in continuo aumento. Il «priva- to» è giunto persino ad aggredire il terreno della politica: l'anno scorso, alle prime elezioni che il partito ha «aperto» anche a singoli o associazioni, ad Hanoi si è presentato un grosso imprenditore locale che è stato eletto. Tuttavia Internet e cellulari sono solo una facciata esteriore, una veste che sfiora la pelle ma non cambia l'aspetto della capitale vietnamita. Forse unica tra le metropoli del SudEst asiatico, Hanoi ha saputo resistere alla tentazione di uniformarsi al modello urbanistico americano. La modernità, urbanisticamente parlando, qui si è tradotta in conservazione o re- cupero del volto elegante e un po' snob della vecchia capitale dell'Indocina. Che ha reso la città bella, piacevole, accogliente. Hanoi ha conservato gli eleganti viali alberati, cerniere di collegamento tra i molti laghi, piccoli e grandi, che la impreziosiscono. Ha mantenuto le belle ville Art Déco nei quartieri coloniali, che ha voluto prendere a modello per i nuovi ricchi quartieri residenziali. Ha restaurato l'imponente teatro dell'opera, costruito dai francesi a imitazione dell'Opera Garnier di Parigi, come pure il vecchio e glorioso Hotel Metropole, teat ro di molte tappe salienti della storia recente del Paese, da qualche anno rinato a nuova vita. Ma è soprattutto il vivacissimo centro storico della città ad aver conservata intatta la sua anima antica. Le sue trentasei strade, disposte come le nervature di una foglia, portano ancora i nomi delle corporazioni medievali, via della seta, dei tintori, del rame, della carta, dello zucchero, dell'argento, e mantengono per buona parte ciascuna le proprie botteghe «a teina». Su Hang Gai, la via della seta (Hang significa «merce»), si trovano negozi di sete, stoffe ricamate e sartorie. Hang Bac è contornata da lapidi funerarie, Hang Quat espone oggetti per il culto di ogni tipo. E fuori dal centro la suddivisione delle vie «a tema» si è estesa ai beni della civiltà moderna: via degli elettrodomestici, degli hi-fi, dei cicli, dei motocicli, e cosi via. Anche le case del centro, le cosiddette case a tubo, sono un retaggio dell'epoca feudale, quando le tasse si pagavano in base all'ampiezza della facciata e nessuna abitazione poteva su¬ perare in altezza il Palazzo reale. Si costruirono perciò abitazioni per lo piii a due piani, con bei balconi dalle ricche volute in ferro battuto, strette come, o più, di quelle di Amsterdam, che si allungano però sul retro fino a 50 metri. In periferia il modello si è tramutato hi ingegnose casebottega, con al pian terreno un'unica sala chiusa da una saracinesca - negozio di giorno e salotto la sera - e le camere al piano superiore. Ma è la religione il terreno in cui questo recupero «moderno» del passato è più evidente. Bandita negli anni passati, ora è ritornata in auge, al punto che anche gli alti funzionari governativi amano farsi riprendere mentre pregano nelle pagode della capitale. E se da sempre la versione vietnamita del buddismo ha privilegiato l'aspetto pratico, l'aiuto concreto della divinità nelle cose quotidiane, questo oggi è evidente più che mai, I piatti ricchi di offerte che nelle pagode si pongono a lato delle statue dei santi sono diventati un mezzo privilegiato per ostentare la propria ricchezza. Tra le offerte, poi, prevalgono di gran lunga i soldi falsi. Gli incensieri nelle pagode ne bruciano in continuazione, per portare a tutti ricchezza e prosperità. Soprattutto le preghiere si sono modernizzale. Cominciano tradizionalmente con «Io sottoscritto, abitante a» e l'indirizzo completo, in modo che il santo sappia dove trovare l'interessato. Ma un ventenne tutto occhiali scuri e cellulare mi raccomanda: «Se hai l'e-mail, è essenziale che tu metta anche quella». TUTT'INTORNO SI DISTENDE LA GRANDE E FERTILE PIANA DEL FIUME ROSSO, DOVE I CAMPI DI RISO A PERDITA D'OCCHIO SONO INTERROTTI DA ORTI ELEGANTI E GIARDINI DI FIORI MARIONETTE D'ACQUA ■ E' una tradizione che rìsale al Medioevo. Passatempo dei contadini nella stagione delle piogge, fu popolare anche alla corte imperiale. Le marionette sono in legno di fico, sorrette da aste in bambù e azionate da pupari immersi nell'acqua fino alla vita. Spettacoli giornalieri nel teatro sulle rive del lago Hoan Kiem. Meglio prenotare. fiim ?imm *wm&* ss ::; ri ^■ ilaffi Ti-rTf',ri »'"HMi ?i i -."TI Immagini di Hanoi nel 1975. La città sembra essersi improvvisamente svegliata dalla severità e dal torpore di oltre trent'anni di isolamento per trasformarsi in un mondo caotico, solare, finalmente vivo

Persone citate: Garnier, Giardini, Hang, Hang Quat