Picca: l'esile estate di mare e cielo, sole e sesso
Picca: l'esile estate di mare e cielo, sole e sesso Picca: l'esile estate di mare e cielo, sole e sesso RECENSIONE .. Sergio : CAPITA spesso che uno scrittore dia il meglio di sé rifugiandosi nelle alchimie della memoria privata, dove tra ricordo ovattato dagli anni e metafore di saggezza suggerite dall'esperienza - riesce a ricreare i presupposti per una narrazione totale. Il risultato migliore conseguito da Aurelio Picca in tal senso è l'affresco generazionale di Tuttestelle, dove dalla leggerezza del passato remoto si arriva alla presa di coscienza di un'appartenenza collettiva al presente, consapevoli che ogni storia minima versa la sua goccia di passione e dolore nel fiume della Storia. Assai più del crudele viaggio scolastico del primo romanzo, L'esame di maturità e del discusso, in parte irrisolto pellegrinaggio esistenziale del secondo, / mulatti, Tuttestelle aveva il respiro esatto e partecipe della conoscenza filtrata da un felice registro narrativo. Questo nuovo racconto dilatato forse per esigenza di «visibilità» alla confezione tecnica di un romanzo, sembra invece un esile intermezzo della memoria tra le irsute ricerche stilistiche dei primi lavori e la fluente epicità di provincia del libro più ambizioso. Un tentativo lirico di dar vita ad un episodio del passato, in cui il ricordo minimo riesce a trasformare in leggenda qualcosa che appartiene in realtà solo a se stesso, o ai delitti minori della vita, imputabili quindi al destino, senza modalità di condanne neanche postume. Come l'autore confessa, il racconto vuol essere soprattutto un omaggio alla giovinezza, sia a quelle mancate sia a quelle rimaste intatte nella cerniera del tempo. Una storia semplice, raccontata con soave semplicità - un lirismo quasi disarmante, a tratti destinata a far rivivere figure lontane, eternamente giovani in un angolo di luce irripetibile. RECEN.. Se IONE io : La storia di un'estate «di mare, cielo, amore, morte», in cui Alfredo vola dal silenzio del Nord a cercare Clara - la «bellissima» del titolo per regalarle se stesso in un gioco d'attesa estiva senza prospettive. Una storia isolata tra un calore a tratti levantino e una passione burrascosa all'apparenza inattaccabile, ma nella quale si insinua come d'incanto - la sorella di Clara, Anna, coi suoi occhi di giada. Un classico triangolo di amori possibili ma indefiniti, dove tutto può risolversi in farsa o dividere i destini. O ancora, sfociare nella più banale, insulsa delle tragedie. Come accade in quest'abbandono memoriale di Picca, dove sole e sesso illuminano a giorno l'estate di una giovinezza mancata e rimasta tuttavia immutabile nel punto finale degli eventi. Un racconto interlocutorio, nato come intima esigenza più che come pubblica confessione epocale: se la luce rimane circoscritta al momento, all'episodio, è comunque la passione semplice e filtrata dal ricordo a far lievitare il libro di Picca, che forse nulla aggiunge alla sua ricerca narrativa, ma che giocando di rimbalzo con la poesia raggiunge lo scopo di un suo messaggio essenziale: le speranze hanno occhi giovani, e se anche muoiono nel tempo rimangono intatte ad aspettare il loro giusto spazio nella memoria del futuro. Aurelio Picca Bellissima Rizzoli. pp.124.L. 22.000 ROMANZO
Persone citate: Aurelio Picca, Picca
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