Giliberto di S. Mar.
Giliberto Giliberto «Basta processi in televisione» MILANO «Un'autentica pena, una gogna mediatica, una cosa veramente deprecabile»: il ministro della giustizia Oliviero Diliberto non usa mezze parole per definire il suo pensiero sui processi trasmessi in televisione. Sceglie Milano, un convegno ad hoc («Quando il fine giustifica i media») organizzato da avvocati e giornalisti e rilancia un concetto che aveva espresso già un anno fa, quando si era insediato al ministero. «Da allora - dice - non ho cambiato idea. Anzi, ne sono ancora più convinto». Diliberto non ama le polemiche sulla giustizia, e lo teorizza: «Da quando sono ministro - dice - ho sempre cercato di evitarle sia per il presente, sia per il passato e il futuro. L'importante è tenere i nervi saldi e la barra dritta». E rimane fedele a questa filosofia quando le domande incalzano sull'attualità. Il caso Martone: «L'ho saputo solo adesso, devo ancora farmi un'idea». Un'eventuale commissione d'inchiesta su Tangentopoli: «Il ministro non ha titolo per intervenire su un tema di stretta competenza parlamentare. Mi auguro solo che si possa guardare al futuro e lasciare il passato alla storia». Un'amnistia: «Molti ne parlano. Io non l'ho mai fatto». Sui processi con le telecamere non ha dubbi: «Nel momento in cui un dibattimento arriva in tv, diventa la vera condanna per gli imputati, come la gogna medioevale». All'obiezione che il processo è pubblico risponde: «E' ben diverso recarsi di persona in un'aula che vedersi arrivare quell'aula sugli schermi». E non è paragonabile il resoconto scritto e con la visione immediata: «Un conto è raccontare la fasi di un processo; nel nostro Paese c'è una ricca tradizione di cronisti giudiziari, che hanno reso un grande servizio. Altra cosa è la spettacolarizzazione dei processi; un processo trasmesso in tv diventa fiction». Una «fiction» anche perchè tutti finiscono col recitare una parte: «La telecamera condiziona eccessivamente le dinamiche processuali. Condiziona imputato, magistrati, avvocati e anche i testimoni perchè chi sa di essere ripreso si comporta in modo meno naturale. E' un condizionamento indiretto, ma è ben presente». Occorre vietare la ripresa televisiva dei processi? «Non credo - risponde - a una logica proibizionista. L'unica strada è l'autodisciplina e per questo ho invitato i direttori di testate televisive a dotarsi di un codice che preveda anche delle sanzioni». Dopo un intervento così, scontata la risposta a chi solleva accuse di giustizialismo verso la sinistra: «Io non sono mai stato giustizialista in vita mia - dice il ministro - e non comincerò certo adesso». [s. mar.]
Persone citate: Diliberto, Giliberto, Martone, Oliviero Diliberto
Luoghi citati: Milano
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