Schumi, l'ultima stoccata è per Irvine di Marco Ansaldo

Schumi, l'ultima stoccata è per Irvine Compagni e rivali: le strane coppie di Ferrari e McLaren che hanno deciso le sorti del Mondiale Schumi, l'ultima stoccata è per Irvine «Va piano nelle prove? Forse questi sono i suoi limiti» Marco Ansaldo invialo a SUZUKA Concordia è solo il nome di una piazza parigina dove s'è decisa una parte importante del percorso ferrarista nel mondiale. Tutto il resto, compreso l'epilogo giapponese, è stato invece l'ode al litigio, l'esposizione di una rivalità che ha diviso i due delle Rosse da quelli della McLaren e che ha messo i protagonisti l'uno contro l'altro all'interno di ciascuna scuderia, in un gioco in cui tutti si sono scambiati il ruolo del buono e del cattivo. Una sfida western a parole e, tra Hakkinen e Coulthard, pure nei fatti. L'ultima revolverata l'ha esplosa ieri Schumacher. «Mi chiedete perché Irvine ha ottenuto un tempo lontano dal mio? - ha detto in conferenza stampa, dopo le prove -. Qui lo scorso anno gli diedi quasi due secondi al giro: quindi non so se subisca la pressione del Mondiale o se questi siano proprio i suoi limiti». Come a dire: scusatemi se non ho la possibilità di guidare contemporaneamente le due Ferrari, sicuramente su una pista così difficile andremmo meglio. E poiché ogni pistola ha più di un colpo, il tedesco ha insistito: «Se c'è qualcosa che funziona va a lui, io ho la seconda scelta ma il modo più facile perché Eddie vinca il Mondiale è che io arrivi primo e tolga i punti ad Hakkinen». Insomma, ragazzo fatti in là e lascia lavorare quelli bravi. Con questa botta di fiducia infettagli dal suo stesso partner, Eddie Irvine si è preparato al giorno più lungo. L'ultimo da ferrarista. Se è vero che Schumacher premeva con la Ferrari dalla scorsa primavera per avere un nuovo compagno, si capisce anche la dichiarazione che ha fatto nei giorni scorsi ai soliti giornali tedeschi: «Più di Irvine meriterebbero il titolo Frentzen o mio fratello Ralf». Eddie ha abbozzato. Un Mondiale vale bene una messa, quella che farà recitare a espiazione di tutte le maledizioni che in cuor suo ha scagliato contro Schumacher. Mordendosi il labbro l'ha invece definito «il mio salvatore. E non mi offendo se si è espresso cosi: imo è suo parente, l'altro è tedesco come lui». Ai tempi belli gli sarebbe senz'altro sfuggita qualche malignità sui passati rapporti tra Schumi e Frentzen, ma ci sono giorni in cui conviene porgere cristianamente l'altra guancia. A Irvine succede spesso. Anche adesso molti lo fanno passare per uno stupido di successo, un pilota normale che si è trovato involontariamente in un molo più grande di lui. Invidia? Forse. Eddie è bello, simpatico, ci sa fare con le donne, ha il fiuto degli affari e si vanta di aver moltiplicato in Borsa i guadagni già cospicui della Formula 1. Si gode la vita, senza le fachiresche e ossessive rinunce di Schumi il Perfezionista. Irvine possiede l'aereo personale e uno yacht, sul quale imbarca compagnie spigliate; ha scelto di vivere nella Milano della moda e non in uria sonnolenta villa svizzera come Schumacher, del quale non si conoscono vizi oltre alla smodata passione per la pasta. Insomma, se c'è uno con cui può diventare piacevole andare in vacanza questo è Irvine, «uno che incontrerò volentieri all'Inferno, dove ci si diverte più che in Paradiso», direbbe un altro famoso irlandese, Oscar Wilde. Ma quando si toccano i tasti professionali neppure la lotta per il titolo mondiale ha fatto crescere Crazy Eddie nella considerazione del gran Circo: si, ce l'ha messa tutta ma Schumacher, sostengono gli avversari, è un'altra cosa, è lui il vincitore morale di un campiona- to bizzoso come i cieli di marzo. «Lo sapevo che quando mi ha alle spalle perde la testa», disse Hakkinen dell'irlandese, che con un'uscita di strada gli diede via libera. Un giudizio pesante. Forse il solo che capisce Eddie è Coulthard, solidarietà tra numeri due: a Suzuka si sono fatti ritrarre abbracciati, sebbene non siano mancati nel passato bisticci fulminanti e scorrettezze. Coulthard, scozzese con la mania del golf, ha sempre patito la subordinazione a Hakkinen più di quanto non l'abbia mal digerita Irvine con Schumacher. In fondo erano partiti alla pari nella McLaren. «E io mi gioco tutte le carte fino in fondo», ha ripetuto Coulthard finché non ha capito quanto la sua sfida potesse costargli il posto. Persino una scuderia tollerante verso i dualismi, com'è quella di Ron Dennis, non può permettere che i galli si becchino fino a farsi male. Dunque, se Irvine l'anno prossimo ha scelto di cambiare aria, alla Jaguar, Coulthard sarà ancora il compagno un po' riottoso di Hakkinen, sebbene corrano voci di un clamoroso divorzio a poche settimane dal rinnovo del contratto. Se Irvine e Schumi hanno litigato a parole, ma sono stati leali nei fatti come si è visto a Sepang, alla McLaren in questa stagione sono volati i coltelli. A Zoltweg, il 13 luglio, fu proprio lo scozzese a speronare Hakkinen mettendolo fuorigioco. Ma l'episodio più esemplare è accaduto a Spa, in Belgio. «Meglio che non dica cosa penso di lui», sibilò a fine gara il finlandese: Coulthard, infischiandosene del Mondiale, era andato a vincere sottraendo a Mika punti preziosissimi. L'irlandese, eroe a sorpresa, deve tutto al «maestro»: ma è brillante e più simpatico, un divo del jet-set Hakkinen-Coulthard hanno vissuto una stagione intera facendosi dispetti e lo scozzese spesso è stato un «nemico» Da Rubens tanti complimenti a Irvine: «Ha saputo sfruttare la grande occasione e spero che possa capitare anche a me Ma Michael numero uno non si discute»

Luoghi citati: Belgio, Zoltweg