«Perché mi sona innamorato» di Pierangelo Sapegno
«Perché mi sona innamorato» IL GRANDE DITTATORE E IL MECCANICO DELL'ULTIMO MONDIALE «Perché mi sona innamorato» Todt l'antipatico, catturato dai tifosi retroscena Pierangelo Sapegno invialo a SUZUKA GRAZIE comunque, per un anno un po' così, fra le sfortune e gli errori, con queste facce che hanno perso il sonno, con questa gente che non ci aveva mai creduto tanto, dalla grande paura di Silverstone alla rimonta di Irvine. Grazie un po' a tutti, fra le liti e i dubbi, le ruote perse c le bestemmie, nel sole e nella pioggia, il ritorno di Schumacher, le vittorie e le sconfìtte, grazie al generale e al soldato Ryan, a questa truppa di matti e di innamorati, di meccanici e di piloti, che sono arrivati come in un film davanti all'ultimo ponte. Mai come quest'anno, la Ferrari è stata così vicino alla cima del mondo, con le sue folle di tifosi e il suo manipolo di tute rosse, mai come quest'anno ha fatto sognare anche noi e ha convinto i suoi nemici. L'unico che aveva già assaporato questo successo si chiama Walter Caroli, meccanico motorista, 50 anni, da Modena, una vita qui dentro in mezzo ai bolidi, lui che c'era a Monza vent'anni fa, quando spararono lo champagne sulla tuta rossa di Jody Scheckter mentre Gilles Villeneuve gli metteva un braccio sulla spalla: «La prossima volta tocca a me». La prossima volta è venuta troppe volte ed è toccato sempre agli altri. Per lui, per questi anni pieni di niente, per la storia della rossa, e non solo per tutto questo, qualcuno ieri aveva detto a Irvine, come al soldato Ryan: «Deserve it». Meritatelo. Grazie comunque. Jean Todt l'altro giorno diceva che ormai non era più per sé, non era per l'ambizione, non era per l'orgoglio, che voleva vincere: «La vede questa gente, la guardi, come ci crede, come lo sogna. Vorrei che si vincesse per loro, tutti vorremmo vincere per loro, anche Irvine, anche Schumacher. Lavoriamo duro da anni per questo risultato. Noi non produciamo altro, il nostro obiettivo è vincere e basta. Questa è l'unica misura del nostro lavoro. Però, ci sono delle volte che il risultato finale di un prodotto acquista anche un altro valore. Se non ce la facciamo riproveremo per lo stesso motivo di adesso, di questi giorni. A dirlo sembra semplice: vogliamo vincere per la Ferrari. Invece, dentro queste parole, c'è molto di più, c'è della gente, ci sono delle storie, c'è della vita». Quella del meccanico motorista Walter Caroli è passata qui in mezzo, a veder gli altri che se ne andavano per la fatica e per la vecchiaia, perché non è sempre così bello girar nel mondo tra la benzina e i motori, questo odore di gomme bruciate sull'asfalto, questo correr dietro al sogno della velocità arrivandoci sempre dietro gli altri. Se il prodotto è vincere, sono duri questi anni. Caroli dice che Attila Peterlini e gli altri colleghi glielo ripetono ogni due minuti: «Ah, beato te che almeno una volta l'hai visto com'è quando si vince tutto». Se gliol'avessero detto allora, lui non ci avrebbe creduto. Invece sono passati tempi brutti dai quali sono riemersi da poco. Ora, per due anni l'hanno visto sfilare via, e questa volta, in ogni caso, comunque sia andata, ci sono stati ancora più vicini. Grazie. Alla fine di una corsa ci si ferma sempre a prendere fiato. Anche se è andata male, anche se è andata bene. A guardare indietro, c'è voluto fortuna per battere la sfortuna, ma in mezzo alla tempesta c'è voluto una cosa sola per arrivare comunque fino a qua, una cosa che hanno i grandi: la squadra. Il generale avrà anche sbagliato, ma la sua squadra l'ha fatta e l'ha avuta. Jean Todt ieri, chiacchierando, chiedeva scusa per la sua antipatia, confessava che quand'era in Francia era persino peggio: «Sono troppo rigido, lo so». Cercava di spiegare che in mezzo a tutti questi difetti, gli era capitata una cosa nonostante tutto: «Mi sono innamorato. Non è così facile il mio posto. Ci sono attacchi, polemiche anche dure, hai i fucili sempre puntati, c'è una grande pressione. Però, questa è la Ferrari. O la prendi c la butti. Io l'ho presa». Diceva che in Italia era cambiato, che aveva imparato a essere più flessibile, a cercare di capire gli altri e le loro ragioni. E' diventato come tanti italiani tifoso juventino, anche per via di tutti quei francesi che ci giocano: «Pure Zidane se la passa male, vero?». Va be', c'è di peggio». Diceva che nella vita tutte le cose belle bisogna sudarle. Che questo l'aveva sempre saputo, che sarà ancora così, anche la prossima volta. «Deserve it». gsngcrtspg Da Jean Todt. responsabile della gestione sportiva Ferrari, gli ultimi consigli a Eddie Irvine Tra i due, in passato, c'è stata anche qualche scintilla perché il francese non ha mai nascosto la simpatia per Michael Schumacher
Luoghi citati: Francia, Italia, Modena, Monza, Silverstone
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