«Puntare su turismo e editoria elettronica» di Roberto Ippolito

«Puntare su turismo e editoria elettronica» Umberto Agnelli all'ltaly-Japan Business Group «Puntare su turismo e editoria elettronica» Presentata Vagenzia Sviluppo Italia favorirà gli investimenti tra i due Paesi Roberto Ippolito Inviato Tokio Un lungo viale all'ombra di favolosi grattacieli nella zona di Akasaka. E uno accanto all'altro tanti lussosi negozi: Armani, Fendi, Versace, Genny, tutti i grandi marchi della moda italiana. A Tokio, nonostante le difficoltà dell'economia giapponese e con lo yen alle stelle, l'abbigliamento e gli accessori made in Italy attirano in media ogni anno acquisti per 36 mila lire da parte di ogni giapponese, neonati e anziani compresi. Dall'altra parte della strada, nella torre dell'Akasaka Prince Hotel, si svolge l'annuale incontro fra imprenditori italiani e giapponesi riuniti in un organismo, l'Italy Japan Business Group nato per favorire i rapporti economici fra i due paesi. Si guardano le cifre. Si osserva che gli scambi commerciali sono buoni (anche se ovviamente possono crescere): nei primi otto mesi dell'anno, le esportazioni italiane in Giappone sono state pari a 6681 miliardi, quelle giapponesi verso l'Italia hanno raggiunto quota 6511. L'Italia, anche se registra un calo del 16,2% nelle vendite dei suoi prodotti, è l'unico fra i maggiori Paesi occidentali con un saldo commerciale attivo. Ma non basta, perciò si studia come fare di più. «Tra le imprese giapponesi e italiane possono nascere opportunità di collaborazione e mi sembra ci sia ora un certo tipo di interesse» osserva Umberto Agnelli, co-presidente del Business Group. Del resto questo organismo, negli ultimi anni, ha «già contribuito a superare le incomprensioni che limitavano il dialogo» come ricorda Agnelli. E ogni riunione rappresenta un passo avanti: «I due paesi poco per volta si avvicinano l'uno all'altro» spiega Yoshitoki Chino, l'altro co-presidente. Questa volta l'attenzione è concentrata sulle piccole imprese che possono compiere «un salto di qualità», come nota Agnelli, sulla strada dell'internazionalizzazione. Per il Business Gropu è un obiettivo fondamentale sti¬ molare la collaborazione fra tutte le imprese, al di là delle dimensioni, allargando l'azione dalla sfera commerciale. Si cerca di accrescere gli investimenti diretti nei due paesi. Stabilimenti italiani in Giappone o giapponesi in Italia sono oggi quasi una rarità. Yoshihiko Saeki, vicepresidente della Jetro (l'organizzazione per il commercio estero), fa presente che «l'Italia occupa un posto basso per gli investimenti diretti realizzati dal Giappone ed è molto indietro rispetto & quelli che si sono concretizzati in Gran Bretagna, Francia, Germania e Olanda». E parallelamente gli investimenti italiani in Giappone sono inolio scarsi, benché Tokio abbia attirato nel 1998 nei confronti del '97 il doppio di investimenti stranieri. Lo yen forte e i costi proibitivi dei nuovi insediamenti frenano le imprese. «Ma il confronto che si è sviluppato nel Business Group ci permette di dire che esistono molte occasioni per estendere le rispettive presenze in tanti settori», afferma Agnelli ed indica per primi il turismo e l'editoria elettronica. All'incontro dell'Akasaka Prince Hotel ha debuttato la nuova agenzia pub Mica Sviluppo Italia: «Ha offerto di cooperare per agevolare gli investimenti in Italia» sottolinea Agnelli. E «Italia in Giappone 2001 », una catena di manifestazioni sulla cultura, la tecnica, l'economia e lo stile di vita, è stata presentata dal segretario del comitato organizzatore Umberto Donati: un modo per accorciare le distanze fra i due paesi.